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13 novembre 2010

Mons. Chullikatt sulle violenze anticristiane in Iraq: un incubo che non finisce


Una serata di preghiera solidale con le famiglie delle vittime del feroce attentato avvenuto il 31 ottobre scorso a Baghdad contro la cattedrale siro-cattolica della città (in cui sono morti decine di fedeli, tra cui bambini, donne e due sacerdoti) si è svolta ieri con la celebrazione dei Vespri presso la chiesa della Santa Famiglia a New York, cui hanno preso parte ambasciatori, personale diplomatico delle Nazioni Unite e molti parrocchiani.
La preghiera è stata guidata dal vescovo siro-cattolico per gli Stati Uniti e il Canada, Yousif Habash, e dall’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu a New York, Francis Chullikatt, che ha promosso l'evento e che in passato ha ricoperto la carica di nunzio apostolico in Iraq e Giordania.
“Ama i tuoi nemici, prega per coloro che ti perseguitano – l’arcivescovo ha citato le parole del Vangelo di Matteo, particolarmente adatte all’occasione – le preghiere non giovano solo alle vittime e alle loro famiglie, ma anche ai nostri cuori, affinché non crescano nell’aridità e affinché sappiamo costruire insieme un mondo in cui promuovere i valori della riconciliazione, dell’armonia, dell’amore e della pace tra le persone, le nazioni e le religioni”. “Ciò che è accaduto il 31 ottobre è l’incubo peggiore che si possa immaginare – ha aggiunto mons. Chullikatt – e l’incubo non è ancora finito. Alcune famiglie che hanno perso i loro cari, infatti, hanno dovuto subire anche l’assalto alle proprie case. La situazione è intollerabile”.
Infine l’arcivescovo ha rivolto un pensiero alle persone coinvolte in altri due attacchi: alle moschee in Pakistan e alle sinagoghe a Chicago: “Siamo particolarmente colpiti dall’atrocità di questi atti, specialmente quando vengono perpetrati in nome della religione – ha detto – e quando i nostri fratelli e le nostre sorelle sono uccisi a causa della loro fede. Non è certo questo il modo di esprimere la propria fede in Dio”.
Intanto ieri sera sono stati trasferiti in Italia, su invito del cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, e accolti al Policlinico Gemelli di Roma, 26 cittadini iracheni feriti nell’attentato. L’università Cattolica del Sacro Cuore si è resa disponibile a ospitare anche i loro 21 accompagnatori e familiari in una struttura di sua proprietà.