Pagine

1 dicembre 2010

Iraq: uno scrittore denuncia le torture di Saddam -L'intervista

By Panorama
di Farian Sabahi

“Un milione di morti e un milione di vedove, otto mesi per formare il governo, l’elettricità che funziona peggio che al tempo di Saddam: questo è il bilancio dell’Iraq. Parlare di pace e democrazia è uno scherzo crudele", commenta Antoon Sinan, autore del bel romanzo Rapsodia irachena oggi in libreria per Feltrinelli
Lo abbiamo intervistato.
Il protagonista è uno studente cristiano che finisce in carcere e viene torturato. Le persecuzioni religiose si verificavano anche sotto Saddam?

Non aveva scrupoli con i nemici, ma li perseguitava solo se rappresentavano una minaccia, non per la loro fede.
Perché i cristiani sono perseguitati?

L’etnia e la fede sono le coordinate della nuova identità irachena. Dopo l’invasione del 2003 gli americani hanno smantellato le istituzioni lasciando uno stato debole, incapace di proteggere i suoi cittadini. Ora, le minoranze prive di un partito e di milizie sono senza difesa. I terroristi prendono di mira tutti, indistintamente, ma l’Occidente sembra preoccupato solo per i cristiani.
L’ex premier Tareq Aziz è stato condannato a morte, che ne pensa?

Sono contrario alla pena di morte, ma perché l’Occidente dimostra tanto interesse per lui? Faceva parte di un regime che ha ucciso centinaia di migliaia di iracheni e sperperato miliardi di dollari! Ma forse il fatto che sia cristiano gli vale l’attenzione di quegli stessi paesi occidentali che negli anni Ottanta hanno sostenuto Saddam perché faceva il loro gioco.
Sei paesi non parteciperanno alla cerimonia per il Nobel al dissidente cinese Lui Xiaobo. Perché tra questi c’è l’Iraq, dove l’Occidente cerca di esportare la democrazia?

A motivare Baghdad (e Mosca) sono gli interessi geostrategici. Con l’Iraq, Pechino ha firmato contratti petroliferi. E comunque il governo iracheno, tra i cinque più corrotti del mondo, non rappresenta il suo popolo.