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13 luglio 2017

A due a due nei campi profughi improvvisati

By L'Osservatore Romano
Domitia Caramazza
12 luglio 2017

Notte tra il 6 e il 7 agosto 2014, Iraq: esodo di centoventimila cristiani dalla Piana di Ninive per trovare rifugio nel Kurdistan iracheno, in seguito all’avanzata delle milizie dell’Is.
Suor Sabria Momika, irachena, è una di loro. Insieme alla sua comunità, la congregazione delle suore domenicane di Santa Caterina da Siena nata nel 1887 a Mosul, è costretta a fuggire da Qaraqosh.
«Era mezzanotte: abbiamo visto un fiume di gente in fuga dai propri paesi. Nelle macchine, in bicicletta, a piedi; bambini, anziani, persone con disabilità. Nella notte buia e nel caldo di agosto. Quasi dieci ore per arrivare nel Kurdistan iracheno». La testimonianza di suor Sabria Momika, appena proposta da «Seguendo le orme del Nazareno» — serie della Fondazione euk Mamie-hm, televisione impegnata a dar voce ai cristiani perseguitati a causa della fede — è quanto mai attuale, in concomitanza con il summit della coalizione globale anti-Is in corso a Washington. L’Is è stato sconfitto militarmente, ma la sua ideologia è ancora diffusa.
«È impossibile descrivere quanto è accaduto in quei giorni. Intere famiglie hanno perso tutto. Sono scappate senza neanche prendere i documenti». Tutta la lunga e toccante intervista a suor Sabria è fatta di spalle: la religiosa nasconde il volto per motivi di sicurezza. Eppure a fine visione, il velo nero animato dalle sue parole è talmente vivo che sembra di vederne gli occhi coraggiosi e lucidi.
Cimiteri profanati, altari frantumati, chiese incendiate, cappelle trasformate in garage o poligoni di tiro. Villaggi di antica tradizione rasi al suolo dai terroristi islamici. Bartella, Karemless, Qaraqosh, Batnaya, Teskoff sono diventati luoghi di martirio dei nostri giorni. 
«La gente piangeva: dove sei Dio?». La voce di suor Sabria si rompe per la commozione. «Io chiedo a coloro che ascoltano queste parole di essere fedeli alla loro cristianità e solidali con chi soffre».
Secondo un censimento del 1987, in Iraq i cristiani erano circa un milione 264 mila; oggi, sono poco meno di cinquecentomila. In particolare, a Mosul e nella piana, prima dell’ascesa dell’Is, erano circa centotrentamila i fedeli; oggi sono meno di novantamila. È atroce, disumana e inspiegabile la persecuzione dei cristiani vittime del fanatismo e dell’intolleranza.