Pagine

2 ottobre 2014

Francesco a Mar Dinkha IV: persecuzioni anticristiane sono ingiustificabili


Preghiamo per i cristiani del Medio Oriente che stanno “soffrendo una persecuzione quotidiana”. E’ l’esortazione di Papa Francesco nell’incontro di stamani con Mar Dinkha IV, Patriarca della Chiesa Assira d’Oriente. Il Pontefice ha inoltre assicurato il suo impegno affinché si possano approfondire le relazioni di amicizia tra la Chiesa di Roma e quella Assira.
Il servizio di Alessandro Gisotti:
Un momento di grazia e di gioia, che simboleggia la fratellanza di chi crede in Cristo Gesù. Si è svolto con questo spirito l’incontro di Papa Francesco con il Catholicos Mar Dinkha IV. Un’occasione soprattutto per condividere la sofferenza che stanno vivendo i cristiani in diverse regioni del Medio Oriente, così come gli appartenenti ad altre minoranze religiose, specialmente in Iraq e in Siria:
“Quanti nostri fratelli e sorelle stanno soffrendo una persecuzione quotidiana! Quando pensiamo alla loro sofferenza, ci viene spontaneo andare al di là delle distinzioni di rito o di confessione: in essi è il corpo di Cristo che, ancora oggi, viene ferito, colpito, umiliato. Non vi sono ragioni religiose, politiche o economiche che possano giustificare ciò che sta accadendo a centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini innocenti. Ci sentiamo profondamente uniti nella preghiera di intercessione e nell’azione di carità verso queste membra del corpo di Cristo che stanno soffrendo”.
Francesco ha dunque sottolineato che questa visita “è un ulteriore passo sul cammino di una crescente vicinanza e comunione spirituale tra di noi, dopo le amare incomprensioni dei secoli passati”. Ed ha rammentato la Dichiarazione Cristologica comune sottoscritta proprio da Mar Dinkha e da San Giovanni Paolo II. Questa, ha detto, “ha costituito una pietra miliare del nostro cammino verso la piena comunione”.
“Con essa abbiamo riconosciuto di confessare l’unica fede degli apostoli, la fede nella divinità ed umanità di Nostro Signore Gesù Cristo, unite in un’unica persona, senza confusione né cambiamento, senza divisione né separazione. Per usare le parole di quello storico documento, “noi confessiamo uniti la stessa fede nel Figlio di Dio che è diventato uomo perché noi, per mezzo della sua grazia, diventassimo figli di Dio”.

Il Papa ha quindi assicurato il suo “personale impegno nel continuare a camminare lungo questo sentiero, approfondendo ulteriormente le relazioni di amicizia e di comunione che esistono tra la Chiesa di Roma e la Chiesa Assira dell’Oriente”.
In particolare, ha indicato il lavoro della Commissione mista per il dialogo teologico, con l’auspicio che “si avvicini il giorno benedetto in cui potremo celebrare allo stesso altare il sacrificio di lode, che ci renderà una sola cosa in Cristo”.
“Ciò che ci unisce è già molto di più di ciò che ci divide, per questo motivo ci sentiamo spinti dallo Spirito a scambiarci sin da ora i tesori spirituali delle nostre tradizioni ecclesiali, per vivere, come veri fratelli, condividendo i doni che il Signore non cessa di fare alle nostre Chiese, come segno della sua bontà e misericordia”.