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3 dicembre 2015

Legge sull'islamizzazione dei minori in Iraq: ancora in stallo l'applicazione della modifica dell'articolo 26

By Baghdadhope*

E' passato poco tempo da quando il Patriarca di Babilonia dei Caldei, Louis Raphael I Sako, annunciava "grande soddisfazione" per la decisione del parlamento iracheno di modificare l'articolo 26/della Costituzione relativo alla disposizione secondo la quale un minore uno dei cui genitori si converte all'Islam viene automaticamente registrato come musulmano.
Le comunità minoritarie irachene, cristiani ma anche sabei, mandei e yazidi, si erano trovati d'accordo nel presentare una richiesta di modifica di tale articolo che avrebbe stabilito il diritto del minore a mantenere la religione originaria anche nel caso di conversione all'Islam di uno dei genitori, per poter poi decidere se convertirsi egli stesso al compimento della maggiore età.

Qualcosa però ancora non va in questo lungo iter tanto che qualche giorno fa, di nuovo, il patriarca Sako, ha deciso di indirizzare un'altra lettera al Parlamento.
La lettera è stata ispirata dal fatto che, come ha riferito Mar Sako a Baghdadhope, anche se il Parlamento ha approvato la modifica all'articolo 26/2, alcuni parlamentari si sono rivolti all'Ayatollah sciita Ali Al Sistani per avere un suo parere a riguardo. Essa è, praticamente, un richiamo che il Patriarca Sako fa al rispetto delle decisioni prese che non possono essere ora cambiate nel caso Sistani si dicesse ad esse contrario.

Nel testo pubblicato dal Patriarcato Caldeo si ricorda non solo che i bambini cristiani, sabei, mandei e yazidi non vogliono diventare musulmani solo perchè uno dei loro genitori lo ha fatto, ma anche tutti gli articoli della costituzione che sanciscono la giustizia e l'uguaglianza: l'articolo 3, ad esempio, che recita: "l’Iraq è un paese di molte etnie, religioni e dottrine"; l’articolo 37/2: "Lo Stato garantisce la protezione dell'individuo dalla coercizione  intellettuale, politica e religiosa" e l'articolo 42: "ogni individuo deve godere della libertà intellettuale, di coscienza e di fede." Oltre che alla costituzione nella lettera il Patriarca Sako si appella all'articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, sottoscritta dall'Iraq, che prevede che: "Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza dei riti.".
Non viene dimenticata, infine, la raccomandazione del Corano secondo la quale: "non c'è obbligo nella religione".
Il Cristianesimo, continua il testo, è rispettoso della libertà umana non obbligando nessuno a essere cristiano, e "credendo che la fede sia un dono di Dio ed una relazione tra Lui e il suo servo, rispetta la religione islamica."
"I Cristiani partecipano ai riti religiosi islamici come la Ashura e la ricorrenza della nascita del Profeta Maometto, e varie chiese in Occidente hanno aperto le loro porte per accogliere gli sfollati musulmani, permettendo loro di praticare i loro riti religiosi al loro interno." Questo atteggiamento, secondo Mar Sako, è "civile e meraviglioso" e "noi speriamo che i musulmani si comportino allo stesso modo nei nostri confronti perchè l’Islam è una religione di "misericordia e perdono".
Gli eventi che agitano l’Iraq e l'area mediorentale e la diffusione del Takfirismo (fondamentalistico), spiega Mar sako, rendono necessario agli iracheni il rispetto reciproco secondo lo  spirito d’amore e di perdono. In modo particolare "una delle prime responsabilità dei parlamentari è quella di realizzare la giustizia e l'eguaglianza tra tutti i membri della società, e stabilire il concetto di cittadinanza, della diversità e della costruzione della civiltà all'insegna della convivenza pacifica."
"In conclusione" si legge, "per rispetto delle parole del Corano: “non c'è obbligo nella religione”, e per rispetto della costituzione irachena e delle legislazioni internazionali, facciamo appello al Consiglio dei Rappresentanti perchè cancelli l'articolo 26/2 e lasci che i minorenni mantengano la religione che avevano alla nascita, la religione del padre, fino al raggiungimento della maggiore età quando saranno liberi di scegliere la propria religione in piena coscienza."
La lettera si conclude con i ringraziamenti a "tutti coloro che ci hanno sostenuto: Sua Eccellenza il Presidente della Repubblica, la Commissione dei Diritti Umani, la Missione delle Nazione Unite, le organizzazioni della società civile, ed alcuni reverendi uomini religiosi."