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24 novembre 2010

SIR: Parlamento europeo e cristiani in Iraq

By SIR

CRISTIANI IN IRAQ: VERSO UNA RISOLUZIONE UNITARIA DELL’EUROPARLAMENTO

(Strasburgo) – I gruppi politici al Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo sulla risoluzione d’urgenza che verrà votata domani in emiciclo e che riguarda due “argomenti non sovrapponibili”: la pena di morte in Iraq, e in particolare il caso della condanna di Tarek Aziz, e le violenze contro le comunità cristiane nel paese mediorientale (i due temi sono stati riuniti in un unico testo per ragioni tecniche, in quanto in una tornata di voto non possono comparire più di tre risoluzioni d’urgenza e ne erano già previste altre).
“Le azioni violente contro i cristiani in Iraq hanno raggiunto numeri e proporzioni impressionanti”, spiega il deputato Mario Mauro, che ha promosso l’iniziativa. “Non è una questione identitaria, ma una battaglia per la difesa della libertà religiosa ovunque nel mondo, la quale è fondamento delle altre libertà fondamentali”. Mauro elenca le persecuzioni cui sono sottoposti i cristiani, i delitti, le violenze contro le famiglie, costrette alla fuga. “Sono già un milione le persone di fede cristiana che hanno dovuto fuggire dalle loro case e rifugiarsi in Siria e Giordania. Ora è tempo che l’Ue faccia sentire la sua voce”, anche in vista della definizione del prossimo accordo economico-commerciale con l’Iraq, che sarà definito nei prossimi mesi.

CRISTIANI IN IRAQ: MAURO (PARLAMENTO UE), “STOP ALLE PERSECUZIONI”

(Strasburgo) – “Come relatore in Parlamento europeo del primo auspicabile accordo tra Unione europea e Iraq, farò di tutto perché la tutela dei cristiani diventi elemento cardine per la normalizzazione dei rapporti” tra l’Europa e il paese asiatico. Mario Mauro, eurodeputato, illustra le motivazioni che hanno spinto l’Eurocamera a trattare il problema delle persecuzioni verso i cristiani dopo la caduta di Saddam Hussein. “Su una popolazione di 22 milioni di abitanti, i cristiani sono solo il 3% del totale”, spiega Mauro. “Ma essi costituiscono un terzo della fascia di persone istruite in grado di far tornare il paese a competere sul piano internazionale e per questo, probabilmente, possono essere considerati un problema”.
Le attività educative e caritative dei cristiani, gli ospedali e i dispensari, sono sempre stati offerti a tutta la popolazione: “Colpire i cristiani significa dunque sbarrare la strada alla rinascita di tutta la società irachena”. La risoluzione condanna tutte le forme di violenza subite dai cristiani nel paese e richiama le autorità politiche alla protezione di questa parte di popolazione. “Nel testo – spiega Mauro al SIR – ci sono messaggi chiari al nuovo governo di Baghdad”, che chiamano in causa più complessivamente “i rapporti con l’Ue e i possibili futuri accordi sul piano economico e commerciale”.

CRISTIANI IN IRAQ: TOIA (PARLAMENTO UE), “LIBERTÀ RELIGIOSA DIRITTO FONDAMENTALE”
(Strasburgo) – “La condanna a morte di Tareq Aziz, insieme a due altri ex funzionari” del regime di Saddam Hussein, “le uccisioni dei cristiani iracheni a Mosul e gli attacchi ai luoghi di culto cristiano non lasciano indifferente il Parlamento europeo, da sempre sensibile e in prima linea per garantire il rispetto dei diritti fondamentali”: Patrizia Toia, europarlamentare, vicepresidente del gruppo Socialisti e democratici, porta il sostegno del suo gruppo (il secondo per dimensioni, dopo quello dei Popolari) alla risoluzione urgente sulle persecuzioni contro i cristiani.
“Tutti i gruppi politici hanno trovato un accordo, esprimendo una forte condanna a queste violazioni - spiega Toia al SIR -. Per quanto riguarda Tareq Aziz non possiamo accettare la pena di morte, in nessun caso. Per quanto riguarda invece gli attacchi alle comunità cristiane esprimiamo la nostra condanna, la solidarietà alle famiglie e all’intera popolazione irachena”, chiedendo “alle autorità di aumentare gli sforzi per combattere la violenza interetnica e interreligiosa”. Secondo l’eurodeputata italiana, “la libertà religiosa é un diritto fondamentale e inviolabile e l’accordo tra tutti i gruppi politici dimostra la sensibilità dell’intero Parlamento su questo tema”.

CRISTIANI IN IRAQ: CASINI (PARLAMENTO UE), “NO A PENA DI MORTE E NO AD ABORTO”
“Le persecuzioni contro i cristiani in Iraq pongono il diverso e non meno grave problema della libertà religiosa, che non riguarda solo” il paese mediorientale “ma molti altri paesi specialmente di religione musulmana”. Carlo Casini, eurodeputato italiano, commenta per il SIR la risoluzione che domani sarà votata dall’Assemblea Ue, sulla pena di morte in Iraq (con riferimento esplicito al caso di Tarek Aziz) e le persecuzioni contro i cristiani. “Riaffermare le radici cristiane dell´Europa significa certamente accettare un generoso dialogo con la cultura delle tradizioni musulmane, ma significa anche una grande fermezza nel pretendere nelle aree della fede musulmana la libertà religiosa, che è radice di qualsiasi altra libertà”. L´Ue “dispone di mezzi pacifici efficaci per ottenere tale scopo”. Su queste due questioni “sarebbe bene aprire un grande dibattito, che non deve esaurirsi nella pur doverosa indignazione per dolorosi eventi che colpiscono occasionalmente l´opinione pubblica”. Casini, nel ribadire il “no” alla pena di morte, richiama la necessità di rilanciare la “moratoria sull´aborto come conseguenza logica della affermazione del valore della vita umana, che, se giustamente ritenuto indistruttibile anche riguardo ai colpevoli dei più gravi delitti, a maggior ragione deve essere proclamato riguardo agli essere umani più innocenti, più fragili e più poveri di tutti”.
Nel giorno in cui è stato presentato il Rapporto 2010 sulla libertà religiosa di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) ed il Parlamento europeo ha raggiunto un accordo sulla risoluzione da votare domani riguardante la pena di morte in Iraq, (in particolare il caso della condanna di Tarek Aziz), e le violenze contro le comunità cristiane nel paese mediorientale, da Baghdad il vicario episcopale caldeo, mons. Shlemon Warduni denuncia una nuova escalation di minacce contro i cristiani locale. “E’ da qualche tempo – dice al SIR il vicario - che sulle case dei nostri fedeli degli sconosciuti affiggono dei volantini in cui si intima ai proprietari di lasciare la propria abitazione ed andarsene, pena gravi ritorsioni. La gente ha paura e pensa seriamente ad andarsene”. “Si respira un’aria pesante qui nella capitale e a nulla servono le promesse di aiuto o la creazione di comitati ad hoc per studiare la situazione dei cristiani”, aggiunge mons. Warduni riferendosi alla notizia dell’istituzione da parte del Parlamento nazionale di una Commissione sui problemi relativi alla sicurezza della minoranza cristiana.
“I cristiani continuano a morire per mano violenta come è accaduto due giorni fa a Mosul, dove due fratelli sono stati freddati nel loro negozio” dice sconfortato. Sulla risoluzione del Parlamento europeo il vicario caldeo non ha dubbi: “è positiva, un segnale forte della comunità internazionale ma che doveva arrivare molto tempo fa e non solo adesso. Non è in gioco solo la libertà religiosa e i diritti umani dei cristiani ma anche di tutte le minoranze nel Paese. Speriamo che l’Unione europea si faccia portavoce anche delle istanze di tutte le minoranze, indispensabili alla vita e alla rinascita del nostro Paese”.