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24 luglio 2013

Violenze in Iraq. Mons. Warduni: le armi vanno distrutte non vendute qui

By Radiovaticana

Al Qaeda ha rivendicato l'assalto alla prigione irachena di Abu Ghraib che, lunedì, ha portato all'evasione di 500 detenuti, molti dei quali appartenenti all'organizzazione terrorista. Nei duri scontri che ne sono seguiti, almeno 41 persone sono rimaste uccise. Ma in tutto il Paese si riaccende la violenza settaria tra sciiti e sunniti, alimentata dal conflitto nella confinante Siria.
Il servizio Marco Guerra

Autobomba, kamikaze e colpi di mortaio. L’assalto al carcere Abu Ghraib è stata una vera e propria operazione di guerra condotta, secondo le prime indagini, per liberare alcuni esponenti di spicco di al Qaeda in Iraq detenuti nel braccio della morte. Nella prigione, a 25 chilometri a ovest di Baghdad, è quindi scoppiato un combattimento durato diverse ore con l’arrivo di rinforzi dell’esercito appoggiati da elicotteri. Il bilancio finale è di 20 morti tra agenti, soldati e guardie carcerarie e di 21 uccisi tra i detenuti. Oltre 500 gli evasi. L’azione spettacolare si inserisce in un crescendo di violenze settarie tra sciiti e sunniti, che solo dall’inizio del mese di luglio ha provocato circa 600 vittime. Sempre ieri, infatti, a Mosul, nel nord del Paese, 22 soldati e tre passanti sono rimasti uccisi in un attentato suicida contro un convoglio dell'esercito, mentre a ovest della città sono stati ritrovati i corpi senza vita di quattro poliziotti rapiti quattro giorni fa. Solo sabato sera, altre 27 persone erano state uccise in una catena di attentati nei quartieri sciiti di Baghdad. Le autorità temono il ritorno ad un aperto conflitto interconfessionale alimentato della guerra civile nella limitrofa Siria.

Sullo scontro interetnico che insanguina l’Iraq, abbiamo raccolto il parere del vescovo ausiliare caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni
Noi sentiamo e vediamo le esplosioni, le autobombe, i kamikaze: ma perché, come? Certamente, è a causa del conflitto tra i partiti, tra confessioni, tra vedute che non vanno d’accordo, no? E così nasce il conflitto. Sono gli interessi, sono i gruppi che non si mettono d’accordo e si parla della riconciliazione nazionale che però di fatto non viene attuata. Invece, gli interessi personali, del partito, della confessione, questo tutto influisce negativamente.
Temete infiltrazioni dalla Siria? Ci sono ripercussioni sull’Iraq?

Ci sono sciiti qui e ci sono sciiti lì, ci sono qui i sunniti e ci sono lì. Quindi, questo influisce: infatti, ci sono certamente influenze negative, ma non tanto come si pensa. Qui abbiamo già un conflitto in corso da dieci anni…
Qual è la situazione della comunità cristiana?
Ieri o l’altro ieri, sono scoppiate cinque, sei, dieci autobombe: queste macchine non sanno chi è cristiano, chi è musulmano, ma fanno morire chiunque sia nei paraggi. E questo influisce sulla nazione, sul gruppo cristiano che dice: “Ecco, come possiamo vivere qui?”. Capita anche che venga a parlare un fanatico e che influisca negativamente quando dice: “Voi cristiani siete pochi: andate via, andate dai vostri. Voi siete con gli americani o con gli altri”. Non siamo noi, con questi o con quelli: le forze di coalizione ci hanno distrutti. Da oltre cento anni non avevamo flussi di emigrazione come in questi ultimi sette-otto anni. E l'esodo prosegue…
La comunità internazionale sembra concentrata su altre crisi. L’Iraq si trova da solo in questa fase. Voi cosa chiedete alla comunità internazionale?
Noi chiediamo che faccia il possibile per costruire la pace. Noi vogliamo distruggere le armi, chiediamo non venderle a questa gente, a questo Medio Oriente! Vogliamo che tutti lavorino per gli interessi di queste nazioni, non per i loro interessi, per l’oro nero che purtroppo ci ha distrutti! Vogliono questo petrolio: lo prendano e ci lascino in pace…