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22 giugno 2017

Papa Francesco: alla Roaco (Chiese orientali), “accogliere i cristiani che soffrono”. No “alla tentazione dello status sociale” tra i preti

By SIR

Le Chiese orientali “in Siria, Iraq ed Egitto vedono i loro figli soffrire a causa del perdurare della guerra e le insensate violenze perpetrate dal terrorismo fondamentalista”, una esperienza di “turbamento e sofferenza”, ma al tempo stesso “fonte di salvezza”: sono le parole che Papa Francesco ha riservato ai partecipanti all’Assemblea della “Riunione delle opere per l’aiuto alle Chiese orientali” (Roaco), ricevendoli oggi in udienza in occasione della 90ma sessione plenaria. La Roaco è attiva dal 1968 per sostenere le attività pastorali, educative ed assistenziali e i bisogni delle Chiese, orientali e latina. Il Papa ha esortato anche le comunità ad accogliere “nei luoghi dove giungono” i cristiani orientali “costretti ad emigrare”: “non importa se cattolici, ortodossi e protestanti”. “Possano continuare a vivere secondo la tradizione ecclesiale loro propria”, ha detto.
L’assemblea di questi giorni è stata dedicata alla formazione dei seminaristi e dei sacerdoti: “Siamo consapevoli infatti della scelta di radicalità espressa da molti di loro e dalla eroicità della testimonianza di dedizione a fianco delle loro comunità spesso molto provate – ha affermato il Papa -. Ma siamo pure coscienti delle tentazioni che si possono incontrare, come la ricerca di uno status sociale riconosciuto al consacrato in alcune aree geografiche, o un modo di esercitare il ruolo di guida secondo criteri di affermazione umana o secondo schemi della cultura e dell’ambiente”. Perciò ha invitato la Congregazione per le Chiese orientali e le agenzie a continuare a “sostenere i progetti e le iniziative che edificano in modo autentico l’essere Chiesa”, alimentando “lo stile di prossimità evangelica” nei vescovi, nei seminaristi e nei sacerdoti. “Le Chiese orientali – ha sottolineato Papa Francesco – custodiscono tante venerate memorie, chiese, monasteri, luoghi di santi e sante: essi vanno custoditi e conservati, anche grazie al vostro aiuto, favorendo così il pellegrinaggio alle radici della fede. Ma quando non è possibile riparare o mantenere le strutture, dobbiamo continuare ad essere tempio vivo del Signore”.