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10 luglio 2015

Mar Awa Royel (Chiesa Assira dell'Est) e la proposta di riunione di tre chiese avanzata da Mar Sako (Chiesa Caldea): no, grazie.

By Baghdadhope*

A fine giugno il Patriarca della Chiesa Caldea, Mar Louis Raphael I Sako propose, nel corso di un'intervista a Baghdadhope, di riunificare la Chiesa Caldea, cattolica ed unita a Roma del cui Pontefice riconosce l'autorità, a due chiese autocefale, che non riconoscono invece altra autorità che il proprio patriarca, e che hanno radici comuni con essa in Mesopotamia: la Chiesa Assira dell'Est e la Chiesa Antica dell'Est.
La proposta riunione, in questo Mar Sako era stato chiaro, avrebbe dovuto portare alla nascita di una nuova realtà ecclesiastica, la Chiesa dell'Est, con l'ovvio rimando alla Chiesa Madre dalla quale tutte e tre le chiese coinvolte discendono, sottoposta all'autorità di Roma. Il suo scopo sarebbe stato quello di rafforzare la decimata comunità cristiana irachena, anzi, come specificò Mar Sako, pronto a dimettersi dalla sua carica se necessario, a salvarla.  
Oggi la risposta della Chiesa Assira dell'Est è arrivata sotto forma di un comunicato a firma di Mar Awa Royel, vescovo della Diocesi della California, ed è altrettanto chiara: No, grazie.
Il comunicato, 7 lunghe pagine piene di riferimenti storici ed ecclesiastici, non solo riporta il rifiuto della proposta di Mar Sako, rimandando eventuali ulteriori discussioni a dopo la nomina del Patriarca che avverrà nel prossimo sinodo di settembre, quanto è durissimo nel contenuto e nella forma.
In pratica non solo l'unione è rigettata quanto la questione è ribaltata: dovrebbe essere la Chiesa Caldea a ritornare alle proprie tradizioni allontanandosi da Roma.
Vediamo però i punti salienti del comunicato:       
Pur riconoscendo a Mar Sako un "sincero desiderio di unità"  e ringraziandolo per il "coraggio" dimostrato nel proporre l'unione, Mar Awa Royel sottolinea come "la storia della Chiesa mostra molti esempi su come i tentativi di unione prematuri possano avere come risultato ultimo ulteriori divisioni."
Il nocciolo della questione, fa notare il vescovo richiamando alla memoria la millenaria tradizione, è che questa unione non può sottostare alla "giurisdizione di alcun vescovo occidentale" perchè essendo "la Chiesa dell'Est autocefala ed erede canonica della chiesa del Medio Oriente, dell'India, dell'Asia Centrale e della Cina sarebbe una violazione della Fede ortodossa e cattolica considerare tale tradizione come appartenente alla sede di Roma." Per contro, "se una chiesa" sottointendendo quella Caldea, " è sotto la giurisdizione di un vescovo occidentale" essa "non potrà essere l'erede legittima del nome 'Chiesa dell'Est'".
La Chiesa Assira dell'Est, che Mar Royel riconosce invece come unica sua erede, "non può essere ridotta ad una giurisdizione particolare o essere sottomessa ad alcuno", chiesa o autorità ecclesiastica che sia perchè: "così come le altre chiese di antica tradizione difendono i propri diritti territoriali così essa difenderà i propri in quanto prezioso dono divino." 
Pur riconoscendo alla Chiesa dell'Est il suo essere "separata ma non separatista" ed il suo "cercare una riconciliazione vera ed onesta con tutti i cristiani di tradizione apostolica" Mar Royel è chiaro nell'affermare che ciò può avvenire solo nell'ambito dei "modelli antichi ed apostolici" e non "sottomettendo una tradizione più antica a quella occidentale più moderna".
In un modello ideale di unità cristiana Roma manterrebbe il ruolo di primus inter pares "in ogni concilio ecumenico ed agirebbe come arbitro nelle dispute tra le chiese autocefale" se non fosse che le sue continue pretese di controllo giurisdizionale su di esse rendono tale modello impossibile da realizzare.
Archiviata la possibilità quindi che la Chiesa Assira dell'Est possa sottomettersi all'autorità di Roma, e dopo lunghe digressioni storiche, Mar Royel, passa a ribaltare la proposta fatta da Mar Sako.
E' la Chiesa Caldea questa volta ad essere invitata ad "un vero rinascimento spirituale nel campo della liturgia, dell'ordinamento canonico, della vita spirituale e della teologia nel solco della secolare tradizione dei Padri della Chiesa dell'Est."
"Ogni speranza di unità"
continua Mar Royel, "deve presupporre uno spirito ecclesiale comune che oggi manca a causa delle persecuzioni che entrambe le chiese hanno affrontato, così come dei numerosi processi di latinizzazione di cui la Chiesa Caldea ha sofferto."
Valori tradizionali come il sacerdozio, l'ecclesiologia, il sacramento del matrimonio, la liturgia, i canoni, l'esegesi biblica e molto altro del patrimonio della Chiesa dell'Est sono "ortodossi e corretti" e non sono quelli della chiesa latina contemporanea.
La "Chiesa Universale non è indebolita ma rafforzata dalle diversità di espressione e dagli sforzi per preservare la tradizione apostolica nelle sue varie forme," e di conseguenza "non si può arricchirla sottomettendo l'intera cristianità ad un'espressione di fede apostolica particolare e locale," leggi:  Roma.
La scelta per la Chiesa dell'Est sarebbe tra diventare Romana preservando elementi liturgici della tradizione siriaca orientale, o lottare per preservare la Fede tramandata dagli Apostoli e dallo Spirito Santo 'soffiata' nella tradizione. "Semplicemente" è scritto "la Chiesa dell'Est sceglie la seconda possibilità." 
E' la Chiesa Caldea ad essere piuttosto invitata alla "vera unità tornando alla sua teologia originaria" perchè l'eventuale unione dovrà essere basata sulla "tradizione ecclesiologica e patristica comune: quella della Chiesa dell'Est" la cui autorità suprema, è ribadito, "è e sempre sarà il (suo) sinodo patriarcale presieduto dal (suo) Patriarca."
Certo, ricorda Mar Royel, "è desiderio della Chiesa dell'Est continuare il dialogo con le altre Chiese Apostoliche il cui frutto è stata la Dichiarazione Cristologica Comune" siglata da Papa Giovanni Paolo II e da Mar Dinkha IV nel 1994 ma "tale dichirazione comune, per quanto importante, non comprende l'ampiezza delle divergenze ecclesiologiche che ancora esistono tra le due Chiese." 
Insomma, se unità deve esserci, dovrà essere all'interno della Chiesa dell'Est non soggetta a Roma e non il contrario, perchè tutto dovrebbe avvenire rispettando l'antica tradizione canonica di quella chiesa. Se così non fosse il cammino ecumenico della Chiesa dell'Est e delle altre Chiese Orientali si fermerebbe, e l'unione tra esse dovrebbe necessariamente passare attraverso Roma. 
Ma "la Chiesa Caldea sarà pronta a rinunciare all'autorità romana? E Roma potrà tollerarlo?"
I tempi, secondo Mar Royel, non sono maturi. Se di unione di dovrà e potrà parlare sarà solo quando il Patriarca della Chiesa Caldea non sarà più "imbrigliato" da Roma e sarà davvero il "pater e caput" della sua chiesa. 
Il comunicato di Mar Awa Royel non è certamente quello di un sinodo, il titolo sottolinea come sia infatti una "riflessione personale" ma è ugualmente "pesante." Sarà difficile per uno dei vescovi della Chiesa Assira dell'Est che volesse eventualmente sostenere la proposta di Mar Sako opporre al peso della tradizione posto sulla bilancia dal vescovo californiano l'argomento della salvezza dei cristiani in patria.
Ci vorrebbe molto coraggio, addirittura "ardimento," lo stesso che Mar Royel non ha potuto fare a meno di riconoscere a Mar Sako.    

10 luglio 2015
 

11 novembre 1994