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20 gennaio 2011

Mons. Warduni alla Camera dei Deputati: "Chi non crede all'esistenza dell'inferno venga in Iraq"

By Baghdadhope*
Fonte della notizia: Radioradicale

Il 19 gennaio la Commissione Affari esteri e comunitari della Camera, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sulle violazioni dei diritti umani nel mondo, ha ascoltato la testimonianza del patriarca vicario caldeo di Baghdad, Mons. Shleimun Warduni.

"Finalmente avete voluto ascoltarci perchè siete sicuri che siamo in grande difficoltà ed in grave pericolo".
Così ha esordito Mons. Warduni di fronte al
comitato permanente sui diritti umani.
La frase d'esordio, così come quella riferita all'inferno, della cui esistenza nessuno che visiti Baghdad può dubitare, danno il polso di un intervento pacato nei termini ma tragico nella conclusione: se le cose non miglioreranno in Iraq non resteranno più cristiani.
Vari sono stati i punti toccati da Mons. Warduni nel suo intervento e nelle risposte date ai deputati.
Per prima cosa il prelato ha chiarito come, nonostante sia il caso di aiutare "tutti gli iracheni" nel difficile cammino verso la pace e la stabilità, la situazione delle minoranze "peggiori sempre di più", come esse non abbiano alcun tipo di protezione dalle violenze che le colpiscono, come i loro diritti "siano calpestati" nonostante siano "costruttori essenziali" del paese e come, tra esse, quella cristiana abbia sempre dato molto al suo sviluppo.
Mons. Warduni ha poi elencato una serie di suggerimenti da mettere in pratica per riportare l'Iraq alla normalità. Per primo la cooperazione di tutte le parti per il perseguimento della pace in Iraq ma anche in Medio Oriente e nel mondo, seguita dallo stop alla vendita di armi ed allo sviluppo di progetti per dare lavoro ai giovani iracheni che potrebbero così pensare di non lasciare il paese.
Per quanto riguarda i crimini commessi negli ultimi anni a danno della comunità cristiana Mons. Warduni ha suggerito la creazione di un "tribunale internazionale speciale" che faccia luce su di essi, ed ha invitato la classe politica italiana a fare pressioni sui governi dei paesi in cui si sviluppano le tendenze fanatiche che vedono nei cristiani i nemici per la religione da essi professata, perchè il pericolo è che questi atti si diffondano nel mondo, un fenomeno "grave, più grave di una guerra mondiale".
Un invito a fare pressioni su questi governi sulla base delle relazioni internazionali che nelle parole del vescovo abbraccia anche la questione della reciprocità in paesi come l'Arabia Saudita "che non lascia fare niente ai cristiani ma costruisce moschee dappertutto" e che è esteso anche alle Nazioni Unite che non sono, nelle parole di Mons.Warduni, abbastanza decise nell'ergersi a difesa dei diritti umani degli oppressi.
Critiche sono state poi rivolte dal prelato anche alle nazioni europee che sull'onda dei crimini più efferati compiuti contro gli iracheni cristiani hanno proposto di accoglierli nei propri territori, perchè tali proposte possono essere un incitamento alla fuga per coloro che ancora vivono nel paese, ed alle nazioni che stanno rimpatriando forzatamente gli iracheni che in esse hanno trovato rifugio per rimandarli "all'inferno".
Per quanto gli iracheni cristiani abbiano sempre chiesto solo pace e stabilità per tutto l'Iraq, perchè diventi un paese dove diverse etnie e religioni possano convivere serenamente, le parole di Mons. Warduni hanno rivelato, al di là della speranza che sempre un cristiano nutre nella protezione divina, l'amara consapevolezza di rappresentare una comunità cui sono state fatte tante promesse ma che corre in realtà il rischio di essere "sterminata".
"Speriamo ed aspettiamo" dice il vescovo commentando la creazione da parte del governo Al Maliki di una speciale commissione per i cristiani successivamente alla strage della chiesa di Nostra Signora della Salvezza che nella sua drammaticità ha oscurato tutti i crimini commessi in precedenza contro la comunità. Ed aspettano ancora gli iracheni cristiani che i colpevoli di tali crimini vengano catturati e condannati, perchè non è con l'impiccagione di un solo uomo accusato della morte di Mons. Faraj P. Rahho, ucciso a Mosul nel 2008, o con la cattura di una quindicina di terroristi responsabili tra l'altro dell'attacco del 31 ottobre scorso che le ferite della comunità, fatte di morti, feriti, profughi, saranno sanate.
Ma non è solo l'inazione che Mons. Warduni denuncia. E' la crescente islamizzazione dell'Iraq dove è sempre più difficile vivere per i non musulmani, dove alle proposte di laicizzazione dello stato si risponde con una costituzione che non è sharia ma che contiene dei "punti intoccabili" che ledono il diritto alla libertà, dove i cristiani hanno libertà di culto ma non di professare la propria fede in modo pieno, dove le conversioni verso l'Islam non sono ostacolate mentre quelle verso il cristianesimo mettono il convertito in "pericolo di morte", dove ancora, come era già negli ultimi tempi del passato regime, vige la regola per la quale i figli minorenni di un genitore cristiano che dovesse convertirsi all'Islam divengono automaticamente musulmani, dove se è vero che le bombe non distinguono tra le loro vittime è anche vero che "c'è una tendenza all'attacco ai cristiani che prima non c'era."
Una situazione tragica dunque, in cui gli iracheni cristiani vivono ormai da anni.
Anni passati tra i pericoli ed a chiedere aiuto a tutti, inascoltati, a spiegare come una comunità antichissima stia letteralmente sparendo sotto gli occhi indifferenti del mondo, a cercare una soluzione del tragico gioco di potere che si gioca sulla scacchiera irachena a cui i cristiani non partecipano ma di cui sono vittime innocenti.
Per quanto tempo ancora i vescovi iracheni saranno "messaggeri del dolore" della loro comunità?
E cosa farà il governo italiano per aiutarli?
Come dice Mons. Warduni non è più ora di promettere ma di fare.

Fino al 2 di febbraio sarà possibile ascoltare la registrazione audio dell'audizione di Mons. Warduni dal sito di Radioradicale cliccando qui o sul titolo del post.

Confermato a Baghdadhope dallo stesso Mons. Warduni il suo incontro a Milano, il prossimo 25 gennaio, con il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, che lo scorso 13 dicembre gli ha assegnato il riconoscimento speciale del presidente in occasione del Premio per la Pace 2010.
Impossibilitato ad intervenire di persona alla manifestazione milanese perchè impegnato in un incontro al parlamento europeo a Strasburgo da cui però si era collegato via audio Mons. Warduni potrà così incontrare chi, motivando il riconoscimento, ha detto dei cristiani iracheni di voler: "continuare a essere al loro fianco affinché l’Iraq, culla del cristianesimo, non veda la scomparsa della comunità cristiana".