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4 marzo 2013

Iraq. Quando la cultura fa la pace

By Osservatorio Iraq
by Maria Letizia Perugini

Si è concluso il primo corso di formazione per i bibliotecari delle minoranze irachene organizzato presso la Biblioteca di Baghdad. Nonostante le violenze che insanguinano il paese anche in questi giorni, i libri della riconciliazione portano pace e dialogo.
Nell’ambito del progetto “I libri della riconciliazione”, 11 bibliotecari delle minoranze caldea, cattolica, siriaca ortodossa, baha’i, yazida e mandea, hanno seguito un corso di formazione sulla conservazione degli antichi manoscritti iracheni, un patrimonio unico al mondo. Per la prima volta dal 2003, quando molti di loro hanno rischiato la vita per salvare queste preziose opere da distruzioni e saccheggi, lo scorso 28 aprile venti rappresentati delle minoranze irachene si sono incontrati a Erbil, nel nord dell’Iraq, per discutere di salvaguardia della millenaria cultura irachena.
Con loro anche Saad Eskander, (oggi ex) direttore della Biblioteca e Archivio nazionale di Baghdad, e Faruq Hanna, responsabile del Museo Siriaco della città, oltre a ricercatori universitari ed esperti dell’Istituto per il patrimonio culturale curdo.
L’incontro di Erbil, il primo di questo genere dalla caduta di Saddam Hussein, è diventato subito un'importante occasione di scambio e di conoscenza tra i rappresentati dei vari gruppi, un primo passo volto a ricostruire una fiducia messa a dura prova sia dalle persecuzioni del regime dell’ex dittatore verso molte delle minoranze presenti all’incontro, sia dai difficili anni del post-invasione, caratterizzati da un acuirsi delle tensioni interconfessionali, che troppo spesso sfociano in sanguinosi attacchi ai danni di alcuni gruppi (cristiani e yazidi in primis).
“Nell'Iraq di oggi, la collaborazione tra le minoranze è la via maestra per garantirne la sopravvivenza e per combattere i tentativi di assimilazione da parte dei gruppi maggioritari”, osserva Saad Eskander, apprezzato storico curdo, che si è guadagnato la stima internazionale per la sua azione di difesa del patrimonio nazionale.
Dopo aver vissuto molti anni in esilio durante il regime di Saddam, Eskander è tornato in patria per partecipare alla resistenza, e dal 2003 ha lavorato ininterrottamente per restituire alla capitale irachena uno dei centri della sua vita intellettuale.
Nei roghi e saccheggi seguiti all’invasione anglo-americana, si stima che la Biblioteca di Baghdad abbia perso per sempre il 25% del suo patrimonio, tra libri e riviste storiche, così come il 60% degli archivi nazionali e la quasi totalità delle collezioni di fotografie e mappe storiche.
Dai preziosi manoscritti con le prime traduzioni in arabo di Aristotele a importanti documenti della più recente storia irachena, fino alle rare edizioni di Averroè e Avicenna. Sono andate perdute anche le “Mille e Una Notte”, i trattati matematici di Omar Khayyam e i manuali di storia sulla civilizzazione sumera, per citarne solo alcuni.
E una biblioteca che perde la memoria collettiva di un popolo rischia di diventare una cattedrale nel deserto.
Oggi, grazie a un lungo lavoro di riconciliazione tra le diverse comunità, Un ponte per… è riuscito a ricostruire un clima di fiducia reciproca che ha permesso lo scorso 28 febbraio di realizzare questo primo training nella rinata Biblioteca Nazionale di Baghdad, che adesso è tornata ad essere un luogo-simbolo per l’intero paese.
Uno spazio in cui la cultura è diventata uno strumento di pace e di dialogo tra le varie minoranze, nonostante la violenza ancora imperante in tutto il paese, e soprattutto nella capitale.
Ed è così che lo scorso giovedì, i bibliotecari di Baghdad, formati a loro volta nell’ambito del progetto "La Casa dei Libri", hanno insegnato ai loro colleghi delle diverse comunità come conservare e restaurare il proprio patrimonio librario ed archivistico in loro possesso.
Contro una strategia della tensione che sta seriamente mettendo a rischio la coesistenza pacifica e la sopravvivenza di molti gruppi, questo percorso di due anni si concluderà con un censimento della storia letteraria di ciascuna comunità.
E tutte le attività saranno svolte - secondo le intenzioni dei promotori del progetto -, creando occasioni di dialogo e momenti di studio comuni tra tutte le minoranze coinvolte, con l’obiettivo di unire laddove le violenze contribuiscono invece a dividere.