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14 luglio 2015

Lord Weidenfeld (GB). Una "Operazione Mosè" per salvare i cristiani di Iraq e Siria

By Baghdadhope*

Nel 1938 la comunità ebraica inglese rivolse un appello al governo perché bambini e ragazzi ebrei tedeschi, austriaci, cecoslovacchi e polacchi potessero essere accolti in Gran Bretagna e salvati. Il governo inglese, con la collaborazione della comunità quacchera che aveva stilato un progetto a proposito, diede il via all’operazione Kindertransport che trasferì da quei territori circa 10.000 bambini e ragazzi.
Su uno di quei treni, tra quei bambini che il governo tedesco aveva accettato di far partire a patto che portassero con sè solo un bagaglio a mano e 10 marchi, c’era anche George Weidenfeld, nato a Vienna.
Ora quel ragazzo austriaco è un anziano Pari d’Inghilterra, la nazione in cui è rimasto a vivere e dove ha fondato la sua carriera nel campo del giornalismo e dell’editoria, e per descriverlo la stampa usa ancora un termine desueto: filantropo! E tale deve essere nell’animo delle 150 famiglie cristiane provenienti dalla Siria trasferite a spese dell’organizzazione voluta e guidata da Lord Weidenfeld dal paese martoriato in Polonia con il consenso dei governi dei due paesi.
Nel 2014, in un’intervista ad Alain Elkann, tradotta e pubblicata da La Stampa Lord Weidenfeld aveva chiarito il suo pensiero sullo stato islamico con poche ma lapidarie parole: «Un soldato delle SS o un addetto ai Gulag giustificavano la loro crudeltà in nome di Hitler o Stalin. Uno jihadista pensa di avere Allah dalla sua parte. E’ molto difficile da combattere. E’ crudele ed è internazionale. E non colpisce solo i cosiddetti Paesi della Primavera araba, ma anche l’Africa o Boston o Londra. Deve essere combattuto in modo sistematico. Deve essere visto come nemico dell’umanità e punito di conseguenza».
Le dichiarazioni però non bastavano e così il Lord ha dato vita alla Operation Safe Havens il cui scopo dichiarato è sottrarre alla violenza dello stato islamico 2000 famiglie cristiane dalla Siria e dall’Iraq e dare loro mezzi di sostentamento per un minimo di 12 mesi fino a 18 nei paesi che le accoglieranno.
Una tale idea non ha ovviamente mancato di suscitare feroci critiche di discriminazione per aver scientemente escluso dal progetto i musulmani, e molte altre ne susciterà, basti pensare agli sforzi fatti in questi anni dalle gerarchie cristiane in Siria ed Iraq per convincere i propri fedeli a non abbandonare la patria svuotandola così della sua presenza cristiana. 
Non saranno però le critiche a fermare Lord Weidenfeld che ha reagito ad esse dichiarando di non poter salvare il mondo ma di poter fare qualcosa per ebrei e cristiani e che “gli altri facciano ciò che vogliono per i musulmani.”
Sionista convinto, Lord Weidenfeld ha spiegato il suo progetto come un debito di gratitudine verso i Quaccheri ed i Cristiani che salvarono la sua vita e quella degli altri giovani con il Kindertransport: “una nobile operazione” per la quale “noi Ebrei dovremmo essere grati” ed in nome della quale “dovremmo fare qualcosa per i cristiani in via di estinzione;” oltre che con il desiderio di emulare le gesta di Sir Nicholas Winton, chiamato “lo Shlindler britannico” spentosi all’età di 106 anni lo sorso 1 luglio, e che tra il 1938 ed il 1939 salvò 669 bambini e ragazzi ebrei cecoslovacchi organizzando il loro trasferimento in Gran Bretagna.
“L’obiettivo primario” ha dichiarato Lord Weidenfeld è dare ai cristiani un rifugio sicuro, e la sua preoccupazione è la “mancanza di volontà di difendersi,  [dallo stato islamico] di intervenire militarmente e di liberarsene. La mancanza di desiderio di combattere il nemico, di uccidere il drago nella sua tana. Sono scioccato dall’inazione.  I coraggiosi curdi hanno dimostrato nella battaglia per Kobane che lo si può battere. In un mondo disunito la strada per i terroristi è spalancata.”
Il portar via dalle terre in cui lo stato islamico è padrone alcuni dei pochi cristiani rimastivi è il metodo di lotta scelto da Lord Weidenfeld che, a meno che non sia lo stesso governo britannico a fermarlo per allinearsi alla posizione critica espressa dagli Stati Uniti a proposito, non sembra voler cambiare idea.
Alle critiche per la discriminazione religiosa gli si muoveranno anche quelle relative allo sradicamento di quelle famiglie, alla loro eventuale difficoltà ad integrarsi nelle società ospitanti, ai mezzi di sostentamento che una volta finiti le getteranno sul lastrico in un mercato del lavoro europeo già saturo ed al contributo che lui, ebreo, darà alla scomparsa dei cristiani in Siria ed Iraq. Non mancheranno neanche le ipotesi di complotto che lo vorranno agente di Israele
travestito da benefattore in terre musulmane,e neanche chi gli ricorderà come i Falascia etiopici salvati da Israele con l’Operazione Mosè ancora oggi, a distanza di 31 anni, fatichino ad inserirsi nella società israeliana.
E’ facile però immaginare che a tutte queste critiche il combattivo Lord Weidenfeld ribatterà che la sua stessa storia di bambino del Kindertransport dimostra come la cosa più importante sia salvare la vita dei cristiani vittime della "brama di orrore e sadismo" che fa dello stato islamico un fenomeno "senza precedenti."
Costi quel che costi.
I primi cristiani siriani sono arrivati a Versavia lo scorso venerdì. Ci vorrà del tempo, forse molto tempo, per scoprire se Lord 
Weidenfeld aveva ragione. In fondo solo loro potranno dirlo.