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5 maggio 2017

L'abbraccio del Papa ai cristiani d'Oriente colpiti dalla violenza


Custodire la memoria e coltivare la speranza: sono le due esortazioni che il Papa lascia alla comunità del Pontificio Collegio Pio Romeno di Roma, ricevuta in udienza oggi nella Sala del Concistoro in Vaticano. Nell'occasione, Francesco ha salutato con affetto i cristiani d'Oriente. Il servizio di Sergio Centofanti:
Un incontro gioioso per festeggiare l’80° anniversario della fondazione della sede del Pontificio Collegio, chiamato a formare i futuri sacerdoti della Chiesa greco-cattolica romena. Ma davanti al Papa ci sono anche copti dall'Egitto, siro-cattolici e caldei da Iraq e Siria, melkiti e maroniti dal Libano e dalla Palestina. Possono studiare a Roma grazie al sostegno della Santa Sede. Alcuni di essi sono studenti del Pontificio Collegio Sant’Efrem di Roma, accolti da questa comunità e che ospita sacerdoti studenti di lingua araba provenienti dalle Chiese Orientali Cattoliche. Francesco così si rivolge a loro:
“Incontrandovi, penso alla situazione nella quale si trovano tanti fedeli delle vostre terre, tante famiglie che sono obbligate ad abbandonare la propria casa di fronte all’abbattersi di ondate di violenza e di sofferenza. Questi nostri fratelli e sorelle desidero abbracciare in modo speciale, insieme ai loro Patriarchi e Vescovi”. 
Il Papa augura due cose: innanzitutto, custodire la memoria:
“Il vostro Collegio è sorto in un periodo di sviluppo per le Comunità cattoliche orientali; in seguito ha risentito delle tragiche vicende legate alla persecuzione ateista; per poi assistere a una bella rinascita e aprirsi negli ultimi anni a nuove sfide. Questa storia, fatta di grandi testimoni della fede e di momenti di prova, di inverni rigidi e di primavere fiorenti, vi appartiene”.
È bene custodire questa storia – afferma il Papa – “non per rimanere ancorati al passato, ma per vivere le vicende che ogni epoca presenta con il sostegno di una memoria evangelica viva, che abbraccia una storia più grande di noi e rimane sempre aperta all’azione dello Spirito”. Francesco invita “a vincere una tentazione pericolosa”, quella di “adagiarsi nella mediocrità, di accontentarsi di una vita normale, dove tutto va avanti senza slancio e senza ardore, e dove prima o poi si finisce per diventare custodi gelosi del proprio tempo, delle proprie sicurezze, del proprio benessere”. Ma per questo è necessario attingere all’esempio dei grandi testimoni nella fede di questa Chiesa. "Se non si custodisce la memoria - sottolinea - finiremo nella mediocrità del clericalismo".
Il secondo augurio è quello di coltivare la speranza:
“C’è tanto bisogno di alimentare la speranza cristiana, quella speranza che dona uno sguardo nuovo, capace di scoprire e vedere il bene, anche quando è oscurato dal male: «Se la speranza ravviva i nostri occhi, vedremo ciò che è nascosto», ha scritto sant’Efrem (Carmen Nisib., 70)”.
Infine, Francesco esorta a “ricercare e promuovere, con cuore purificato, il cammino della concordia e dell’unità tra tutti i Cristiani”.