Pagine

24 febbraio 2011

Baghdad trattiene il fiato in attesa della manifestazione di domani

By Baghdadhope*

In una Baghdad il cui centro si va svuotando dai propri cittadini ed in cui la maggior parte dei negozi sono chiusi o deserti, un anziano cristiano, Yousef Isho, è stato ucciso a coltellate da ignoti che hanno fatto irruzione nella sua casa di Karrada, al centro della città, come ha riferito l'agenzia AKnews.

Intanto il governatore di Baghdad,
Salah Abdul Razaq, ha dichiarato che d'ora in poi la volontà di organizzare manifestazioni pubbliche dovrà essere comunicata alle autorità municipali almeno sette giorni prima della data prevista dell'evento. Gli organizzatori dovranno specificare il percorso scelto, il numero previsto di partecipanti e lo scopo della manifestazione. Pur sottolineando il diritto dei cittadini a manifestare pacificamente e che la comunicazione alle autorità non sottintende l'approvazione o meno da parte delle stesse, Abdul Razaq ha altresì specificato però che la sua mancanza renderà la manifestazione automaticamente illegale.

Per quanto riguarda il divieto imposto dal governo iracheno alle televisioni di trasmettere in diretta le immagini della manifestazione
di domani il direttore della Commissione per l'Informazione, Safaa Rabei, ha rivelato una trattativa in corso con il comando per le operazioni di sicurezza a Baghdad perchè anche se solo a qualche canale televisivo il permesso sia accordato anche se, c'è da scommetterci, anche in Iraq come già in Egitto, Tunisia e Libia, una parte enorme avranno nella diffusione delle informazioni i cellulari ed i social network.

La manifestazione di domani va nel frattempo caratterizzandosi politicamente malgrado le intenzioni iniziali di farne una libera tribuna attraverso la quale tutti i cittadini, a dispetto di appartenenza etnica, religiosa e politica, potessero esprimere il proprio malcontento.
A connotarla sempre più come l'eterno scontro tra sunniti e sciiti è infatti, momento dopo momento, l'opposizione ad essa da parte di alcune delle guide spirituali e politiche degli sciiti.
Secondo quanto riferito da molte fonti giornalistiche irachene e straniere Hazim al-Araji, uno dei deputati sadristi del parlamento iracheno ha dichiarato che la loro guida, Moqtada Al Sadr, improvvisamente tornato a Najaf dall'Iran, pur sostenendo le richieste dei cittadini non sostiene la manifestazione di domani ma li invita piuttosto a posposrre ogni forma di contestazione per sei mesi per dare il tempo al recentissimo governo di lavorare per il miglioramento della situazione economica e dei servizi mentre nel corso di un referendum informale previsto per il 28 di febbraio in tutte le sedi del movimento di Al Sadr - Kurdistan incluso - ai cittadini verrà chiesto se pensano che il governo abbia migliorato i servizi pubblici e se sarebbero disposti a protestare di nuovo tra sei mesi se per quella data non si fosse assistito a nessun effettivo cambiamento.
L'opposizione di Al Sadr alla manifestazione si sarebbe concretizzata, secondo i lanci di alcune agenzie, nel quartiere di Baghdad che porta il suo nome, così come in quello anch'esso interamente sciita di Shu'la, in cui si riferisce che i cittadini verrebbero inviatati a disertare la manifestazione da uomini che battono le strade con macchine dotate di altoparlanti.

Inquietante è la notizia riferita da fonti anonime all'agenzia Al Sumaria secondo la quale negli ultimi due giorni si sarebbe verificato un notevole aumento del numero di politici e parlamentari iracheni che starebbero lasciando il paese attraverso il suo aeroporto internazionale. Un'ipotesi di per sè preoccupante e che lo sarebbe ancor di più se fossero vere le voci, riportate dalla stessa agenzia, secondo le quali molti di questi uomini politici starebbero esportando ingenti cifre di denaro, ben superiori a quelle usualmente consentite dagli uffici doganali.

A Sulemaniya intanto, dopo le proteste dei giorni scorsi che hanno causato anche morti e feriti, le associazioni di difesa dei diritti civili hanno deciso di calmare gli animi frapponendo i propri attivisti tra i manifestanti e le forze dell'ordine e distribuendo loro fiori e bandiere del Kurdistan da consegnare a soldati e poliziotti. Secondo la testimonianza di uno di questi ultimi, Bahman Majid, questa iniziativa sta cominciando a riscuotere successo tra le forze dell'ordine che pur sostendendo le richieste dei cittadini li invitano a manifestarle con modi civili senza arrecare danni alle persone ed alle istituzioni ed ai loro edifici rappresentativi che è compito dei soldati e dei poliziotti difendere.