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10 luglio 2014

Iraq: allarme cristiani, continuano gli arruolamenti delle milizie

Michele Raviart

Iraq sempre più instabile, dopo la conquista del nord del Paese da parte dei jihadisti sunniti dello Stato Islamico. Ieri nove soldati iracheni sono stati uccisi e oltre 30 feriti in alcuni scontri a Diyala, a nord-est di Baghdad. E mentre si attende una risposta alla crisi dagli Stati Uniti, desta preoccupazione la situazione dei cristiani.
Ad un mese dalla conquista di Mosul da parte dello Stato Islamico, resta concreto il rischio di uno sgretolamento dell’Iraq su base confessionale. Per Baghdad circa un milione di persone – perlopiù sciite, come il premier Al-Maliki - si sono arruolate nelle milizie filogovernative. Tra di loro anche cinquemila donne, che, Corano e Kalashnikov in mano, si dichiarano pronte “a morire per la Jihad”. Dall’altra parte i sunniti dello Stato Islamico si sarebbero appropriati di 40 chili di uranio dall’università di Mosul, materiale potenzialmente utilizzabile per la fabbricazione di armi di distruzione di massa. Intanto, mentre il vicepresidente americano Biden accelera le consultazione per un nuovo governo a Baghdad, per la Cnn il Pentagono starebbe considerando la possibilità di intervenire in modo mirato contro il leader dello Stato Islamico Al Baghdadi. Sul piano umanitario l’arcivescovo di Mosul, Emil Shmoun Nona, lancia l’allarme sulla carenza di acqua ed elettricità per gli sfollati, mentre quello di Kirkuk, Yousif Mirkis, teme per un Iraq senza più cristiani.“Negli ultimi dieci anni abbiamo perso un vescovo, sei sacerdoti e migliaia di fedeli sono morti durante gli attacchi”, dice il presule, “posso capire perché stiamo decidendo di lasciare il Paese”.