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29 luglio 2011

Kirkuk: donne cristiane e musulmane unite contro la violenza

By Asia News
di Joseph Mahmoud

L’Unione libera delle donne (cristiane) di Bethnahrain (Mesopotamia) a Kirkuk, nord dell’Iraq, ha tenuto oggi, nella grande aula della cattedrale caldea, una conferenza incentrata sulla “violenza contro le donne”.
All’evento hanno partecipato più di 100 donne cristiane e musulmane, insieme a personalità del governo e della società civile. In previsione dell’evento, l’Unione aveva promosso un’inchiesta su mille donne nella città di Kirkuk per capire l’incidenza di fenomeni di violenza subiti in passato. La grande maggioranza delle interpellate (l’88% del totale) hanno affermato di aver subito una forma – più o meno grave – di violenza ed emerge inoltre che la tenenza è di una continua crescita.
All’evento organizzato dal movimento femminile ha preso parte anche l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, il quale ha illustrato il punto di vista cristiano nei riguardi della donna.
“Il cristianesimo – ha sottolineato il prelato – non crede mai che le donne siano inferiori agli uomini o siano un elemento di importanza secondaria”. "Nella gerarchia, secondo il concetto teologico di creazione, ha pari importanza in quanto a valore umano e capacità”.
Mons. Sako ha ricordato la Bibbia, dove è scritto che Dio ha creato l'uomo a sua immagine e somiglianza” (Gen 1-27). Uomini e donne furono creati ad immagine di Dio, continua l’arcivescovo di Kirkuk, e lo stesso concetto è ripreso nel Nuovo Testamento, dove “la nuova creazione continua di gloria in gloria” (1 Corinzi 11-11). Pur potendo creare esseri superiori o inferiori, nella visione cristiana Dio ha creato il genere umano – maschio e femmina – e lo ha dotato di “pari valore e pari dignità in tutto. Sono partner complementari nella creazione e nella salvezza operata da Cristo… Uno ha bisogno dell’altro, si completano e si influenzano a vicenda”. Nel Vangelo non si fa alcuna differenza fra uomo e donna, ha poi spiegato mons. Sako, perché entrambi derivano “dall’essenza di Dio Padre”. In Dio non c'è distinzione di sesso, né a favore delle donne, tantomeno a beneficio dell’uomo. Pertanto la presunta inferiorità delle donne “non viene da Dio Creatore” e anche Cristo con Maria Maddalena, con la Samaritana e con l’adultera ha tenuto un sentimento di compassione, arrivando a esclamare “Chi di voi è senza peccato scagli la prima pietra” (Giovanni 8: 3-6). Gesù Cristo ha trattato le donne come “un essere umano capace di amare, capire, lavorare e pensare, collaborare e condividere e comunicare. Il suo rapporto – esclama l’arcivescovo – è un esempio per tutti noi”.
Nel suo intervento, il prelato ha ricordato infine papa Giovanni Paolo II che – nell’Esortazione Apostolica “Una nuova speranza per il Libano” del 1997 – afferma chiaramente che le donne meritano un’attenzione particolare per assicurare loro il rispetto dei diritti in vari settori della vita sociale e nazionale e che la Chiesa, nella dottrina antropologica ed educativa, sottolinea la parità di diritti tra uomini e donne, poiché “tale parità viene in quanto ogni essere umano è creato a immagine di Dio” (76-77). Dunque alla luce della visione cristiana, le donne devono godere di pari diritti nella vita politica, sociale, economica e nell’istruzione: devono, ribadisce il prelato, avere “uguale dignità senza discriminazioni” e punta il dito contro “un errato sistema patriarcale e l’ottusità di usi e costumi nella società”, che sono all’origine dei fenomeni di violenza contro le donne, perché le classifica come “esseri inferiori” e ne radicalizza la discriminazione e le vessazioni.
A conclusione del convegno sono stati elencati alcuni punti fondamentali per valorizzare l’opera della donna. Tra questi la formazione della personalità della donna, sia dall’interno per le convinzioni personali e nella fiducia in se stessa. Va inoltre respinto ogni tipo di discriminazione e lottare per la giustizia, la pace e l’unità della creazione. Questo richiede un apprendimento continuo grazie alla lettura, allo studio e all’analisi, con convinzione e non per cieca obbedienza. Infine la presenza attiva della donna, che deve avere un ruolo decisionale e a livello di fede, tanto nelle chiese quanto nelle moschee, favorire il rispetto del piano divino e condannare ogni tipo di violenza.