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5 luglio 2016

Patriarca caldeo: I musulmani rispondano alle violenze commesse in nome della religione

 
In occasione della festa di Eid al-Fitr “ci rivolgiamo ai nostri fratelli musulmani” chiedendo loro di “alzare la voce” per “condannare i crimini commessi in nome della religione”. Una fede nella sua visione “deviata e distorta”, come è avvenuto in occasione del “massacro di Karrada, a Baghdad, all’alba di domenica 3 luglio”. È quanto scrive il patriarca caldeo Mar Louis Raphael Sako, in un messaggio alla comunità islamica irakena - e inviato per conoscenza ad AsiaNews - in occasione della fine del mese sacro di digiuno e preghiera.
Domani si conclude il periodo di Ramadan, funestato negli ultimi giorni da gravissimi episodi di sangue non solo in Iraq, ma in molte altre parti del mondo come avvenuto a Dhaka (Bangladesh), in Arabia Saudita e prima ancora in Turchia
Rivolgendo “ai nostri fratelli” i migliori auguri e le felicitazioni più sincere, scrive sua beatitudine, “vogliamo salutare con rinnovato orgoglio l’esercito irakeno e le forze Peshmerga [i combattenti curdi], la popolazione civile e i gruppi tribali” che hanno lottato contro i jihadisti. In questa occasione di festa, aggiunge, “speriamo davvero” che tutto l’Iraq “possa essere presto liberato” e tutti gli sfollati “possano fare rientro nelle loro case e nelle loro città”. 
Chiedendo alla comunità musulmana maggiore forza nel condannare ogni forma di violenza e terrorismo, Mar Sako auspica al contempo “la promozione di una ideologia moderata” che sia in grado di “accettare l’altro” e “promuovere la convivenza” in tutto il mondo. 
Infine, il patriarca caldeo rivolge l’auspicio che “si possa giungere ad una unità nazionale” e a un “rinnovato processo politico” che porti “riforme ad ampio respiro” e che si risolva una volta per tutte il dramma degli sfollati che “aspettano ancora di poter tornare nelle loro case”. Da ultimo, l’invito a rispettare i valori di “cittadinanza, uguaglianza e libertà” per garantire la continuazione del “mosaico” che costituisce “il nostro amato Paese” e la sua “diversità”.