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29 gennaio 2013

Il Patriarca dallo strano copricapo

By Baghdadhope*


Anni fa, l'allora patriarca della chiesa caldea, Cardinale Emmanuel III Delly, ebbe a lamentarsi dell'essere stato fermato in Via della Conciliazione a Roma da un giornalista che, approfittando dell'incontro fortuito, gli chiese notizie della situazione degli iracheni cristiani in uno dei periodi più bui della storia recente della sua chiesa: quello dei rapimenti che ebbero come vittime esponenti ecclesiastici iracheni a Baghdad e Mosul.
La sua visita in Vaticano in quei giorni avrebbe dovuto rimanere riservata per ovvie ragioni di sicurezza ma era un bel sperare da parte del Patriarca.
Chiunque avesse anche la minima conoscenza delle chiese orientali lo avrebbe infatti subito riconosciuto dall'abbigliamento: non avrebbe potuto passare passare inosservato.
Quel giorno Sua Beatitudine, non ancora elevato al rango di Cardinale, indossava infatti non solo una lunga tonaca quanto un copricapo unico nel suo genere chiamato in arabo Shash (شاش) che significa "garza" ed in sureth, il dialetto parlato dai caldei, "shasta".
Copricapo tradizionale, lo Shash non è indossato solo dal patriarca della chiesa caldea. Anticamente lo era infatti da tutti i membri della chiesa caldea, sacerdoti, vescovi e patriarca ma anche dai laici, mentre ora la sua scelta è personale e si è persa col tempo.
Il precedente patriarca, Mar Raphael Bedaweed, ad esempio lo indossò solo in gioventù, alcuni vescovi lo hanno portato fino ad qualche decina di anni fa, come ad esempio Mons. Shleimun Warduni quando era rettore del seminario patriarcale a Baghdad, ed alcuni sacerdoti continuano ad indossarlo ancora oggi, come è il caso di Padre
Benyamin Beth Yadegar, parroco dell'unica chiesa caldea in Georgia e dello stesso Cardinale Delly che lo ha indossato il 18 gennaio - successivamente quindi alle sue dimissioni da Patriarca - per la cerimonia per la Settimana per l'Unità dei Cristiani celebrata a Baghdad nella chiesa siro cattolica di Nostra Signora della Salvezza.  
Lo Shash ha la forma di un cappello a tamburello il cui corpo è costituto da sette strati di garza nera avvolti l'uno sull'altro ed abbastanza spessi da lasciarne intravedere il bordo superiore.  Il numero 7 non è stato scelto a caso ma ha valenza simbolica visto che rappresenta i 7 giorni della creazione, i 7 sacramenti, i 7 doni dello Spirito Santo, le 7 petizioni nella preghiera del Signore ed un riferimento alle 7 lampade ardenti - i 7 spiriti di Dio - che troviamo nel Libro dell'Apocalisse (4:5).
La parte superiore dello shash può essere di colre nero o amaranto e dal suo centro pende un fascio di fili neri di 6,5 cm di lunghezza.
In realtà, anticamente, lo shash altro non era che un lungo tessuto che veniva avvolto attorno al capo la cui sommità era coperta da uno zuccotto  chiamato "Araqcin".   Il copricapo risultava però scomodo da indossare magari più volte al giorno e fu così che Mar Eliya Abulyonan XIII, patriarca caldeo dal 1878 al 1894, incaricò un sacerdote rinomato perchè dotato di senso artistico, Padre Abdelahad Ma'muar Bāshi, di ideare un cappello più comodo. Fu così che nacque lo shash che ora conosciamo e che, in diverse varianti, è usato in diverse chiese orientali. 
Quando il Patriarca caldeo, il 24 di novembre del 2007, fu elevato al rango di Cardinale da Papa Benedetto XVI e sui grandi schermi in Piazza San Pietro fu mostrata l'immagine delle berrette dei 23 nuovi cardinali la sua spiccava tra tutte. 
Il colore era però cambiato. La nuova dignità del Patriarca, il primo ad essere nominato cardinale nella storia della chiesa caldea, era segnata da uno shash il cui corpo di garza era ricoperto da seta rossa come rossa era la sommità.

Il nuovo patriarca che succederà a Mar Emmanuel III Delly, e che il sinodo che si sta svolgendo a Roma nominerà a breve, forse sceglierà di indossare lo shash nero o amaranto che però, sebbene più discreto di quello rosso, non servirà a renderlo anonimo, neanche in Via della Conciliazione dove la concentrazione di prelati è altissima. 
Parafrasando un proverbio si potrebbe dire: Patriarca avvisato, mezzo salvato.
 








Alcune informazioni e le foto dei due Shash  sono state tratte dal blog Philippi Collection che raccoglie la più vasta collezione al mondo di copricapi del mondo ecclesiastico, cristiano, ebraico e musulmano
Le informazioni che non compaiono sul blog del Sig. Philippi sono state fornite a Baghdadhope da sacerdoti e vescovi caldei.