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25 giugno 2014

Iraq: Sinodo della Chiesa caldea chiede il dono della pace


E' iniziato ieri, con la celebrazione della Messa presieduta dal patriarca Louis Raphael I Sako, il Sinodo annuale della Chiesa caldea, ospitato nella cittadina di Ankawa, a pochi chilometri da Erbil, nel Kurdistan iracheno. Durante la celebrazione eucaristica i vescovi caldei e tutti i presenti hanno invocato il dono della pace per tutto il Medio Oriente, a partire dall' l'Iraq, che sta precipitando verso una guerra civile su larga scala, innescata dall'offensiva dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (Isil).
All'incontro prendono parte vescovi caldei provenienti oltre che dall'Iraq, dal Libano e dalla Siria, anche dall'Iran, dal Canada, dagli Usa e dall'Australia. Ai lavori – che si tengono nella locale sede patriarcale intitolata ai santi Addai e Mari e che si concluderanno sabato 28 giugno con la pubblicazione di una dichiarazione finale – ha partecipato anche il nunzio apostolico in Iraq e Giordania, mons. Giorgio Lingua.
Nei programmi iniziali, il Sinodo della Chiesa caldea si sarebbe dovuto svolgere a Baghdad, e avrebbe dovuto trattare argomenti in buona parte connessi alla vita interna della Chiesa, come la scelta di nuovi vescovi per le sedi vacanti e la beatificazione degli arcivescovi martiri del XX secolo. Nell'ordine del giorno, su impulso del patriarca Sako, erano stati inseriti anche la crisi delle vocazioni sacerdotali, la valorizzazione dei laici e la creazione di una Lega caldea sul modello delle già esistenti Leghe maronita, siriaca e greca.
I drammatici sviluppi della situazione irachena hanno portato a spostare la sede dell'incontro nella città del Kurdistan iracheno, in una regione non coinvolta dal conflitto, anche per facilitare la partecipazione dei vescovi del nord dell'Iraq. “Ovviamente” ha spiegato nei giorni scorsi all'agenzia Fides padre Albert Hisham, portavoce del patriarcato, “la nuova situazione creatasi in Iraq comporta un cambiamento dell'agenda. I vescovi valuteranno insieme le nuove emergenze che segnano la condizione delle comunità cristiane e di tutto il Paese”.