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31 ottobre 2014

31 ottobre 2010. Baghdad. Chiesa di Nostra Signora della Salvezza. "Noi non dimenticheremo"

By Baghdadhope*

"E' una grande sciagura,una cosa ingiusta ed incosciente. Noi preghiamo perché  Dio illumini le menti ed i cuori dei terroristi che dovrebbero pensare al bene della gente, delle proprie famiglie e non seguire queste vie che non sono le vie di Dio ma quelle del demonio."






Parole simili riferite alle tragedie vissute dalla popolazione irachena di fede cristiana negli ultimi mesi a causa della presa di possesso di vaste zone del territorio iracheno da parte dello Stato Islamico ne sono state pronunciate tante.
Eppure queste parole non si riferiscono all’oggi, ma sono quelle con le quali Mons. Shleimun Warduni la sera del 31 ottobre 2010 descrisse a Baghdadhope ciò era avvenuto qualche ora prima, quando un commando di terroristi islamici aveva fatto irruzione nella chiesa siro cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad ed aveva ucciso i due sacerdoti che vi stavano celebrando la messa e decine di fedeli rimasti loro ostaggi per ore, prima che le forze di sicurezza irachene facessero irruzione ponendo fine al massacro.
Allora, come già in precedenza e come oggi, gli iracheni cristiani pagarono il loro essere minoranza in un paese sempre più loro ostile. Allora, come oggi, si ponevano il problema se restare in patria e rischiare la vita, o lasciarla alla ricerca di un futuro molte volte incerto o addirittura di stenti e difficoltà ma in un paese - uno qualsiasi -  dove almeno nessuno li avrebbe perseguitati per la fede.
Un dilemma ben riassunto nel 2010 da Padre Vicent Van Vossel CSsR, all’epoca superiore dei Redentoristi a Baghdad che disse all’agenzia Fides: “I fedeli cristiani iracheni oggi sono terrorizzati e sotto shock. Si trovano davanti a un terribile dilemma: emigrare per salvare la vita dei propri cari, o restare nel paese per testimoniare la fede, rischiando di morire.”
Di paura aveva parlato all’epoca, e di nuovo con parole più che mai attuali, l’allora Arcivescovo Caldeo di Kirkuk ed ora Patriarca Mons. Louis Sako che in un’intervista aveva affermato: 
«Ho paura. Ho la fede che mi fa sperare, ma occorre imparare dalla storia ed essere realisti. Tocca alla chiesa universale alzare la voce, una voce alta. Tocca alla comunità internazionale aiutare questi cristiani disarmati e senza protezione. Il Governo di Baghdad ha inviato polizia e soldati per proteggere le chiese. Ma questi terroristi sono organizzati e più forti. La gente teme che possano rafforzarsi ulteriormente. Se così fosse, non ci sarebbe più posto qui per i cristiani».
Era stato proprio Mons. Sako a dichiarare nella stessa intervista che:
 «L'Islam politico un grande problema, molto sentito in Iraq ma anche in tutto il Medio Oriente. Il sogno di formare uno stato islamico come al tempo del profeta è una nostalgia. Gli estremisti pensano che l'occidente sia contro di loro. La verità è che loro sono incapaci di integrarsi nella società moderna, e la accusano di assenza di valori morali. Certo la corruzione, endemica in Iraq, gioca a loro favore. Li porta a pensare che non c'è altra soluzione allo stato islamico. Ma il problema è che questo stato deve essere aggiornato, non riportato indietro al 7° secolo dopo Cristo. Non hanno il diritto di imporre la loro religione agli altri. La vera democrazia, una separazione della religione dallo stato, è importante».
Oggi si chiama Stato Islamico, allora era Al Qa’eda e le sue filiazioni mesopotamiche. Per la Storia sarà importante capire chi e perché tra il 2003 ed il 2014 ha massacrato gli iracheni cristiani; per loro, le vittime di questi tragici 11 anni, al punto in cui sono arrivati forse importante è solo salvarsi perchè la parola "Qafi," che in dialetto iracheno significa "basta" e che per ore fu urlata nella chiesa del massacro da Adam, un bambino di 3 anni che sarebbe stato ucciso insieme al padre, non è stata ascoltata e ciò allontana giorno dopo giorno la speranza di un Iraq patria anche dei cristiani.