Pagine

4 novembre 2014

XII Edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo

By Aiuto alla Chiesa che Soffre

Peggiora il quadro di rispetto della libertà religiosa nel mondo e i cristiani sono ancora il gruppo religioso maggiormente perseguitato.

Presentata oggi a Roma la XII edizione del Rapporto sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che Soffre. Johannes Heereman von Zuydtwyck, presidente esecutivo internazionale di ACS, Roberto Fontolan, giornalista, Peter Sefton-Williams, presidente del comitato di redazione del Rapporto ACS sulla libertà religiosa nel mondo, Pascale Warda, fondatrice della Società Irachena per i Diritti Umani e già Ministro iracheno per le politiche migratorie, Martin Kugler, membro dell'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa.
Schede paese e approfondimenti sono disponibili in italiano sul sito internet acs-italia.org, oppure scaricando la nuova app ACS per smartphone, e in varie lingue sul sito religion-freedom-report.org

Il volume analizza i principali avvenimenti dall’ottobre 2012 al giugno 2014 e riporta il grado di libertà religiosa in 196 Paesi, con riferimento alle violazioni subite non soltanto dai cristiani ma da tutti i gruppi religiosi. «Questo volume rappresenta la fonte più accurata in materia di libertà religiosa e la base per capire il mondo in cui viviamo», ha detto il giornalista Roberto Fontolan, in veste di moderatore dell’evento.
«ACS sostiene ogni anno circa 6mila progetti in oltre 140 Paesi in tutto il mondo – ha spiegato Johannes Heereman von Zuydtwyck, presidente esecutivo internazionale di ACS – e attraverso le testimonianze e le informazioni che ci giungono dai nostri partner, possediamo un quadro della situazione dei cristiani oppressi e perseguitati pressoché unico al mondo». Heereman ha ricordato come il sostegno alla Chiesa perseguitato sia stato tra le principali ragioni della nascita di ACS nel 1947. Negli ultimi anni la situazione dei cristiani s'è fatta  più precaria. «Noi siamo convinti che la nostra attenzione al destino degli oppressi e dei perseguitati in ragione della fede – che siano iracheni, siriani, nigeriani, musulmani, cristiani o fedeli di altre religioni - non debba mai diminuire. Chiunque volga lo sguardo altrove, tradisce i perseguitati e mette in pericolo la libertà».
«Se ascoltiamo le notizie quotidiane, abbiamo l’impressione che gli atti di violenza commessi in nome della religione stiano aumentando – ha detto Peter Sefton-Williams, presidente del comitato di redazione del Rapporto - Sfortunatamente questo Rapporto dimostra che le nostre impressioni al riguardo sono, tristemente, corrette».
Nel periodo in esame sono stati rilevati cambiamenti in 61 dei 196 paesi, ed è interessante notare come soltanto in 6 di questi – Cuba, Emirati Arabi Uniti, Iran, Qatar, Taiwan e Zimbabwe – tali cambiamenti abbiano coinciso con un miglioramento della situazione. «Se sommiamo tutti i paesi in cui il grado di limitazioni alla libertà religiosa è stato definito “elevato”, “medio” oppure “preoccupante” – continua Sefton –Williams - constatiamo con grande dispiacere che la libertà religiosa risulta compromessa in quasi il 60 per cento dei paesi nel mondo, ovvero in 116 nazioni». Dei 20 paesi cui è stato attribuito un grado “elevato” di mancanza di libertà religiosa, 14 presentano persecuzioni religiose legate all’estremismo islamico. «Sebbene particolarmente pronunciato negli stati a maggioranza islamica, il grave declino del rispetto della libertà religiosa non si limita ad essi. Sei dei paesi che presentano un elevato grado di violazioni, come la Corea del Nord e la Cina, sono governati da regimi autoritari».

Condizione drammatica è quella dell’Iraq, dove secondo Pascale Warda, fondatrice della Società Irachena per i Diritti Umani e già Ministro iracheno per le politiche migratorie, «la libertà religiosa così come conosciuta in Occidente e proclamata dal Concilio Vaticano II, non esiste». L’attivista caldea di etnia assira ha messo in evidenza numerose discriminazioni ai danni delle minoranze, a cominciare dalla conversione forzata all’Islam dei minori appartenenti a minoranze religiose - sancita dal codice civile - in caso anche solo uno dei genitori decida di abbracciare la religione islamica. «È questa la situazione dell’Iraq ma anche della maggior parte dei paesi del Vicino e Medio Oriente – ha affermato Pascale Warda – ad eccezione del Libano che ha saputo in qualche modo preservare la maggior parte dei diritti fondamentali, attraverso la presenza cristiana all’interno delle rappresentanze politiche e del sistema amministrativo. Anche in paesi caratterizzati da grande varietà religiosa come l’Iraq, le minoranze godono di una libertà di culto ristretta e condizionata, ben lontana dalla libertà religiosa».
Pascale Warda, già consigliere per i diritti umani del presidente del Parlamento iracheno e fondatrice della Società Irachena per i Diritti Umani, è  stata recentemente invitata al Parlamento americano per denunciare il dramma vissuto dalle minoranze religiose in Iraq a seguito della conquista di vaste aree del paese da parte dello Stato Islamico. Anche in quella sede, così come alla conferenza di ACS, l’attivista si è fatta portavoce delle sofferenze di queste comunità. «Per la salvezza di cristiani, yazidi e di tante altre vittime, è urgente liberare Mosul e la Piana di Ninive dalla presenza dello Stato Islamico. Occorrerà poi dar vita ad una regione autonoma protetta per le minoranze che comprenda la Piana di Ninive fino alla città di Sinjar. È inoltre imperativo un riconoscimento internazionale del genocidio in atto, attraverso una risoluzione delle Nazioni Unite e di istituzioni quali l’Unione Europea».
A chiudere la conferenza stampa è stato Martin Kugler, membro dell'Osservatorio di Vienna sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani nel Vecchio Continente, con un intervento dal titolo “Europa: libertà religiosa tra minacce legali e sociali”. «Nell’ultimo decennio alcuni dei diritti fondamentali sono stati messi alla prova in molti dei paesi europei», ha denunciato lo studioso notando come i cittadini maggiormente a rischio sono coloro che professano una religione. In molti stati dell’UE, quali Francia, Regno Unito e Svezia, la libertà di coscienza del personale medico e dei farmacisti è frequentemente soggetta a restrizioni. Pur partendo da assunti giusti e condivisibili, le politiche di parità anti-discriminazione che regolano le assunzioni rischiano di violare l’autonomia personale, la libertà imprenditoriale e in ultimo la stessa libertà di coscienza/religione.
«Negli ultimi sette anni – ha continuato Kugler - l’Osservatorio di Vienna sull’Intolleranza e la Discriminazione contro i Cristiani ha documentato più di 1300 casi, denunciando crimini per odio e un crescente vandalismo, stereotipi negativi ed esclusione, assieme a nuove restrizioni legali ai danni dei cristiani». In un’indagine condotta nel 2013 in Europa con il sostegno delle nunziature vaticane, l’Osservatorio ha riportato 41 leggi che ledono la libertà dei cristiani. Purtroppo le élites europee sembrano possedere una concezione scarsa e distorta della democrazia e del pluralismo. Ciò inibisce una ‘conciliazione ragionevole’ delle convinzioni religiose». Kugler ha concluso citando il … Joseph Weiler, secondo il quale i cristiani avrebbero costruito un muro, all’interno del “ghetto” in cui parte della società secolare li aveva confinati, trincerandosi in sé stessi nel tentativo di scampare all'ingerenza comunitaria. «Come sosteneva Weiler – ha concluso Kugler – i cristiani devono ricordare al mondo che la democrazia ha bisogno del cristianesimo».