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6 novembre 2015

Nuova campagna Focsiv-Avvenire per i profughi di Erbil.


Più di un anno fa sono fuggiti dal massacro, scampati a un probabile genocidio: sono oltre 3 milioni in tutto l’Iraq i profughi di cui circa la metà in tutto il Kurdistan iracheno (5 milioni di abitanti), 285mila nella sola provincia di Erbil. Da quando, il 6 agosto 2014, i peshmerga curdi si sono ritirati dalla Piana di Ninive, hanno trovato rifugio prima in ripari di fortuna, poi in campi organizzati anche se ancora oggi alcuni gruppi di famiglie non sono stati censiti. Fino al maggio scorso oltre 600 famiglie di cristiani di Qaraqosh e Bartalla hanno resistito ad Ankawa Mall, un centro commerciale in costruzione trasformato in un centro di raccolta: fuggiti, come tutti i cristiani della Piana di Ninive, come gli yazidi e le altre minoranze perseguitate, di notte, a piedi, senza poter portare nulla con sé hanno dovuto ricominciare da zero. In primavera il trasferimento ad Ankawa 2, un campo di mille container costruito grazie alla Chiesa locale che ora ospita 1.200 famiglie. Focsiv e Avvenire, d’intesa con Iscos-Cisl, Mcl, MASCI, AC, Acli e Banca etica, hanno deciso di proseguire la campagna "Emergenza Kurdistan: non lasciamoli soli" avviato nell’ottobre del 2014: un progetto di cooperazione per sostenere le attività coordinate dal Team Focsiv, diretto da Terry Dutto.
 L’obiettivo è di sostenere interventi mirati per la protezione dell’infanzia, la distribuzione di generi alimentari e kit igienico sanitari di prima necessità, ancora più urgenti dopo che le Nazioni Unite hanno dovuto drasticamente ridurre il loro impegno finanziario, e aiutare due ospedali locali con la distribuzione di medicine e l’acquisto di un ecografo. Una presenza che Focsiv da qualche mese ha esteso anche a Kirkuk, la città più vicina al fronte con lo Stato islamico, mentre la campagna mira pure a sostenere il lavoro umanitario dei Maristi blu ad Aleppo, in Siria, e delle suore del Buon pastore a Beirut in Libano. Si tratta di proseguire una presenza concreta per aiutare a resistere, per costruire concreti motivi di speranza in chi è ormai logorato da una emergenza di cui nessuno intravvede la fine, spiega Terry Dutto.
L’emergenza continua e continuerà finché dura la guerra che miete ancora vittime. L’emergenza continua, perché nessuno sa quando tutto questo potrà finire. Il rientro a casa, per questi profughi, non è una prospettiva reale: aiutarli a resistere significa garantirgli il diritto a non emigrare, costruendo assieme a loro un futuro dignitoso. Per questo, un anno dopo, ripetiamo: "Non lasciamoli soli":