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27 novembre 2012

Vienna, apre il nuovo Centro per il dialogo interreligioso. Qualche polemica con lo sponsor saudita


"Il mondo ci guarda" e si aspetta che il Centro sia un luogo di dialogo per promuovere "la libertà religiosa in tutti i suoi aspetti, per ognuno, per ogni comunità, per ogni luogo": è l'augurio e la richiesta espressi dal card. Jean-Louis Tauran, a un incontro tenutosi ieri sera in occasione dell'inaugurazione del nuovo Centro per il dialogo interreligioso e interculturale con sede a Vienna. Il Centro prende il nome dal maggiore sponsor, il re Abdullah Bin Abdulaziz, ed è sostenuto anche dalla Spagna e dall'Austria.
Il KAICIID (King Abdullah bin Abdulaziz International Centre for Interreligious and Intercultural Dialogue) vuole essere un luogo per costruire ponti fra le religioni, promuovendo una migliore comprensione fra le diverse fedi. Il Centro è diretto da nove personalità: tre musulmane, tre cristiane, un ebreo, un indù e un buddista. Fra i tre cristiani, vi è il rappresentante della Santa Sede, p. Miguel Ayuso Guixot, segretario del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso.
Nella giornata di ieri si sono susseguiti incontri e seminari per iniziare a tracciare alcune linee di impegno: revisione dei libri di testo delle scuole su come presentano le religioni; campagne sanitarie comuni nei Paesi poveri; offerta di studi per leader religiosi a Vienna. "Lo scopo - ha detto il rappresentante del re saudita, Fahad Sultan Al-Sultan - è di promuovere l'accettazione delle altre culture, la moderazione, la tolleranza".
Il principe Saud Al-Faisal, ministro degli esteri del regno, ha spiegato che il Centro vuole promuovere la pace nel mondo e servire l'umanità, "portando pace e comprensione fra le religioni. Le religioni sono state la base di molti conflitti".
L'impegno dell'Arabia saudita nel dialogo interreligioso è un fatto molto recente, seguito all'attacco alle Torri Gemelle dell11 settembre 2001, in cui la maggioranza dei terroristi erano proprio sauditi. Da allora il re Abdullah ha fatto dei passi per frenare il conflitto delle civiltà e varato alcuni simposi interreligiosi. Nel 2008 ha sostenuto un incontro a Madrid; subito dopo ha visitato Benedetto XVI in Vaticano. I tentativi di riforma del regno esistono, ma vanno con molta lentezza. Saud Al-Faisal ha parlato di una "lunga marcia" del suo Paese verso delle caute riforme. Rimane ancora il grave problema dell'Arabia saudita, dove non è permessa alcuna altra religione se non l'islam e dove è vietato esporre in pubblico e in privato i propri simboli della fede, col rischio di essere imprigionati o espulsi
Ma proprio queste due misure, dialogo all'estero e repressione a casa, hanno suscitato alcune critiche anzitutto in Austria. Alcuni musulmani liberali si sono radunati davanti al luogo del simposio per criticare le violazione dei diritti umani in Arabia saudita. Il Partito verde austriaco ha espresso dubbi sulle reali intenzioni del regno saudita nel promuovere il Centro - e pagare le spese per i primi tre anni - quando nello stesso tempo esso finanzia molte moschee in Europa dove si predica il wahabismo, l'islam radicale e guerriero. Ieri i sauditi hanno dichiarato che il messaggio del dialogo sarà diffuso anche nella loro patria.
Il card. Tauran ha sottolineato il ruolo del Centro come "opportunità per aprire un dialogo su molti temi, tra cui quelli relativi ai diritti umani fondamentali, in particolare, alla libertà religiosa in tutte le sue forme, per ogni uomo, per ogni comunità, ovunque. A questo riguardo, voi capirete che la Santa Sede è particolarmente attenta alla sorte delle comunità cristiane nei Paesi, dove una tale libertà non è adeguatamente garantita. Informazione, nuove iniziative, aspirazioni e forse anche difetti, saranno portati alla nostra attenzione. Sarà, poi, compito del Centro -e, dove possibile con la cooperazione di altre organizzazioni- verificare la loro autenticità e agire di conseguenza, affinché i nostri contemporanei non siano privati della luce e delle proposte che la religione offre per la felicità di ogni essere umano. I credenti devono lavorare e sostenere tutto ciò che favorisce la persona umana nelle sue aspirazioni materiali, morali e religiose. Così sono richiesti tre atteggiamenti: 1.Rispetto dell'altro nella sua specificità; 2.Conoscenza oggettiva reciproca della tradizioni religiosa di ognuno, specialmente attraverso l'educazione; 3.Collaborazione affinché il nostro pellegrinaggio verso la Verità sia realizzato nella libertà e nella serenità".
Al simposio inaugurale ha partecipato anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, e il patriarca ecumenico di Costantinopoli. Nel suo indirizzo di saluto, Bartolomeo I ha esortato i presenti a "muoversi dal pregiudizio alla buona volontà; dalla buona volontà alla conoscenza; dalla conoscenza alla comprensione; dalla comprensione al luogo in cui riconoscere il soffio di Dio su ogni vita umana, sentendo amore per ogni individuo". "Questa serata - ha aggiunto - è una potente dichiarazione al mondo che la concordia è meglio dei conflitti per risolvere i problemi".