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21 novembre 2011

Nuova scuola cristiana in Iraq. Mons. Bashar M. Warda e Mons. Giorgio Lingua.

By Baghdadhope*

Inaugurata la scuola cristiana di Mar Qardakh ad Erbil, nel nord Iraq.
Baghdadhope ne ha parlato con l’Arcivescovo caldeo di Erbil, Mons. Bashar M. Warda e con il Nunzio Apostolico in Giordania ed Iraq, Mons. Giorgio Lingua.

All’inizio del 2011 l’arcivescovo caldeo di Erbil, Mons. Bashar M. Warda, presentò il progetto relativo alla creazione di un ospedale e di un’università nella città del nord Iraq divenuta da anni una delle mete obbligate per i cristiani in fuga dalle violenze negli altri centri del paese.
Un ospedale ed un università che, seppur di proprietà dell’arcidiocesi che ne curerà la gestione, saranno aperti a tutti, indipendentemente dall’appartenenza etnica e religiosa, e daranno a molti cristiani l’opportunità di lavorare e quindi di ricostruirsi una vita.
Un progetto ambizioso al quale l’arcidiocesi sta lavorando con impegno – l’inizio dei lavori di costruzione dell’ospedale è infatti previsto per il prossimo mese di dicembre – e che da pochi giorni ha iniziato a concretizzarsi con l’inaugurazione di un’iniziativa “satellite”: la scuola primaria e secondaria dedicata a Mar Qardakh, santo patrono dell’arcidiocesi e figura molto importante nella storia della chiesa orientale a causa del martirio da lui subito per essersi convertito, - lui, di nobile famiglia persiana di fede zoroastriana – alla fede cristiana in seguito all’incontro con l’eremita Abdisho’, e per essersi consegnato ai soldati persiani che lo assediavano tra i monti dopo aver sognato Santo Stefano che lo invitava a rinunciare alla lotta e piuttosto a sacrificare la sua vita in nome della fede.
Una scuola, quella di Mar Qardakh, che affonda quindi le sue radici storiche nel passato ma che di antico non ha nulla e che, anzi, si propone come un’istituzione dedicata alla formazione di un’élite culturale che niente avrà da invidiare a quelle formate in paesi considerati più all’avanguardia nel campo educativo.

Baghdadhope ne ha parlato con Monsignor Warda.
“Il progetto per la scuola primaria e secondaria è nato circa dieci mesi fa” ha spiegato l’alto prelato, “l’edificio è sorto su un terreno di proprietà dell’arcidiocesi e con un investimento di 3.400.000 $, dei quali 1.600.000 $ donati dal governo americano attraverso l’ufficio per la tutela delle minoranze dell’ambasciata USA in Iraq ed 1.800.000 $ messi a disposizione dall’arcidiocesi”
“E’ una scuola privata su modello americano che quindi è strutturata su 12 gradi a partire dai sette anni di età e che grossomodo se teniamo conto del sistema scolastico italiano va dalla prima elementare alla fine della scuola secondaria.”
Quanti studenti sono già iscritti?
“174 iscritti nei primi 4 gradi”
Che tipo di insegnamento verrà impartito?
“La gestione della scuola è affidata a due coppie cristiane americane specializzate in campo educativo che si occuperanno anche di preparare all’insegnamento ragazzi e ragazze già laureati nelle università irachene, 27 dei quali già fanno parte del corpo docente, e gli studenti per il conseguimento del baccellierato internazionale. Il curriculum degli studi è basato su modelli internazionali ed è stato approvato dal ministero dell’istruzione della regione autonoma del Kurdistan in cui si trova Erbil. L’insegnamento verrà impartito in inglese, la seconda lingua obbligatoria è il francese e gli studenti seguiranno anche corsi a scelta tra arabo e curdo. E’ una scuola a tempo pieno in cui le lezioni iniziano alle 8.00 e finiscono alle 16.00 e che prevede anche attività extracurricolari ed un sistema di tutoring per gli studenti che hanno bisogno di mettersi in pari negli studi di alcune materie. Ogni studente, poi, ha a disposizione un personal computer.”
Una scuola davvero all’avanguardia. Perché la scelta dell’inglese come lingua di insegnamento?
“La scelta è stata quella di una lingua “scientifica”, se così si può dire, e non di una lingua “nazionalista”. Erbil si trova in territorio curdo ma sono molti gli arabofoni, ad esempio molti dei cristiani che sono arrivati qui dalle aree del paese dove non si parla il curdo. Scegliere una delle due lingue avrebbe quindi creato problemi e difficoltà per gli studenti. Fermo restando che, ovviamente, sia l’arabo sia il curdo sono materie di studio, ci è sembrato giusto scegliere l’inglese per evitare tali problemi e soprattutto perché è la lingua che i nostri studenti potranno “spendere” ovunque, in Iraq e nel mondo.”
Un computer per studente è un sogno in molti paesi del mondo..
“Gli iracheni, privati per tanti anni degli aggiornamenti tecnologici che altrove erano normali sono ormai diventati dei veri appassionati e dei veri esperti. I ragazzi devono poter acquisire tutti i mezzi che permetteranno loro di affrontare il mondo moderno. Oltre a ciò ci saranno contatti via web tra la nostra scuola e scuole in Canada, Australia e Stati Uniti e, a partire dall’anno prossimo, speriamo anche con la Francia. Un modo per migliorare l’apprendimento delle lingue e soprattutto per confrontarsi con coetanei di tutto il mondo. La scuola, inoltre, così come l’ospedale e l’università, darà lavoro a tanti cristiani che in molti casi hanno dovuto lasciare le proprie case senza portarsi dietro nulla ma che hanno delle professionalità che sarebbe un peccato sprecare. Il fenomeno della migrazione degli iracheni cristiani verso l’estero ha purtroppo decimato la comunità, un problema spesso denunciato come segno di una possibile completa sparizione della comunità dal paese. Denunciare però non basta. Chi è rimasto ha bisogno sì di incoraggiamento ma anche di lavorare, costruirsi un futuro dignitoso senza dover dipendere dagli altri, chiesa o governo che sia. Oltre a ciò la scuola impiegherà a vari livelli molte donne che nella società mediorientale in cui prevalgono ancora valori antichi sarebbero destinate a restare fuori dal mondo lavorativo.”
Una visione molto aperta la sua, monsignore..
“Realistica più che aperta, direi. E comunque rispettosa delle consuetudini culturali. Una donna che lavora nella nostra scuola, nella nostra università o nel nostro ospedale, sarà certa di farlo in un ambiente sicuro, e porterà anche le famiglie più tradizionaliste ad accettare piano piano il suo nuovo ruolo di parte attiva della società che tutti vogliamo costruire.
Torniamo alla scuola di Mar Qardakh di proprietà dell’arcidiocesi di Erbil. Gli studenti sono solo cristiani?
“Per ora sì. I principi della religione cristiana sono la linea guida della scuola tanto che chiederemo che possa diventare anche ufficialmente nella sua denominazione una scuola “cattolica”. Questo però non vuol dire che gli studenti non di fede cristiana non saranno accettati. I principi cristiani non escludono ma, anzi, accettano tutti con amore. Per questa ragione noi speriamo che studenti non cristiani vogliano iscriversi. Dobbiamo aspettare….”
La comunità irachena cristiana ha sempre avuto un ruolo importante nella diffusione della cultura nel paese, basti pensare al collegio dei gesuiti di Baghdad, nazionalizzato nel 1968 dal partito Baath, che fu dalla sua nascita nel 1932 una delle più importanti istituzioni culturali del paese tanto da avere a volte più studenti musulmani che cristiani. O alle altre scuole gestite dalla chiesa nel passato ma anche ai giorni nostri.
Lei pensa che nel nuovo Iraq i cristiani recupereranno il ruolo di dispensatori di cultura?
“Non è facile essere cristiani in Iraq. Ci vuole molta fede e molto coraggio. La cultura è certamente un mezzo valido per affermare il nostro ruolo di cittadini a pieno titolo nel paese che amiamo e che è nostro come di tutti gli altri iracheni.”

Una scuola moderna basata sui principi della religione cristiana in un paese a maggioranza musulmana come l’Iraq. Un’istituzione che il Nunzio apostolico in Giordania ed Iraq, Monsignor Giorgio Lingua, presente il giorno dell’inaugurazione lo scorso 11 novembre, ha dichiarato a Baghdadhope essere: “Un progetto scolastico di prima classe” realizzato con “rapidità impressionante”. L’auspicio espresso dal Nunzio è che una tale istituzione possa formare una nuova classe dirigente saldamente ancorata ai valori cristiani che la porteranno a mettere a servizio di tutta la comunità l’educazione ricevuta perché, come ha detto nel suo discorso in occasione della cerimonia di inaugurazione della scuola, l’istruzione del singolo non ha valore se non serve per il bene di tutti.
Ciò che è necessario, secondo Mons. Lingua, è che coloro che hanno il compito di educare ed istruire le nuove generazioni ricordino l’importanza di insegnare loro soprattutto la mentalità dell’amore che è la mentalità di Gesù. Gesù che visse in Palestina in un periodo di forti tensioni e violenze ma che non cercò di risolvere i problemi, che non lottò contro gli oppressori, iniziando piuttosto a creare nei suoi discepoli una nuova mentalità che andava controcorrente quando diceva ad esempio 'Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli'.
La mentalità dell’amore, appunto, che servirà alle nuove generazioni di studenti non tanto per il proprio successo personale ed economico quanto per creare un mondo migliore.
La presenza di Mons. Lingua ad Erbil per l’inaugurazione della scuola di Mar Qardakh ha indubbiamente rimarcato l’attenzione che la Santa Sede attraverso la Nunziatura ha verso la comunità irachena di fede cristiana e che si esprime, come ha spiegato lo stesso Nunzio, in diversi modi.
L’incoraggiamento alla cooperazione internazionale attraverso le ambasciate presenti a Baghdad a favore delle fasce più deboli della società irachena, ad esempio con progetti di sviluppo che riguardino le aree in cui molti cristiani si sono rifugiati per ragioni di sicurezza, ma anche il sostegno alla Caritas internazionale e, per rimanere nel campo dell’istruzione, la promozione di borse di studio a favore degli studenti cristiani sia in Iraq, attraverso la Caritas, sia all’estero con la collaborazione dell’ambasciata di Polonia e dell’Unione Europea.
Certo, come ha detto Mons. Warda, essere cristiani in Iraq non è facile ed iniziative come la scuola di Mar Qardakh o quelle promosse dalla Nunziatura Apostolica non serviranno a risolvere tutti i problemi. Sono però dei segnali forti della volontà degli iracheni cristiani di rimanere nel proprio paese e di contribuire alla sua rinascita. Sarebbe ora che tutte le parti in Iraq, a dispetto di etnia e fede, facessero lo stesso.
Nel nome del paese che tutti amano.

All’inaugurazione della scuola di Mar qardakg, sabato 12 novembre, erano presenti l'Arcivescovo titolare della diocesi, Mons. Bashar Warda, il Nunzio Apostolico in Gordania ed Iraq, Arcivescovo Mons. Giorgio Lingua, il Governatore di Erbil, Mr. Nauzad Hadi, il coordinatore per gli affari delle minoranze presso l'ambasciata americana in Iraq, Mr. Peter Bodde ed il Console Generale americano in Kurdistan, Mr. Alexander Laskaris.