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25 dicembre 2015

Natale in Iraq. Patriarca Sako: "Natale di speranza, ma governo e religiosi moderino i toni"


By Baghdadhope*

Di seguito il testo integrale della omelia pronunciata dal Patriarca Caldeo, Louis Raphael I Sako durante la messa di Natale nella chiesa della Regina del Rosario  a Baghdad.
Alla cerimonia hanno partecipato, come ha dichiarato Mar Sako a Baghdadhope, anche alcune famiglie musulmane e mandee "per mostrarci la loro solidarietà e la loro vicinanza."  Rivolgendosi al governo iracheno il Patriarca Sako ha chiesto che sia esso sia i religiosi musulmani facciano attenzione al linguaggio usato ed ai riflessi che esso può avere nella vita quotidiana e ricorrano ad un linguaggio in grado di "diffondere i valori della tolleranza, dell'accettazione dell'altro e dell'unità nazionale in grado di rassicurare tutte le diverse componenti del paese." 
Traduzione di  Baghdadhope.


Natale 2015 è un natale di Speranza

Durante le quattro settimane di Avvento che precedono il Santo Natale abbiamo meditato su personaggi biblici che hanno vissuto la Speranza attraverso la profonda preghiera personale e comunitaria che ha fatto loro superare la propria incapacità e la disperazione nella quale vivevano; con la preghiera essi hanno superato e vinto la  disperazione, come Abramo e Sara, Zaccaria ed Elisabetta e Giuseppe e Maria.
La Speranza è un tema fondamentale nella vita di ciascuno di noi perché senza essa non c’è  vita, progresso e sviluppo.
Oggi viviamo in Iraq e nella regione mediorientale in condizioni difficili, l'alta frequenza di violenze e conflitti aggrava la tragedia della povertà, dell'ingiustizia e della migrazione, così come il crescente numero di morti, delle persone e dei migranti feriti e sfollati. Per noi cristiani l'anno trascorso è stato il peggiore, perchè abbiamo vissuto l'ingiustizia  a causa  del pensiero radicale sistematico a noi contrario, e soprattutto la coercizione della legge riguardante la carta nazionale unica, i tentativi di imporre il velo alle donne cristiane, l'occupazione da parte di alcune delle milizie delle case dei cristiani e la violazione delle  tombe del cimitero  cristiano  a Kirkuk.
Noi abbiamo espresso il nostro disappunto estremo riguardo queste violazioni, ed abbiamo rifiutato gli auguri ufficiali durante le feste di Natale perché siamo tristi, pur rimanando aggrappati alla speranza di poter vivere la nostra vita come individui e come comunità, speranza per la pace sulla terra che la celebrazione del Natale ci dà.
Questo è il giorno per sperare in un domani migliore ed aprire gli occhi su una nuova alba grazie alla presenza di colui che riempie  i nostri cuori con  la gioia della vita.
Quest'anno celebriamo il Santo Natale in concomitanza dell’apertura dell’Anno Santo della Misericordia e dell’apertura della Porta Santa, che è per noi un simbolo del passaggio verso il tempo del perdono, della misericordia e della  vera riconciliazione, e che ci fa vivere la pace e la gioia grazie al dono divino della Grazia.
Tutti siamo chiamati a vivere questa grazia della misericordia così come fece nostro Signore, con fiducia ed entusiasmo, e così come la vive Papa Francesco.
Il cristiano è uomo di Speranza perché nel suo cuore nasce Cristo, e la sua Speranza è certezza e forza perché non deriva da un’illusione, da un sogno o da ottimismo personale, ma dal suo credere nella parola e nella promessa di Dio: «pace sulla terra».
Una promessa che ha portato ed orientato il nostro padre nella fede, Abramo, verso una terra ed un domani sconosciuti che sarebbero diventati  storia vissuta e realizzata. Così la stessa promessa ha guidato Mosè ed il suo popolo nel deserto, e Gesù con i suoi discepoli, che nulla avevano se non proprio la Speranza assoluta nella parola del Signore.
La stessa Speranza guida anche noi che viviamo in una situazione di perplessità e confusione, dolore e paura. La Speranza illumina il buio che c’è nella nostra vita, e rivela a noi vie e prospettive nuove e modi ed approcci nuovi che ci rendono segno di luce nel buio: lievito, luce e seme di senape, come Gesù ci ha chiesto di essere. Dobbiamo servire come Gesù, perché solo in questo modo possiamo essere vicini agli altri che saranno veramente parte della nostra vita.
La cosa più importante, in questo tempo santo di Natale, tempo giusto per passare da una situazione ad un’altra, è saper trasformare i dolori e le sofferenze che stiamo vivendo in una forza che ci spinge a cambiare dal profondo del nostro cuore e fuori di noi.
Questa Speranza ci deve far aggrappare alla vita ed a rimanere nella nostra terra, perché siamo parte viva di essa; questa Speranza ci rinfranca e fa crescere in noi la voglia di lavorare e cooperare con i nostri fratelli e concittadini che abbiano la buona volontà di farlo.
Per quanto riguarda coloro che distruggono la società irachena dividendoci, il governo e le autorità religiose musulmane devono cambiare il linguaggio a favore di toni moderati che puntino a diffondere i valori della tolleranza, del rispetto dell'altro e dell'unità nazionale, trasformandoli in atti concreti capaci di rassicurare tutti i cittadini.
Non dimentichiamo di citare la situazione della città di Mosul, della Piana di Ninive e di tutte le città dell’Iraq. Siamo convinti che la liberazione della città di Mosul e della Piana di Ninive sia ormai vicina; ritorneremo nella città a noi così cara dove seppelliremo le nostre sofferenze e le nostre paure, e dove finirà anche la storia dei jihadisti terroristi e dei fondamentalisti islamici che vivono senza futuro.
Gesù nacque lontano dalla sua madre terra, come oggi tanti bambini iracheni, Gesù fu minacciato e perseguitato da Erode, come oggi i bambini iracheni; Gesù tornò a Nazareth, dove visse, crebbe, lavorò ed insegnò, e fu poi crocifisso per essere gloriosamente risuscitato dai morti da Dio, e la Sua resurrezione tocca ed influenza ancora oggi la nostra vita.
E' la Speranza nella parola e nella promessa di Dio che ci dà il coraggio di superare gli ostacoli, le difficoltà, e soprattutto le nostre paure. Questa speranza è per noi una promessa da Dio; Dio che è la parola, e la parola è luce, guida, nobiltà, gioia, responsabilità, verbo e riparazione. La parola è un progetto che si realizza in noi giorno dopo giorno e diventa la gloria di Dio nell'alto dei cieli e la pace in terra agli uomini di buona volontà.