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14 dicembre 2011

Mosul, ancora sangue cristiano: marito e moglie uccisi in un agguato

By Asia News
by Joseph Mahmoud

Nuovo omicidio mirato contro la comunità cristiana irakena a Mosul, nel nord dell’Iraq, teatro da tempo di una lunga striscia di sangue contro la minoranza religiosa. Fonti locali di AsiaNews, che chiedono l’anonimato per sicurezza, riferiscono che ieri sera “un cittadino cristiano caldeo e sua moglie sono stati uccisi” a colpi di arma da fuoco; nell’agguato sono invece sopravvissuti i due figli della coppia, che si trovavano con loro al momento dell’attacco. Nei giorni scorsi a Zakho, nel Kurdistan irakeno, gruppi estremisti islamici, aizzati dall’imam locale, hanno preso di mira attività dei cristiani nella zona; gli attacchi sono iniziati il 2 dicembre e continuati nei giorni successivi a Dohok, con decine di negozi incendiati e almeno 30 i feriti.
Nell’agguato di ieri sera a Mosul sono morti Adnan Elia Jakmakji, di 34 anni, e sua moglie Raghad al Tawil, di 25 anni. I coniugi, racconta la fonte di AsiaNews, si trovavano a bordo della loro automobile in compagnia dei due figli, nel quartiere 17 luglio, nella zona a est della città. La coppia è deceduta sul colpo, mentre i figli hanno riportato ferite ma non sarebbero in pericolo di vita. Dalle prime ricostruzioni sembra che il gruppo armato abbia teso una vera e propria imboscata, aspettando la coppia e investendoli con una pioggia di proiettili. Gli assassini sono poi fuggiti indisturbati, facendo perdere le loro tracce.

La famiglia era proprietaria di un piccolo negozio, ma non è ancora chiaro se l’omicidio sia in qualche modo legato alla loro attività commerciale. I funerali hanno avuto luogo oggi nella chiesa caldea dell’Immacolata, a Mosul. “In questo periodo la sicurezza sta peggiorando – conferma la fonte – e i cristiani sono preoccupati in vista delle celebrazioni del Natale”.

Da tempo la comunità cristiana nel nord dell’Iraq è vittima di una guerra incrociata fra arabi, turcomanni e curdi per la conquista del potere e il controllo degli enormi giacimenti petroliferi racchiusi nel sottosuolo. Ad aumentare la tensione, il ritiro completo delle truppe statunitensi dal Paese – previsto entro la fine dell’anno – che potrebbe generare ulteriore instabilità e violenze.