Pagine

3 novembre 2010

Dopo la strage, il “dilemma” dei cristiani iracheni

“I fedeli cristiani iracheni oggi sono terrorizzati e sotto shock. Si trovano davanti a un terribile dilemma: emigrare per salvare la vita dei propri cari, o restare nel paese per testimoniare la fede, rischiando di morire”: è quanto dice all’Agenzia Fides p. Vincent Van Vossel CSsR, Superiore dei Redentoristi a Baghdad, dopo la strage avvenuta il 31 ottobre nella chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza. Un commando di terroristi legati ad Al Qaeda ha fatto irruzione nella chiesa, gremita di fedeli durante la Messa, prendendo in ostaggio i presenti. Le forze di sicurezza irachene hanno compiuto un blitz per liberarli, ma la reazione dei miliziani è stato un massacro che ha fatto 58 morti, fra i quali due sacerdoti, e circa 70 feriti.
P. Vincent, che vive in Iraq da 40 anni ed è docente al Babel College di Baghdad, collegio affiliato alla Pontificia Università Urbaniana, rilascia a Fides una accorata testimonianza: “Viviamo un momento davvero terribile. Non era mai capitato prima di subire un massacro di tali dimensioni, consumato all’interno di una chiesa e durante la Santa Eucarestia. Ho visitato la chiesa e ho ascoltato le testimonianze dei fedeli scioccati. I terroristi hanno ucciso senza nessuna pietà anche donne e bambini. La comunità è traumatizzata. La chiesa sembrava un cimitero”.
La comunità cristiana di Baghdad ha perso due giovani sacerdoti siro-cattolici, p. Wasim Sabieh e p. Thaier Saad Abdal, mentre un terzo prete, il corepiscopo p. Rufail Quataimi, è ancora in ospedale, in gravi condizioni. “Che tragedia! I due sacerdoti morti, nemmeno trentenni, sono stati miei studenti al Collegio. Erano molto attivi nell’apostolato biblico, nel dialogo interreligioso e nella carità. P. Thaier era responsabile di un Centro di Studi Islamici, mentre p. Wasin era molto impegnato nell’aiuto alle famiglie povere. Sentiremo la loro mancanza”, racconta p. Vincent.
Il Redentorista ricorda che “ieri numerosi attentati hanno colpito Baghdad e luoghi sciiti: ciò significa che non solo i cristiani sono sotto attacco, ma tutto il paese è inondato dal terrorismo. E’ difficile vedere un futuro di speranza per la nazione in questo momento”, sottolinea. “Non sappiamo chi è dietro tali atti, nè dove va la nazione. Intanto la gente soffre. Vi sono mali troppo grandi che assediano il paese”.
Di qui il dilemma che si pone ai cristiani: “I fedeli dicono che la loro vita è diventata impossibile. Molte famiglie cristiane stanno organizzandosi per lasciare il paese. L'atroce dilemma è se fuggire, in cerca di un avvenire migliore, o restare, rischiando la vita. In questo momento tragico, i Vescovi hanno la grande responsabilità di parlare ai fedeli, di dare loro ragioni e speranze per convincerli a restare. Anche il compito dei nostri Pastori, oggi, si presenta molto difficile”, rimarca. Al funerale celebrato ieri, conclude il missionario Redentorista, “hanno partecipato numerosi leader musulmani che hanno chiesto al governo di difendere i cristiani. Speriamo che, dopo l’ennesimo massacro, le autorità civili ascoltino il grido dei cristiani iracheni e mettano fine alle loro sofferenze”.