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31 maggio 2013

Iniziato il “ritorno” dei caldei emigrati in Europa

By Fides

Dopo una serie di negoziati condotti in Francia e in Belgio, 27 famiglie di cristiani caldei originarie della Turchia si apprestano a tornare nelle aree da dove erano emigrate negli anni Novanta anche per sottrarsi agli scontri tra esercito turco e guerriglieri curdi del PKK. Il programma di contro-esodo, caldeggiato dalle autorità turche, punta a ripopolare alcuni villaggi nel distretto di Silopi, nella Provincia sud-orientale di Şırnak.
Da lì – in particolare dal villaggio di Aksu - nei decenni scorsi più di 4mila cristiani caldei e siri erano fuggiti per trovare accoglienza in diversi Paesi europei.
Il cristiano caldeo Petrus Karatay, responsabile del Comitato di coordinamento dell'operazione-ritorno, ha dichiarato che essa potrebbe coinvolgere un numero crescente di cristiani, se a chi ritorna saranno garantite condizioni di vita decenti e stabili dal punto di vista economico e della sicurezza sociale.
“Noi”
ha dichiarato Kataray “consideriamo positivi gli inviti al ritorno rivolti dalle autorità ai cittadini non musulmani che vivono all'estero". Karatay ha anche ribaadito che i caldei sostengono il processo di pacificazione in atto tra Ankara e gli indipendentisti curdi.
In tempi recenti, in linea con il “neo-ottomanesimo” che ispira l'attuale leadership turca, si moltiplicano i segnali d'attenzione e di disponibilità del governo di Recep Tayyip Erdogan nei confronti di diverse minoranze cristiane. La Turchia tende a proporsi come “homeland” per i tanti cristiani siriaci (caldei, siri, assiri) ora residenti in Siria e in Europa, i cui avi vivevano in territorio turco. Lo stesso primo Ministro Erdogan ha invitato i cristiani siriaci emigrati a far ritorno in Turchia. Mentre il Ministro degli esteri Ahmet Davutoglu ha più volte ribadito la sua disponibilità a aiutare i cristiani siriaci coinvolti dalla guerra civile siriana.