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3 marzo 2011

Mons. Warda, Arcivescovo di Erbil. Progetti concreti per aiutare gli iracheni cristiani a rimanere in patria: l'ospedale e l'università di Adiabene

By Baghdadhope*

Alcune settimane fa l'arcivescovo caldeo di Erbil, nella regione autonoma del Kurdistan iracheno, Monsignor Bashar Warda, ha annunciato la futura costruzione ad Ankawa, una piccola cittadina vicino a Erbil, di un ospedale e un'università direttamente sotto il controllo della sua arcidiocesi. Baghdadhope ha chiesto a mons. Warda alcuni altri dettagli sul progetto:

"E’ un progetto ambizioso e importante che è nato da fatti incontestabili. In Iraq vi è mancanza di scuole di ogni ordine e grado. In generale tutta la popolazione irachena ha sempre avuto fiducia nelle istituzioni educative e sanitarie gestite dai cristiani. Circa 5.000 cristiani si sono trasferiti in questi ultimi anni nel territorio di Ankawa, molti di loro hanno qualifiche professionali ma si trovano ad affrontare il problema della disoccupazione e potrebbero quindi beneficiare della creazione di un ospedale e una università che, si stima, coinvolgerà circa 60 diversi ruoli professionali. Le due istituzioni sono quindi necessarie per creare occupazione, ma anche per offrire servizi a tutta la popolazione, indipendentemente dall’etnia e dalla religione ".
Il governo curdo ha donato all’arcidiocesi di Erbil attraverso la municipalità di Ankawa il terreno su cui gli edifici sorgeranno. I lavori di costruzione sono già iniziati?
"No, non ancora. I progetti assegnati al dipartimento di ingegneria di Erbil sono finiti ma i lavori di costruzione inizieranno nel mese di marzo su una superficie di circa 40.000 metri quadri."
Si tratta certamente di un impegno finanziario significativo per l'Arcidiocesi che possiede e gestisce le due strutture. Qual è il budget di spesa stimato e come intende raccogliere i fondi?
"Il costo totale dovrebbe essere di circa 8 milioni di dollari. Ovviamente l'arcidiocesi darà il suo contributo ma non sarà in grado di coprire tutte le spese. Contiamo sulla collaborazione attiva dei governi occidentali, di organizzazioni caritatevoli laiche e religiose, e di donatori, e tra loro ci rivolgiamo in particolare alle famiglie cristiane irachene con buone risorse finanziarie per le quali il consiglio finanziario responsabile delle questioni economiche ha pensato ad un ritorno economico creando una sorta di mercato locale in cui 1 / 3 delle azioni relative al progetto potrebbe essere quotato per dare profitti ai donatori /azionisti. In questo modo queste persone possono fare del bene alla comunità ed all'Iraq nel suo complesso, dal momento che delle due strutture come ho detto prima non beneficeranno solo i cristiani, e al tempo stesso avere dei profitti".
Perché un governo straniero o una ONG dovrebbe decidere di finanziare questo progetto?
"Perché è una sfida per il futuro che, è una realtà, offre opportunità molto limitate in questo settore per ora. Perché noi, cristiani, siamo cittadini iracheni e non cittadini di seconda classe e vogliamo partecipare pienamente alla rinascita del nostro paese dando il nostro contributo in particolare nei settori in cui il nostro primato è sempre stata riconosciuto da tutti gli iracheni: la sanità e l'istruzione. Perché molto è stato detto in Occidente circa la necessità di preservare la presenza cristiana in Iraq e questo progetto offre l'opportunità di aiutare a mettere in pratica il nostro desiderio di rimanere. Servizi per la comunità e luoghi di lavoro sono le condizioni necessarie per arginare la fuga degli iracheni dal loro paese."
Pensa che la creazione di opportunità di lavoro qualificato potrebbe indurre alcuni dei professionisti che hanno lasciato il paese negli ultimi anni a tornare? "Ne sono sicuro. Molti di coloro che sono fuggiti tornerebbero se fosse loro offerto di farlo in sicurezza e creando opportunità di lavoro adeguate."
La creazione di un ospedale e di un’università non può essere improvvisata. La buona volontà non è sufficiente. Che tipo di garanzie offrirete a coloro che decidessero di sostenere il progetto? E, parlando dell'università, che tipo di istituzione sarà? Quali materie verranno insegnate?
"E 'vero che la buona volontà non è sufficiente, ma è anche vero che senza di essa e senza umiltà e speranza niente si inizia e niente si finisce. La garanzia è il nostro desiderio e la necessità di costruire il nostro futuro qui. Per quanto riguarda l'università, per esempio, il consiglio dell'Università dello Spirito Santo a Kaslik, in Libano, ha accettato di condividere con noi la loro esperienza nel campo dell'istruzione superiore, anche se l'accordo finale richiederà ulteriori approfondimenti, e in questo senso due sacerdoti della nostra diocesi andranno in Libano per imparare a gestire questo tipo di istituzione mantenendo la visione cristiana che ci è cara. Per quanto riguarda i corsi abbiamo puntato per ora su quelli che sono più necessari e richiesti dai nostri giovani: commercio, arte, letteratura, informatica e legislazione internazionale."
Conterete sulla collaborazione di istituzioni accademiche e mediche di altri paesi?
"Ci auguriamo che docenti e specialisti provenienti da altre nazioni contribuiscano attraverso le loro conoscenze al buon funzionamento dei nostri progetti e per questo motivo ci auguriamo di sviluppare futuri contatti con le università, gli ospedali e le organizzazioni interessate a sostenerli attivamente. Creare un ospedale da 100 posti letto con otto sale operatorie e una università per 3.000 studenti è una sfida per noi e per coloro che vogliano dare il proprio contributo."
Come può una persona o un ente interessato nei progetti avere più informazioni a riguardo?
"Mettendosi direttamente in contatto con me scrivendo in inglese a: bashar_warda@yahoo.com
Il nome del progetto è Adiabene Hospital e University. Può spiegarne la ragione?
“Adiabene era il nome del territorio di una provincia metropolitana della Chiesa d’Oriente che tra il V ed il XIV secolo si estendeva su una vasta area in cui uno dei centri principali era l’odierna città di Erbil.”