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19 settembre 2016

Assisi: Thirst for Peace. Intervento di Rebwar Audish Basa



 "OH, SIGNORE, FA DI ME UNO STRUMENTO DELLA TUA PACE" 
S. Francesco d’Assisi

Introduzione: Cari fratelli e sorelle in umanità: in questo modesto intervento vorrei concentrami sul tema dell’essere umano, sui suoi diritti e la sua libertà; questa è la prima tappa indispensabile per qualsiasi altro valore, principio, virtù, ecc.

Esperienza personale: Da quando sono nato - e fino ad oggi - la mia patria è in stato di guerra. A causa di una serie di guerre l’Iraq è completamente distrutto, con migliaia di vittime. Uomini e donne come noi, senza nessuna colpa, sono uccisi, feriti, carcerati, rapititi, decapitati, bruciati o sepolti vivi, fatti a prezzi da attentati e kamikaze, ragazze violentate, carcerati abusati.
Essendo iracheno, anch’io, accanto alla situazione generale e gli eventi terribili che ho visto e ho vissuto, ho perso tante persone care che sono state uccise nelle diverse guerre, attentati o attacchi. Ho perso parenti, amici, professori, sacerdoti che sono stati miei maestri, sacerdoti-colleghi con cui ho studiato. 
Tutti gli iracheni soffrono
Mi vien da piangere nel vedere: 
  • Il mio paese diviso e in stato di guerra, dove tutti sono contro tutti; ogni giorno si aggiungono nuove vittime a causa dell'odio e dell'egoismo;
  • Bambini vittime di guerre assurde e a volte vittime di un addestramento che vuol farli diventare terroristi e kamikaze;
  • La chiesa irachena perseguitata e che è a rischio di scomparire, i cui figli sono vittime di un vero e proprio genocidio;
  • La minoranza yazida perseguitata: circa cinquemila donne yazide rapite, prese come schiave e vendute nei mercati; mentre molti dei loro fratelli, padri o mariti sono stati uccisi, alcuni di loro sepolti vivi; le loro terre occupate e i loro fedeli resi profughi. Anche loro subiscono un vero genocidio;
  • Gli ebrei iracheni cacciati dal loro paese, le loro sinagoghe antichissime dimenticate e abbandonate;
  • I curdi ancora soffrire; loro che hanno subito tanta discriminazione e sono stati attaccati persino con le armi chimiche; oggi i loro giovani coraggiosi combattono l’ISIS e sacrificano la loro vita per la patria;
  • I sunniti arabi, vittime della discriminazione, molti di loro imprigionati dall’ISIS nelle loro zone, sfollati a causa della guerra e del terrorismo o uccisi per vendetta; 
  • Gli sciiti, anche loro vittime di discriminazione; tanti dei loro giovani uccisi e sepolti nelle fosse comuni; l’ultima è quella del massacro di Speicher, in cui sono stati sepolti mille giovani, uccisi dall’ISIS; oltre a molti cittadini sciiti vittime degli attentati quotidiani.
Mi fa a piangere vedere i miei fratelli in umanità e in patria divisi, ma anche uniti nell’essere vittime dei conflitti: sunniti, sciiti, curdi, arabi, cristiani, musulmani, mandei, yazidi, turcomanni, shabak, caldei, assiri, siriaci, armeni, ecc.
Si dice che in guerra nessuno vince. Nel caso delle guerre in Iraq, non solo nessuno ha vinto o vincerà, ma, soprattutto, tutti sono vittime dell’odio, discriminazione, attentati, violenza cieca, povertà, corruzione, ecc. 
La responsabilità delle religioni: Davanti ad una situazione così drammatica del nostro amato Iraq, le religioni hanno una grande responsabilità. Sappiamo che le religioni sono un bene per l’umanità. Perciò, ci dovrebbe essere accordo fra di loro, ci dovrebbe essere collaborazione e competizione nel servire l’essere umano, garantendo le sue prime necessità, la sua crescita, maturità, benessere, spiritualità, e, soprattutto, garantendo una vera pace fra tutti e per tutti. Anche il dialogo inter-religioso, dovrebbe innanzitutto iniziare dal tema dell’uomo, dai suoi diritti fondamentali e dalla sua libertà. Infatti, senza la libertà religiosa garantita a tutti, il dialogo inter-religioso, a mio parere, non ha senso.
Alla ricerca della verità: Tante volte, i motivi di disprezzo dell’altro partono dal presupposto che uno possieda tutta la verità; così si accusano gli altri e si pensa a loro come fossero uomini persi per sempre. Mentre, sappiamo bene che solo Dio è la verità, e noi non siamo altro che sue povere creature. Perciò, se noi possedessimo tutta la verità, ciò significherebbe che possederemmo Dio e che terremo Dio sotto il nostro proprio controllo! Ma, se così fosse, Dio non sarebbe più Dio, perché sarebbe posseduto da ciò che lui stesso ha creato! Questo è, ovviamente, impossibile! Dio è più grande di noi. É vero che Dio si rivela. Però, questa sua rivelazione è condizionata dai nostri limiti, lingue, povere parole, culture, contesti storici e sociologici, ecc. Per questo è necessario fare uno studio scientifico ed esegetico dei testi sacri, partenendo dal fatto che non si può imprigionare Dio in un versetto, in un libro sacro o in tutti i libri sacri. Perciò, lo studio scientifico dei testi sacri ci aiuta a cogliere meglio il loro vero messaggio per farci crescere nella fede in Dio nostro creatore, e ci aiuta ad amare i nostri fratelli in umanità. 
Nessuno è perfetto: perciò, accanto alla libertà, c’è bisogno di umiltà per cercare la verità; serve l’unità fra tutti per avere una visione più completa. La verità deve essere al servizio dell’umanità e di tutte le creature, altrimenti rimane sterile.
Comunque, più si cerca la verità, più si scoprono i propri limiti e difetti. E, riconoscendo i propri difetti e limiti, l’altro, che è diverso da me, diventa una ricchezza e una delle fonti della verità. Di conseguenza, l’altro diverso da me va considerato un aiuto e non una una minaccia, un amico e non un nemico. 
Infatti, l’esistenza delle diverse religioni necessità di una sincera collaborazione fra esse; ma necessita anche di un’onesta competizione al servizio dell’umanità. Cosicché l’uomo - ogni uomo - con tutta la sua libertà e consapevolezza, vedendo le opere buone e non solo le dottrine o le belle prediche, potrà liberamente scegliere la religione che più lo convince. Questo scegliere la propria religione non dovrebbe offendere nessuno, perché le religioni sono al servizio dell’essere umano e ne rispettano la libertà e i diritti, che sono il dono più bello ricevuto da Dio.
I nostri difetti: Tolstoj diceva: "Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare sé stesso". E vero, accusiamo sempre gli altri, indicandoli come causa principale della distruzione dell’Iraq. Sono d’accordo anch’io che ci siano delle responsabilità, ma fino ad un certo punto: bisogna confessare anche i nostri peccati e i nostri difetti, altrimenti non ci miglioreremo mai. Chi siamo noi per giudicare, condannare o addirittura uccidere gli altri? Nessuno di noi è senza colpa, nessuno di noi vive la sua fede perfettamente, osservando tutti i comandamenti e tutte le leggi. Perciò, prima di giudicare gli altri, dobbiamo giudicare noi stessi, prima di dichiarare guerra santa o Jihad contro gli altri, dobbiamo farla contro i nostri pensieri cattivi e dentro i nostri cuori. Se vogliamo creare pace nel mondo, dobbiamo partire da noi stessi, dobbiamo prima chiedere il dono della pace nei nostri cuori.
Le religioni e le istituzioni governative: Le religioni e i loro rappresentanti dovrebbero essere i difensori dell’uomo, dei sui diritti, della sua liberà e dignità. Perciò, le religioni hanno anche il ruolo di tenere sotto osservazione i governanti, affinché quest’ultimi non cadano nella corruzione. Ma, se le religioni entrano ufficialmente nella politica, non potranno non prender parte anche ai conflitti politici, economici, militari, ecc. E questo rischia di far finire anch’esse complici della corruzione che colpisce l’umanità e fa perdere la credibilità anche alle religioni. 
Ma poi, c’è anche la questione delle minoranze: quando siamo minoranza chiediamo i nostri diritti, ma quando siamo maggioranza non garantiamo e non rispettiamo i diritti delle minoranze che vivono insieme a noi. Questo non è giusto.
Ovviamente, le istituzioni governative in Iraq hanno una grande responsabilità.
In Iraq, per uscire dal ciclo della violenza cieca che colpisce tutti, e in modo particolare innocenti, deboli, poveri e minoranze, penso sia necessario cominciare con alcuni passi essenziali che tutelino i diritti umani. Fra questi passi menziono:
  • L’urgenza di liberare le zone occupate dal cancro dell’ISIS e far tornare i profughi alle loro terre, aiutandoli a ricominciare, garantendo la sicurezza per tutti e incoraggiando le iniziative che favoriscano la convivenza e aumentino la fiducia fra le diverse componenti della società irachena. 
  • Il ripulire il paese dal cancro della corruzione.
  • Il dare priorità a formare uno stato civile, che tuteli la libertà, soprattutto quella religiosa, concentrandosi sulle cose che uniscono gli iracheni, come l’umanità e la nazione.
  • Il non formare le istituzioni governative su base etnica o religiosa, ma su persone capaci di guidare il paese.
  • L’abolizione della pena di morte.
  • Lo stop all’importazione delle armi. 
  • L’utilizzo di tutte le risorse per servire l’essere umano, l’unità e la crescita della nazione; l’Iraq è nostra casa: se la perdiamo, a che cosa ci serviranno i mobili! 
  • Il rafforzamento dell’aspetto umano nella società; aiutare, anzi premiare, chi difende i diritti fondamentali e le libertà dei cittadini. 
Ho un sogno: Il mio sogno è vedere un Iraq in pace, unito, libero, stabile, sviluppato, produttivo e protettore del suo patrimonio multi-culturale, multi-religioso, e multi-etnico. 
Grazie: In conclusione, vorrei ringraziare tutti gli iracheni di buona volontà che lavorano per il bene del paese, fra cui i governanti e i rappresentanti delle diverse religioni e etnie che continuano ad aiutare le vittime dei conflitti e soprattutto le vittime dell’ISIS. E siccome la maggior parte dei profughi arabi, cristiani, yazidi, turcumanni, shabak e siriani sono stati accolti nella regione del Kurdistan Iracheno, un ringraziamento speciale va al governo e al popolo del Kurdistan iracheno per questo gesto di fraternità e solidarietà.
Non dimentichiamoci di pregare per le anime dei nostri soldati che hanno sacrificato la loro vita per l’Iraq. Preghiamo anche per coloro che sono rimasti feriti! Un saluto cordiale e un ringraziamento speciale va a chi sta ancora sul campo di battaglia, combattendo contro i nemici dell’Iraq. 
Grazie a tutti i paesi e le persone che mostrano la loro vicinanza al popolo iracheno. Grazie alla Comunità di Sant’Egidio che organizza questo incontro, e ai frati francescani che lo ospitano. Grazie a Papa Francesco per il suo amore, solidarietà, preghiere e vicinanza al popolo iracheno. 
Grazie a Dio per tutto.
Pace e bene per l’Iraq e per tutto il mondo - Amen.