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8 novembre 2017

Arcivescovo di Bassora: contro povertà e analfabetismo, una scuola cristiana aperta a tutti

By Asia News

La missione della Chiesa è “annunciare il regno di Dio” rafforzando i valori umani e la morale “attraverso l’educazione delle nuove generazioni”, in special modo “in un’area come la nostra dove vi è un’alta percentuale di povertà e analfabetismo”.
È quanto racconta ad AsiaNews mons. Alnaufali Habib Jajou, arcivescovo caldeo di Bassora, nel sud dell’Iraq, dove nei giorni scorsi il ministero dell’Istruzione ha concesso il nulla osta per la costruzione di una scuola elementare cristiana. Un evento eccezionale, visto che è il primo istituto educativo cristiano della provincia che ottiene il via libera dagli anni ’70. I lavori preparatori per il rilascio dei permessi sono durati un anno e mezzo e l’apertura è prevista per settembre del 2018. 
La scuola sorgerà nel complesso della parrocchia di Nostra Signora dell’Annunciazione, a Tuwaisah; al suo interno lavoreranno a tempo pieno sei insegnanti e adotterà i curricula previsti dal ministero irakeno dell’Istruzione. In programma anche la possibilità di apprendere una terza lingua oltre all’arabo e all’inglese, fra cui il caldeo. Come tiene a sottolineare mons. Habib, essa è stata realizzata “grazie al sostegno della Fraternità in Iraq (Parigi)”, mentre gli insegnanti “provengono da tre diversi gruppi: cristiano (di varie denominazioni), musulmani e mandei”. 
“Il nostro istituto - prosegue il prelato - sarà aperto a tutti i gruppi, anche se vi saranno in maggioranza musulmani. Crediamo nella cultura della diversità. Qui i cristiani risalgono al secondo secolo, ancor prima dei mandei, ma negli ultimi decenni hanno abbandonato in massa il sud e hanno scelto, per molti motivi, di migrare. Per questo abbiamo deciso di mettere in campo tutti gli sforzi per aiutare la comunità [cristiana locale]”. 
A causa della situazione “critica” che si è venuta a creare all’indomani dell’invasione statunitense nel 2003, una delle molte sfide sono “le violazioni alla dignità dei bambini”, racconta il vescovo. A partire dal 18mo secolo i cristiani di Bassora hanno aperto nove scuole fra elementari e medie, ma dal 1974 gli istituti sono stati nazionalizzati. “Oggi - prosegue - abbiamo deciso di aprire le porte della speranza, creare occupazione per gli adulti e migliorare i rapporti con le famiglie musulmane”. 
Alla nascitura scuola elementare si aggiungono altre sei strutture già presenti e gestite dalle suore domenicane, dalla Chiesa caldea ed evangelica: si tratta di tre asili nido e tre scuole materne. 
Un tempo i cristiani di Bassora erano una componente significativa della città, molti dei quali esponenti della classe mercantile. Tuttavia, negli ultimi anni la comunità è diminuita in modo drastico come nel resto del Paese, anche se nel sud dell’Iraq non ha subito le stesse persecuzioni vissute a Mosul, a Baghdad, Kirkuk o nella piana di Ninive. A Bassora si è però registrata la prima vittima della norma contro la vendita, l’importazione e la produzione di alcol, votata poco più di un anno fa dal Parlamento. A fine ottobre 2016 un gruppo di uomini armati ha ucciso il commerciante siro-cattolico Nazar Elias Jaji Al Kas Putrus, proprietario di un negozio di alcolici. “Dal 2003 - ricorda  il prelato - almeno 50 fedeli della nostra diocesi sono stati uccisi da estremisti islamici perché lavoravano per le Forze della coalizione (americani, britannici o altri eserciti) o perché vendevano alcol”. Mons. Habib è il solo vescovo su un territorio vastissimo, per questo “incoraggiare la mia gente ad affrontare le sfide è una delle priorità, oltre che essere una sorta di ambasciatore cristiano per i musulmani”. 
Secondo stime recenti oggi è rimasto solo poco più del 10% della popolazione originaria, poche centinaia a fronte delle 3mila famiglie cristiane un tempo presenti nella zona. Nel settembre 2015 la comunità locale ha celebrato l’inaugurazione del primo museo cristiano del sud dell’Iraq; al suo interno sono conservati oltre 200 manufatti di carattere religioso, documenti, arredi liturgici, fotografie, vestiti e mobili, alcuni dei quali risalenti al XVII secolo. “Lo abbiamo aperto - sottolinea il prelato - per proteggere e curare il patrimonio storico, usato negli ultimi tre secoli nelle chiese di Bassora”. Le nostre priorità, conclude, “sono la cura pastorale, l’educazione, il sostegno ai poveri e aiutare le nuove generazioni a trovare un impiego”.