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10 settembre 2014

Sandri: l’ONU deve difendere i cristiani del Medio Oriente

By La Stampa - Vatican Insider
Marco Tosatti

E’ in corso in questi giorni a Washington un Convegno di grande ampiezza organizzato da un‘organizzazione, “In Defence of Christians” (IDC) che raccoglie esponenti del mondo politico e culturale degli Stati Uniti, e soprattutto, i leader delle Chiese cristiane del Medio Oriente, cioè delle Chiese che stanno soffrendo in maniera straordinaria la violenza: in particolare in Iraq e in Siria.
“Lo scopo principale del Summit – spiegano gli organizzatori – è quello di riunire tutti i membri della diaspora in un senso dell’unità ritrovato. Ortodossi o cattolici; evangelici, Copti o Maroniti; Siriaici, libanesi, Caldei o Assiri; tutti i cristiani del Medio Oriente saranno chiamati a unirsi nella solidarietà”. E questo con lo scopo anche politico di giungere a rinforzare le politiche in loro difesa sensibilizzando sia il mondo politico statunitense che il grande pubblico, “per invitare tutte le persone di buona volontà a unirsi nella causa di difendere l’indifeso, di essere la voce di chi non ha voce”.
Un ospite particolarmente autorevole del Summit è il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che ha parlato all’inaugurazione del Convegno. Il porporato ha ricordato le radici del conflitto; il Papa aveva accusato il traffico di armi, e il cardinale ha aggiunto altre ragioni profonde di quello che è cominciato con la guerra irachena del 2003 e sta continuando oggi: “il controllo dei pozzi petroliferi e dei depositi di gas, la sicurezza delle pipeline per petrolio e gas, la supremazia di un’area di libero commercio su un’altra, e questo non solo nel Medio Oriente ma anche nell’Europa dell’Est e in altre regioni del mondo”. In questi ingranaggi la vita e la dignità delle persone “diventano secondari e possono anche essere annichilite”.  
Abbiamo sotto gli occhi i drammi delle minoranze in Iraq e in Siria, dove i fondamentalisti islamici compiono atrocità efferate. Dice il cardinale Sandri: “Dobbiamo insistere affinché le Nazioni Unite a New York diventino in maniera crescente e trasparente il luogo in cui vengono prese decisioni in cui tutti i popoli non solo proclamino ma anche difendano in pratica con risoluzioni adeguate e azioni la dignità dei Cristiani nel Medio Oriente, insieme agli appartenenti a ogni altra minoranza”.  

C’è stato, e in parte ancora esiste, un problema: quello del “silenzio” di una troppo grande parte dell’islam sugli atti efferati commessi in nome dell’islam dai terroristi in Siria e in Iraq. Il cardinale Sandri ha voluto ringraziare le voci di chi ha parlato: “Nelle settimane recenti sembra allargarsi la posizione presa da alcuni leader spirituali dell’islam in Oriente e in Occidente. Pensiamo ai Gran Muftì dell’Arabia Saudita e dell’università di Al-Azhar, così come a parecchi imam in Inghilterra e in Italia. Li ringraziamo nella speranza che il loro esempio sia seguito da tanti, così che il silenzio non possa essere equivoco”.
E comunque il porporato nega che si possa parlare di uno scontro di civiltà, e che in conseguenza della crisi attuale possano venire messi in discussione i principi di dialogo fra le diverse fedi enunciati dal Concilio Vaticano II, e portati avanti dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso sin dalla sua fondazione, cinquanta anni fa.  
Il punto focale della crisi attuale sembra essere l’Iraq, e in particolare la piana di Ninive, e Mossul, da cui decine di migliaia di cristiani sono fuggiti o sono stati cacciati dai terroristi dello Stato islamico “Ripetiamo con forza – ha detto Sandri – che il loro ritorno alle città e alle loro terre deve essere garantito”, pena la dissoluzione di una società che è stata capace per secoli di coesistenza recirpoca. “L’aggressore ingiusto deve essere fermato, ma non limitiamoci a pensare solamente all’uso della forza – in certi casi necessaria, ma nel quadro di un accordo internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite coinvolgendo Paesi arabi e musulmani”. E Sandri, citando la Bibbia, dove dice: “Giona…alzati e vai a Ninive, la grande città” ha ricordato che un luogo simbolo di tre religioni, la moschea del profeta Giona, è stato fatto saltare in aria dai terroristi. “Non vogliamo credere in futuro del Medio Oriente senza cristiani”, ha concluso il cardinale, dicendosi però sicuro che le persone della diaspora sono giunte in Occidente come Giona, araldi della fede.