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17 settembre 2014

Sempre più a rischio i beni dei cristiani costretti ad abbandonare le loro case e le loro attività.

By Baghdadhope*

Alcuni giorni fa è apparsa la notizia secondo la quale i miliziani dello Stato Islamico avrebbero chiesto ai commercianti musulmani sunniti di consegnare loro le quote in denaro dei loro partner cristiani e sciiti. La pena per chi non lo avesse fatto, si diceva, sarebbe stata la confisca totale dei beni 
Ieri si è diffusa invece tra i commercianti cristiani la voce secondo la quale la minaccia dello Stato Islamico altro non sarebbe che un pretesto per i musulmani sunniti per non onorare i debiti verso i loro soci cristiani.
Secondo Ra'uf Sueiman, ad esempio, alcuni commercianti di pezzi di ricambio per auto starebbero usando questo pretesto per non pagare debiti per 150.000 $, un pretesto già usato
per lo stesso scopo secondo Ibrahim Yousef  già prima della presa di Mosul da parte delle milizie dello Stato Islamico.
Se si scoprisse che davvero i commercianti sunniti delle zone ora occupate dallo Stato Islamico si stanno appropriando dei beni dei loro ex soci cristiani ciò confermerebbe le parole di Padre Benham Benoka che ha parlato di mancanza di speranza tra i profughi non solo per colpa dell'Isis ma anche: "...perchè i musulmani della Piana di Ninive, quelli con cui abbiamo sempre convissuto, stanno appropriandosi delle case e delle attività che i cristiani sono stati costretti a lasciare."
In occasione di quella intervista ed alla luce di quei fatti Padre Benoka si chiedeva: "Che significato hanno, quindi, la convivenza o la cittadinanza?" 
Sarà davvero possibile parlare ancora, come sempre si è fatto, dell'Iraq come di un giardino dai mille fiori bellissimi nella loro diversità? Per ora una parte dell'Iraq è nera come la bandiera dello Stato Islamico, e sembra sempre più difficile che il fiore cristiano possa sopravvivervi.