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5 luglio 2011

Una domenica di festa ad Erbil. Prima comunione nella chiesa di Mar Qardakh

By Alessandro Ciquera per Baghdadhope*

La Chiesa cattolica caldea di Mar Qardakh a Shorsh, ad Erbil, è un centro nevralgico di vita nel quartiere.

Quando incominciano ad arrivare le prime famiglie dei bambini che questa mattina riceveranno la comunione il sole non si è ancora alzato totalmente, l'aria è ancora frizzante e il cielo è dipinto di un azzurro chiaro che rasserena. Si formano capannelli di persone che chiaccherano mentre i bambini corrono in giro per il cortile emozionati per il traguardo che per tanto tempo hanno aspettato di scorgere.

Il numero di fedeli in attesa della Messa si fa sempre più cospiquo, pian piano i banchi iniziano a riempirsi e il coro prende posizione. Ci sono cristiani di ogni estrazione sociale e hanno tutti un espressione tranquilla sul volto, oggi per loro è un giorno importante, un momento che riempirà i loro ricordi per tanti anni a venire. Le macchine fotografiche scattano velocemente le impressioni di questa particolare mattina di fine Giugno, ognuno vuole incidere sul rullino un istante di felicità da conservare per sempre dentro di sè, e da rispolverare nel momento in cui arrivassero giorni difficili.

Ovunque si avverte un fortissimo profumo di rose e fiori d'arancio che contribuiscono a rendere ai partecipanti il giusto spirito.

Il colore che domina è il bianco, dei vestiti dei bambini, del velluto che cinge le panche, del chierichetto, dei diaconi. Sembra di essere in un mondo a parte, come se per una volta tutte le preoccupazioni e le ansie venissero chiuse fuori dal sagrato. Al momento dell'inizio della cerimonia tutti si alzano in piedi e cala il silenzio spezzato solo dal canto iniziale.

Si alterneranno in seguito varie voci, il coro dei giovani della parrocchia guida la comunità, seguito a ruota dai fedeli. Il coro si trova nella parte superiore della Chiesa, per arrivarci si salgono alcuni gradini della scala a chiocciola e una volta sopra il panorama è ineguagliabile. L' edificio con il passare dei minuti diventa sempre più gremito, e dopo che sono arrivati anche gli ultimi ritardatari praticamente è tutto pieno. Si percepisce una grande partecipazione emotiva, un forte senso di appartenenza a qualcosa di buono, e di bello.

Grappoli d'uva sono appesi alle panchine, e due lunghi veli bianchi brillantinati seguono la navata centrale. Verso metà cerimonia anche i bambini intonano il loro coro, e nei momenti successivi l'Arcivescovo Mons. Bashar Matti Warda chiedera' loro di rinnovare la promessa che ognuno di loro ha fatto a Gesù. Il tempo passa lentamente, fino a quando uno per uno i bambini si incolonnanno per ricevere la loro prima Ostia consacrata, sono fieri e orgogliosi, glielo si legge negli occhi.

Qualche genitore si commuove, altri fissano con grande gioia quello che sta avvenendo.

Al termine della cerimonia è una grande festa di fiori e di colori, qualche gruppo canta e si abbraccia, si lanciano piccoli fiori, si sorride. Ognuno ricalca in molti particolari i primi fedeli che seguirono il Cristianesimo nei momenti successivi alla morte di Cristo, come nelle prime comunità: c'è semplicità in ogni gesto, l'essenziale da cui molti in Europa dovrebbero prendere esempio.

Questo e' un piccolo scatto di vita quotidiana nella comunità caldea di Erbil, ogni Domenica alle sei e mezza la Chiesa si riempie nuovamente con centinaia di credenti che vengono pregare durante la messa condotta dal giovane e forte Padre Rayan Atto.

Dalle sette alle otto di Domenica e dalle cinque di Venerdi è aperta la clinica nel retro della parrocchia, dedicata a Padre Ragheed Ghanni ucciso a sangue freddo a 35 anni, il 3 giugno 2007 a Mosul con tre diaconi. In questo luogo circondato da rose rosse e bianche, tutti, a prescindere dall'etnia e dalla religione, possono andare a farsi visitare e curare da alcuni medici presenti, recentemente è stato attivato anche uno studio dentistico.
Questo è probabilmente uno dei segnali di speranza più forti che arrivano da questo piccolo angolo di umanità: nulla è più potente della forza del ricordo che ci consente di vivere il presente con grinta e tenacia, conservando nel profondo del nostro cuore tutti coloro a cui abbiamo voluto bene e che ora non ci sono più. Essi non se ne sono andati totalmente: vivono con noi, camminano sulle nostre gambe e tutti continueremo e custodire i loro volti e i loro sorrisi, affinchè non vadano perduti. Custodiamo i nostri ricordi come fotografie, come fotografie di uno splendido mattino di fine Giugno, dove l'aria e' ancora frizzante e il cielo si colora lentamente di azzurro.