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3 giugno 2015

Cristiani iracheni: fede e speranza di chi è lontano

By Christian Media Center (Custodia Terrae Sanctae)

Con queste parole, Papa Francesco ci ricorda come quotidianamente i nostri fratelli cristiani soffrano in molte parti del mondo. Una situazione che negli ultimi anni ha subito un drastico aumento, come ci racconta la Responsabile della sede portoghese di “Aiuto alla Chiesa che soffre”.

Caterina Martins
Responsabile “Aiuto alla Chiesa che soffre” – Portogallo
Si, è aumentato molto, purtroppo. In questo momento i cristiani sono il gruppo più perseguitato in tutto il mondo. Secondo gli ultimi dati che abbiamo, circa 200 milioni di persone, 200 milioni di cristiani, sono perseguitati a causa della loro fede. E negli ultimi anni, purtroppo, abbiamo verificato che questo numero è cresciuto notevolmente.
Dall’Iraq in particolare, con la sua storia secolare e ricca di tradizione, giungono quotidianamente immagini di una situazione drammatica, la stessa che vivono coloro che da lontano seguono il destino delle proprie famiglie.

P. Nerwan Al-Banna, ofm
Parroco latino di Betlemme
“Per i cristiani dell’Iraq è una sofferenza. Possiamo dire che si è cancellata la nostra storia in Iraq. Noi siamo in Iraq dal primo secolo. Vengo dal rito siriaco cattolico. La mia lingua, originale fino ad oggi, è l’aramaico, la lingua di Gesù. Immaginate voi tutta la storia, la tradizione di quell’epoca, primo secolo, sia il modo di credere, la nostra fede, la nostra lingua, la nostra tradizione cristiana molto antica…abbiamo lasciato tutto! Siamo proprio fuori da questa zona, molto lontani, non conosciamo il nostro futuro, se ritorneremo o no. E se torniamo cosa troviamo?
Mi ricordo sempre, in questa situazione, una frase della mia mamma. Dice sempre: “Va bene, hanno preso la casa, i terreni ecc, ma non hanno potuto prendere la nostra cristianità’”. Noi siamo cristiani, continuiamo a esserci; forse il Signore ci ha messo in questa situazione per provarci; siamo feriti, ma siamo cristiani dovunque andiamo. E poi il Signore sta guardando tutto: siamo fedeli e lasciamo tutto nelle mani di Dio, perché certamente lui sta vedendo tutto, lui ci prende la mano per portarci in un posto di pace”.

Tante storie. Accomunate dalla medesima sofferenza, ma uniti anche da una comune speranza.

Suor Nermeen Al-Banna,cim

Campo profughi Aida
“Il giorno 6 agosto ho aperto il facebook e vedo che ci sono 3 morti nel nostro paesetto, una giovane e 2 piccoli.
La gente, tutti scappavano, i missili cadevano, sono caduti sopra la casa dove sono morti questi.

Però anche la fede… E’ vero che le persone sono scappate a Erbil, ma non hanno lasciato la fede. Oggi ancora mi meraviglio che la gente preghi. Hanno vissuto tutta la settimana santa come facevano da noi. E’ vero che non sono le nostre chiese, però noi ringraziamo anche quelle chiese che hanno accolto i nostri genitori, i nostri parenti, la gente che è scappata.
Ora noi aspettiamo che la Madonna faccia qualcosa; perché, ha dire la verità, ha già fatto: della gente che è scappata, nessuno è rimasto ferito. E’ vero che sono morti quei tre, ma quello per me è stato il segno che la gente doveva scappare…senza quello non sarebbero scappati”.

Suor Muntaha Jeries,cim
Missionaria Francescana – Gerico
“Nostro Signore Gesù Cristo ci ha insegnato ad amare sempre; e ad amare non solo i nostri vicini o parenti, ma ad amare anche i nostri nemici”.

Suor Nermeen Al-Banna,cim
Campo profughi Aida
“Speriamo bene, speriamo…Io dico sempre: la Madonna farà qualcosa, anche Gesù, non lascia solo nessuno”.