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7 ottobre 2015

Papa saluta le famiglie irachene. Younan: cristiani a rischio estinzione

 
Erano presenti in Piazza San Pietro, per partecipare all’udienza generale, alcune famiglie di rifugiati iracheni. Il Papa le ha salutate “calorosamente”. Al Sinodo si sta parlando del dramma di tante famiglie cristiane che hanno dovuto lasciare Siria e Iraq per la guerra e le persecuzioni del sedicente Stato Islamico. A lanciare il grido delle famiglie cristiane del Medio Oriente, spesso divise dalle violenze, è stato, tra gli altri, il patriarca siro-cattolico Ignace Youssif III Younan. Paolo Ondarza lo ha intervistato:




Le nostre famiglie si trovano nei Paesi dove c’è la persecuzione, le guerre civili, quindi Siria, Iraq e Paesi del Medio Oriente. La nostra è una sfida per l’esistenza in quanto tale; non parlo di famiglie, di individui, di coppie, ma della nostra famiglia culturale, del nostro patrimonio siriano che è minacciato di sparire; migliaia di famiglie sono state cacciate dalle loro terre e non sappiamo quando ritorneranno e se mai ritorneranno. Siamo veramente davanti ad una grande sfida per la sopravvivenza; solo Dio potrà darci questo dono e fare questo miracolo.
Ricordava le tante famiglie  costrette a fuggire, ma anche le tante famiglie divise, persone che si trovano lontano dalle loro famiglie perché fuggite …
Le migrazioni creano sempre queste divisioni, questa separazione dei membri della famiglia. Ma per noi questo esodo è stato improvviso; non sappiamo in che modo potremmo riunire i membri della famiglia che sono sparsi in tutte le parti del mondo.
Come commenta le cronache delle ultime giornate? Questi raid effettuati anche dalla Russia in Siria? L’opzione militare è un’opzione che può essere scartata?
 Non può essere scartata, perché questa gente non capisce né il dialogo né la riconciliazione né un processo veramente democratico. Dico questo specialmente ai Paesi occidentali, perché non si può dialogare con una persona che vuole ucciderti. Bisogna difendersi, bisogna difendere la propria famiglia. Come lei sa c’è ancora, nel centro della Siria, un sacerdote rapito da 3–4 mesi, Jacques  Murad, e con lui duecento cristiani. Si trovano nel Qaryatayn, nel centro di Homs e cosa si può fare? Devono convertirsi all’islam, pagare la “jizya”, la tassa musulmana. È un’aberrazione verso la quale l’Occidente mostra indifferenza.
L’obiettivo chiaramente è anche salvaguardare i civili  in questi raid …
Se non si coordinano gli attacchi aerei con l’azione dell’esercito siriano sul terreno non si potrà arrivare ad un esito perché sono molto furbi, hanno molti finanziamenti, ci sono tanti mercenari che provengono da ogni parte del mondo e che si infiltrano tra i civili.