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22 gennaio 2016

Firenze, la testimonianza di don Imad: «In Iraq i cristiani rischiano di scomparire»

 
Nei Paesi occidentali non è possibile comprendere tutto quello che sta accadendo nel mondo e in particolare in alcune aree del globo. I mass media trasmettono informazioni parziali, insufficienti o non corrispondenti alla realtà su Iraq e Siria. I cristiani iracheni e siriani vivono profondamente il Vangelo ma spesso la pratica e la professione di fede sono contrastate con efferate violenze».
Con queste parole don Imad Khoshaba Gargees nell’omelia alla Messa celebrata sabato 16 gennaio nella parrocchia della Madre della Divina Provvidenza a Firenze ha evidenziato la drammatica situazione delle comunità cristiane in Medio Oriente.
Don Imad, presbitero dell’Arcidiocesi caldea di Erbil in Iraq - laddove lo scorso anno sono giunti 120.000 cristiani, costretti a fuggire dalle violenze dell’Isis - è stato invitato a portare la sua testimonianza dal parroco don Giovanni Nitti (missionario in Albania dopo la caduta del regime comunista) grazie ad Alessandro Leoncini, rappresentante della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).
Il sacerdote iracheno ha replicato la sua testimonianza alle Messe celebrate domenica 17 cui è seguito il pranzo sociale a sostegno di ACS. Dopo la celebrazione eucaristica di sabato, nel teatro parrocchiale, si è svolto l’incontro-dibattito di approfondimento con la proiezione di un filmato.
Sono attualmente 150 milioni i credenti cristiani che nel mondo subiscono persecuzioni e gravi sofferenze. Negli ultimi 4 anni in 700.000 sono fuggiti dalla Siria. Dal 2003 il 70% dei cristiani in Iraq ha lasciato il Paese.
Secondo i dati della World Watch List 2016 di Open Doors, nel 2015 sono stati uccisi 7.100 cristiani a causa della loro fede (contro i 4.344 del 2014) e sono state attaccate 2.400 chiese (contro le 1.062 del 2014). 
«A seguito dell’ingresso dell’Isis a Mosul nel 2014 - ha evidenziato don Imad - i cristiani hanno scelto di emigrare dalla città lasciando tutto. Le alternative erano convertirsi all’Islam o essere uccisi. Se nel 2002 i cristiani in Iraq erano 1,2 milioni oggi ne restano 250.000. A causa dello Stato Islamico la comunità rischia di scomparire per sempre. Avevamo oltre 250 diocesi, alcune con un Vescovo Metropolita e due o tre vescovi ausiliari.  Oggi ne abbiamo 17, nessuna delle quali ha più di un vescovo e 15 presbiteri. Attendiamo che i capi dei maggiori Stati occidentali e le massime autorità religiose islamiche si pronuncino chiaramente e agiscano per porre fine alle persecuzioni e alle iniquità di diritto e di fatto».