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15 dicembre 2010

Cristiani in Iraq: Mons. Casmoussa al PE "vorremmo vivere in pace" con tutti

By SIR

“I cristiani in Iraq vivono una doppia sofferenza. Anzitutto perché sono una minoranza, e poi per il fatto stesso di essere cristiani. Per noi è tutto difficile: fare catechesi, l’insegnamento, il diritto al posto di lavoro, l’accesso alle cariche pubbliche”.
Mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo di Mossul, porta nella sede dell’Europarlamento le difficoltà dell’esistenza dei fedeli cristiani nel paese mediorientale.
“Vorrei che l’Unione europea incoraggiasse i musulmani moderati, che sono numerosi anche in Iraq, affinché costruiscano una democrazia in cui tutte le persone possano godere degli stessi diritti, compresa la libertà di religione”. Il Parlamento europeo ha recentemente votato una risoluzione contro la pena di morte inflitta all’ex vice presidente iracheno Tarek Aziz: lei cosa ne pensa? “Noi – risponde Casmoussa - siamo sempre contrari alla pena capitale e per questo ci siamo anche mobilitati e abbiamo sottoscritto petizioni”. Il suo racconto riprende: “In Iraq si spingono i cristiani ad abbandonare le città. E forse ad abbandonare l’Iraq stesso. Vengono recapitati alle famiglie volantini e lettere minacciosi. Non sono rispettate le nostre specificità culturali e religiose. Noi non rifiutiamo certo la convivenza con le altre religioni e vorremmo poter vivere e credere in pace”.