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29 ottobre 2015

Discorso di Sua Beatitudine il Patriarca Louis Sako, all’inaugurazione del Sinodo Caldeo il 25 ottobre a Roma

By Baghdadhope*

Di seguito il TESTO INTEGRALE pervenuto a Baghdadhope del discorso di Sua Beatitudine il Patriarca Louis Sako, all’inaugurazione del Sinodo Caldeo.
Roma, 25 ottobre 2015


Fratelli miei nell’episcopato, saluto ciascuno di voi, e spero che ognuno di voi partecipi al Sinodo condividendo le idee ed i suggerimenti per il servizio della nostra Chiesa al nostro popolo in questi tempi difficili.
1.     All’apertura del Sinodo per la famiglia, Papa Francesco ha detto, il 5 ottobre, che il Sinodo non è un parlamento che sancisce le leggi, ma è una comunione episcopale che si raduna attorno a Gesù e, illuminata dallo Spirito Santo, lavora nell’unità e per l’unità come faceva la comunità degli apostoli, (atti 1:14) rafforzando la comunione e la collaborazione e radicandole così nella vita della Chiesa, sia fuori sia dentro il suo territorio patriarcale.
2.     Con la preghiera, l’ascolto, il ragionamento responsabile e l’impegno ecclesiastico e pastorale studiamo il programma dei lavori, consapevoli che la differenza e la varietà delle opinioni sono una ricchezza se mettiamo il bene della Chiesa e del nostro popolo al di sopra del nostro proprio bene e della nostra gloria. Lavoriamo con passione e zelo affinché questo Sinodo sia un tempo di grazia e di benedizione per ciascuno di noi e per tutti i figli e le figlie della nostra Chiesa.
3.     Ammetto che ognuno di noi è soffocato dai problemi della propria diocesi, ma ogni diocesi è una parte importante della nostra Chiesa Caldea. Le vostre preoccupazioni sono quelle di ciascuno di noi e del Patriarca. Con tutta umiltà, apertura e Spirito di Dio, lavoriamo insieme per raggiungere una soluzione. Lasciamo da parte il “dice e il detto” ed il pensiero di essere eterni e che non ci sia un'alternativa, perché così pensando, dimentichiamo l’obiettivo e commettiamo un  grave errore.  
4.     Nei  due anni passati il mio grande interesse è stato, e tuttora è, quello di dare alla Chiesa Caldea un senso spirituale, culturale, intellettuale, sociale ed anche politico, affinché possa compiere la sua missione nonostante gli eventi difficili di cui non si conosce la fine. Ho fatto tutto ciò che ho potuto e così hanno fatto anche gli altri, e se alcuni hanno posto degli ostacoli noi chiediamo che il Signore li perdoni. Se c’è qualcuno che possa fare più di ciò che io ho fatto si faccia avanti, perché la mia opera è a servizio della Chiesa e del popolo, e non necessariamente attraverso la carica patriarcale che ricopro.  

Cari fratelli
5.     Speriamo che l’anno della misericordia che comincerà tra breve sia un’occasione per esaminare noi stessi, valutare e correggere il nostro cammino come Sinodo e come incaricati delle diocesi, tutti insieme e ciascuno nella propria diocesi. Speriamo che l’anno della misericordia sia un’occasione unica per noi, padri, pastori e servitori, per sviluppare un serio pensiero nell’esercizio della misericordia sull’esempio di Gesù, insieme ai nostri collaboratori, i preti, i diaconi ed i fedeli. L’anno della misericordia è un’occasione unica per approfittare della misericordia di Dio, per il rinnovamento spirituale, pastorale ed amministrativo, e per un impegno apostolico comune ed efficace che risponda all’invito di Papa Francesco “che il Giubileo del perdono accolga tutti i fedeli come esperienza originale di misericordia e di Dio che accoglie i peccatori, li perdona e dimentica i loro peccati”.
6.     Lasciamoci alle spalle, infine, il passato con le sue speculazioni, ed iniziamo un tempo nuovo come esige l’anno giubilare della misericordia. Basta con i problemi che non hanno giustificazione alcuna. La nostra Chiesa e il nostro popolo si aspettano da noi unità e servizio secondo lo spirito di paternità, fratellanza e speranza. Che lo Spirito Santo ci guidi, oggi, domani e per sempre affinché il nostro piede non inciampi in un sasso.