Pagine

6 ottobre 2017

Discorso di S.B. Louis Raphael I Sako all'udienza con il Santo Padre


Santità,
Sono lieto di essere qui, con i miei fratelli vescovi della Chiesa caldea riunita in Sinodo a Roma, per porgerLe il nostro saluto e dirLe ancora una volta Grazie per la Sua paterna e amorevole vicinanza nella difficile situazione che il nostro popolo, da anni, continua a vivere in Iraq e in Siria con una prospettiva ancora incerta.
Apriamo il nostro Sinodo con l’incontro con Sua Santità e chiediamo la Sua preghiera e benedizione affinché questi giorni di studio ci aiutino a essere pastori sempre presenti, pronti ad incoraggiare il dialogo, la concordia e l’unità e a rinvigorire la fede e la speranza dei nostri fedeli in Cristo, come quella avuta dai nostri padri.
Con le altre Chiese, ci stiamo adoperando per la ricostruzione dei villaggi nella piana di Ninive appena liberati, così da facilitare e garantire il ritorno dei nostri fedeli alle loro case e alle loro radici. Quella stessa Ninive -che al tempo del Profeta Giona fu preservata per la conversione dei suoi abitanti-, è stata oggi distrutta!

Santità,
La nostra presenza in quella regione è di fondamentale importanza per la testimonianza dei principi evangelici di cui dobbiamo essere portatori ma anche e soprattutto per aiutare i nostri fratelli a rinsaldare i vincoli del loro vivere insieme come un solo popolo, capace di costruire la pace, garantire la sicurezza e il pieno rispetto della dignità di ognuno.
Ho partecipato nei giorni scorsi all’incontro per il cosiddetto piano “Marshall” per l’Iraq, cercando di capirne tutte le sue sfumature a livello sociale, culturale e politico, l’importanza degli obbiettivi da raggiungere e la certezza di quanto sia fondamentale ricostruire “l’uomo” prima di ricostruire la “pietra” simbolo delle città e del vissuto umano. Senza questa priorità siamo certi che anche se tutto verrà ricostruito, tutto potrà di nuovo essere distrutto.
Perciò è necessario cambiare la mentalità e la cultura della vendetta, dell’uso della violenza e del farsi giustizia da sè. Tutto ciò richiede a noi, come Chiesa e come pastori, unitamente alle autorità musulmane, un grandissimo impegno per educare alla pace, alla vita ed al rispetto reciproco.
Santità, in questi giorni siamo molto preoccupati anche per l’aumento della tensione creatasi per il referendum tra il Kurdistan e il Governo di Baghdad e viviamo attimo per attimo nella speranza che tutto si risolva con il dialogo, il rispetto dei diritti di tutti, e non con la guerra.
Per tutto ciò, affidiamo il nostro Paese e il nostro amato popolo iracheno alla continua preghiera della Santità Vostra e chiediamo ancora una volta la Sua vicinanza di Padre perché questi figli Suoi possano veramente vedere realizzato il futuro a loro promesso: un futuro da vivere all’insegna della pace e della serenità.

Beatissimo Padre, desidero infine porgerLe i saluti e i ringraziamenti accompagnati dalla preghiera continua per Lei da tutti i figli della Chiesa Caldea: clero, religiosi, religiose e fedeli tutti.

GRAZIE, Beatissimo Padre!