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17 dicembre 2012

Iraq, si conclude la visita del card. Sandri. Mons. Sako parla degli attentati di ieri a Kirkuk

By Radio Vaticana

L’esplosione di alcuni ordigni contro moschee sciite ha causato ieri a Kirkuk  una dozzina di morti e circa 75 feriti. L’ondata di violenza ha investito la città irachena proprio in coincidenza con la presenza del cardinale Leonardo Sandri, che oggi conclude una visita in Iraq e domani farà rientro in Vaticano. 
Il servizio di Alessandro De Carolis:

Bombe e sangue sono tornati a colpire una città a lungo martoriata negli anni scorsi e che ieri ha rivissuto il terrore degli attentati, quando due autobombe e sette ordigni improvvisati hanno trasformato in un inferno la parte settentrionale della città, abitata prevalentemente da sciiti. Tra i 12 cadaveri rimasti sul terreno, anche quelli di due bambini, mentre a dozzine i feriti sono stati trasportati negli ospedali. Le bombe hanno scosso Kirkuk mentre in città si trovava anche il cardinale Sandri, il quale ha presieduto la celebrazione eucaristica nella cattedrale caldea.
Il prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha portato al clero e ai cattolici iracheni l’incoraggiamento di Benedetto XVI. Non accada mai – ha detto il porporato – che per le privazioni materiali e personali, per la guerra, la povertà, l’emigrazione, si perda la speranza. “Nella vostra nazione sfigurata e ferita – ha affermato – i cristiani sono oggi il piccolo gregge. Il Signore vi esorta a non temere e piuttosto ad attingere alla fonte della Grazia, che ci è data in Cristo”.
Da Kirkuk, il cardinale Sandri si è spostato a Erbil, dove nel pomeriggio di oggi il rappresentante vaticano ha presieduto la Messa conclusiva della sua visita irachena nel Seminario locale. E proprio ai seminaristi, il porporato ha rivolto le esortazioni più intense. “Siete voi – ha detto – la speranza e il futuro delle vostre Chiese”, siate quindi, come insegna il Natale ormai vicino, “dimora accogliente per il Verbo”. E notando come “le tenebre” sembrino “addensarsi” sul Medio Oriente e sull’Iraq, “particolarmente sui cristiani”, il cardinale Sandri ha invitato a non dimenticare le parole di “un esemplare sacerdote”, padre Ragheed Ganni, un martire della Chiesa caldea, ucciso a Mossul nel 2007.
Dopo aver celebrato la Domenica della Palme in condizioni terribili, padre Ganni osservava: “Ci siamo sentiti simili a Gesù quando entra a Gerusalemme, sapendo che la conseguenza del Suo amore per gli uomini sarà la Croce. Così noi, mentre i proiettili trafiggevano i vetri della chiesa, abbiamo offerto la nostra sofferenza come segno d’amore a Gesù”. E aggiungeva, nel segno della speranza: “Posso sbagliarmi, ma una cosa, una sola cosa, ho la certezza che sia vera, sempre: che lo Spirito Santo continuerà ad illuminare alcune persone perché lavorino per il bene dell’umanità, in questo mondo così pieno di male”.
A concelebrare con il cardinale Sandri la Messa di ieri a Kirkuk, davanti a un migliaio di persone, c’era il vescovo caldeo della città, mons. Luis Sako. Al microfono di Helene Destombes, della redazione francese della nostra emittente, il presule descrive gli attimi in cui la Chiesa gremita ha udito le esplosioni.
Mentre il cardinale celebrava la Messa in rito caldeo, abbiamo sentito una forte esplosione, era lontana. La Chiesa era pienissima, perché prima della Messa c’era stato un incontro molto importante con gli imam sciiti e sunniti, nella moschea vicina: hanno molto apprezzato questa storica visita, rinnovando il loro rispetto per la Chiesa cattolica, che aiuta per la pace e per la cultura del dialogo. Questi imam - due sunniti e uno sciita - hanno sottolineato anche il ruolo del Santo Padre per la pace internazionale e hanno molto apprezzato anche il ruolo dell’arcivescovado caldeo a Kirkuk. Gli imam hanno chiesto, infine, di trasmettere i loro saluti a Sua Santità Benedetto XVI. Il cardinale ha invitato i cristiani e i musulmani ad essere messaggeri della pace.
La visita del cardinale Sandri, in diverse città del Paese, ha una dimensione simbolica molto importante: è un segno di speranza?
E’ un segno, prima di tutto, di comunione: siamo una sola Chiesa. E quando qualcuno viene come inviato speciale del Santo Padre, vuol dire che il Santo Padre stesso è vicino a noi e pensa a noi. Questo ci dà molta forza e molto coraggio per rimanere qui, per perseverare e per testimoniare.