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9 gennaio 2012

Il Papa ai diplomatici: «Basta persecuzioni dei cristiani»

by Andrea Tornielli

«In non pochi Paesi i cristiani sono privati dei diritti fondamentali e messi ai margini della vita pubblica; in altri subiscono attacchi violenti contro le loro chiese e le loro abitazioni». Lo ha detto Papa Ratzinger, ricevendo nella Sala Regia il Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per i tradizionali auguri di inizio anno. Benedetto XVI, come accade ogni anno, ha presentato una panoramica sullo stato del mondo, ricordando i problemi e i segnali incoraggianti. Ha innanzitutto salutato l’ambasciatore della Malesia, Paese che si è aggiunto nel corso del 2011, e ha rivolto un pensiero al neonato Stato del Sud Sudan, costituitosi nel luglio scorso, auspicando che cessino «tensioni e scontri».

CRISI ECONOMICA
Il Papa ha ricordato le conseguenze «gravi e preoccupanti» della crisi economica e finanziaria mondiale, che «non ha colpito  soltanto le famiglie e le imprese dei Paesi economicamente più avanzati, dove ha avuto origine, creando una situazione in cui molti, soprattutto tra i giovani, si sono sentiti disorientati e frustrati nelle loro aspirazioni ad un avvenire sereno», ma che «ha inciso profondamente anche sulla vita dei Paesi in via di sviluppo». Benedetto XVI invita a non scoraggiarsi e a «riprogettare risolutamente il nostro cammino, con nuove forme di impegno. La crisi può e deve essere uno sprone a riflettere sull’esistenza umana e sull’importanza della sua dimensione etica, prima ancora che sui meccanismi che governano la vita economica». Bisogna, ha spiegato, «darci nuove regole che assicurino a tutti la possibilità di vivere dignitosamente e di sviluppare le proprie capacità a beneficio dell’intera comunità».

I GIOVANI E LA PRIMAVERA ARABA
Ratzinger ha quindi parlato degli «effetti dell’attuale momento di incertezza» che colpiscono particolarmente i giovani. «Dal loro malessere sono nati i fermenti che, nei mesi scorsi, hanno investito, talvolta duramente, diverse regioni. Mi riferisco anzitutto al Nord Africa e al Medio Oriente, dove i giovani, che soffrono tra l’altro per la povertà e la disoccupazione e temono l’assenza di prospettive certe, hanno lanciato quello che è diventato un vasto movimento di rivendicazione di riforme e di partecipazione più attiva alla vita politica e sociale». Per Benedetto XVI è ancora prematuro cercare di fare un bilancio, ma è evidente che «l’ottimismo iniziale» abbia «ceduto il passo al riconoscimento delle difficoltà di questo momento di transizione e di cambiamento, e mi sembra evidente che la via adeguata per continuare il cammino intrapreso passa attraverso il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali». Il rispetto della persona, ha aggiunto Ratzinger, «dev’essere al centro delle istituzioni e delle leggi, deve condurre alla fine di ogni violenza e prevenire il rischio che la doverosa attenzione alle richieste dei cittadini e la necessaria solidarietà sociale si trasformino in semplici strumenti per conservare o conquistare il potere». Il Papa ha anche invitato la comunità internazionale «a dialogare con gli attori dei processi in atto, nel rispetto dei popoli e nella consapevolezza che la costruzione di società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso, costituisce un orizzonte più vasto e più lontano di quello delle scadenze elettorali».

SIRIA, TERRA SANTA E IRAQ
Benedetto XVI ha espresso una «una grande preoccupazione» per le popolazioni dei Paesi in cui continuano tensioni e violenze, «in particolare la Siria, dove auspico una rapida fine degli spargimenti di sangue e l’inizio di un dialogo fruttuoso tra gli attori politici, favorito dalla presenza di osservatori indipendenti». Ha pii citato la Terra Santa, «dove le tensioni tra palestinesi e israeliani hanno ripercussioni sugli equilibri di tutto il Medio Oriente». Bisogna, ha affermato, che «i responsabili di questi due popoli adottino decisioni coraggiose e lungimiranti in favore della pace». Una parola di apprezzamento il Pontefice l’ha rivolta all’iniziativa del regno di Giordania che ha fatto ripartire il dialogo: «auspico che esso prosegua affinché si giunga ad una pace duratura, che garantisca il diritto di quei due popoli a vivere in sicurezza in Stati sovrani e all’interno di frontiere sicure e internazionalmente riconosciute». E anche in questo caso ha chiesto alla comunità internazionale di «stimolare la propria creatività e le iniziative di promozione di questo processo di pace, nel rispetto dei diritti di ogni parte». Il Papa ha quindi detto di seguire «con grande attenzione gli sviluppi in Iraq, deplorando gli attentati che hanno causato ancora recentemente la perdita di numerose vite umane, e incoraggio le sue autorità a proseguire con fermezza sulla via di una piena riconciliazione nazionale».

EDUCAZIONE E FAMIGLIA
Riallacciandosi al tema della Giornata mondiale per la pace, Benedetto XVI ha ribadito come l’educazione sia «un tema cruciale per ogni generazione», riaffermando la necessità di preservare i «luoghi educativi». «Tra questi figura – ha detto – anzitutto la famiglia, fondata sul matrimonio di un uomo con una donna. Questa non è una semplice convenzione sociale, bensì la cellula fondamentale di ogni società. Pertanto, le politiche lesive della famiglia minacciano la dignità umana e il futuro stesso dell’umanità». Il Papa ha chiesto politiche che la valorizzino. E parlando dell’apertura alla vita ha espresso soddisfazione per la recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che «vieta di brevettare i processi relativi alle cellule staminali embrionali umane, come pure la risoluzione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, che condanna la selezione prenatale in funzione del sesso». Guardando soprattutto al mondo occidentale, Ratzinger si è detto convinto che «si oppongano all’educazione dei giovani e di conseguenza al futuro dell’umanità le misure legislative che non solo permettono, ma talvolta addirittura favoriscono l’aborto, per motivi di convenienza o per ragioni mediche discutibili».