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11 ottobre 2010

Mons. Warduni: sicurezza ed unità, ecco la chiave della sopravvivenza della comunità cristiana in Medio Oriente

By Baghdadhope*

Mons. Shleimun Warduni, Vicario Patriarcale caldeo di Baghdad è uno dei partecipanti al Sinodo per il Medio Oriente.

Baghdadhope ha raccolto la sua testimonianza sulla prima giornata di lavori.


"La prima impressione è stata decisamente favorevole. La presenza del Santo Padre che ha partecipato al primo incontro che ha riassunto l'Instrumentum Laboris e che ha affidato il Sinodo alla protezione di Maria, Madre di Dio, la cui intercessione era stata chiesta anche esattamente 48 anni fa (11 ottobre 1962) da Papa Giovanni XXIII nel discorso di apertura del Concilio Vaticano II, ha dato a tutti forza nell'affrontare il compito che ci aspetta. Nel pomeriggio poi sono iniziati i vari interventi dei Padri Sinodali."


C'è stato qualche intervento da parte dei rappresentanti delle chiese irachene?

"No, ancora no, ma l'Iraq è stato già più volte menzionato."

Che tipo di interventi ha dato inizio al Sinodo?
"Sono stati quasi tutti interventi positivi nel senso che hanno espresso apprezzamento per questo sinodo."

Quasi tutti vuol dire che c'è stato anche qualche presa di posizione negativa?
"Più che altro vuol dire che alcuni dei Padri Sinodali hanno espresso dei giudizi che si potrebbero definire di critica anche se è un termine troppo forte. Diciamo che hanno già messo in luce alcuni problemi che riguardano le chiese in Medio Oriente. Ad esempio si è parlato dell'impossibilità in alcune zone di portare liberamente la Parola dei Vangeli o anche del fatto che in alcuni casi i nostri fedeli in diaspora vengono accolti, laddove non ci sono strutture e sacerdoti della chiesa di provenienza, dalla chiesa latina che però a volte tende ad imporre regole che non appartengono alle nostre tradizioni. Prendiamo il caso del sacramento della confermazione (cresima) che nelle chiese orientali viene impartito insieme a quello del battesimo. Ebbene alcuni vescovi latini impongono la sua ripetizione seguendo così la propria tradizione anzichè quella di origine del fedele. "

Monsignore, qual'è la sua speranza per questo sinodo?
"Che possa unificare gli sforzi, le idee, la Parola che la Chiesa porta ai fedeli. Che possa unire le chiese perchè possano più efficacemente difendere i diritti della comunità cristiana in Medio Oriente. Ogni chiesa può e deve vivere nel rispetto della propria tradizione, delle proprie abitudini e della propria lingua ma negli argomenti che riguardano la comunità cristiana l'unità deve prevalere su tutto."

Dal punto di vista pratico quale sarebbe il risultato di questa unità? Lei ha una proposta in tal senso?
"Anche se non è facile proporrei l'istituzione di 4 comitati che rappresentino tutti i cristiani del Medio Oriente e che quindi comprendano uno o più delegati per ogni paese. I comitati dovrebbero incentrare i propri sforzi su 4 temi principali: rapporti tra le chiese cattoliche, con le chiese protestanti ed ortodosse, con gli ebrei ed i musulmani e con le forze politiche di ogni paese del Medio Oriente. Quest'ultimo comitato sarebbe particolarmente importante perchè solo dalla nostra unione cristiana può risultare una voce pacifica ma forte e risoluta, in grado di presentare le proprie istanze ai governi dei paesi dove i cristiani sono ancora maltrattati."

Monsignore, in Iraq esiste già il Consiglio dei Capi religiosi cristiani, ciò vi avvantaggerebbe in quanto ad esperienza già acquisita se la sua proposta venisse accettata?
"L'esperienza non fa mai male e quindi spero possa servirci. Il nostro Consiglio si riunisce due volte all'anno e tutte le volte che l'emergenza lo impone, come è stato quando non molto tempo fa quel sacerdote americano aveva proposto di bruciare il Sacro Corano. Un'azione che per noi sarebbe stata una sciagura ed avrebbe portato certamente conseguenze negative per le nostre comunità già afflitte da altri problemi."
Vuole ricordare questi problemi?
"Per quanto riguarda l'Iraq direi che il problema maggiore è senza dubbio la sicurezza senza la quale non può riprendere la vita normale. A sette mesi dalle elezioni l'Iraq non ha ancora un governo e ciò è fonte di preoccupazione e dolore. A Baghdad, ma non solo a Baghdad, ci sono momenti di relativa calma ma le bombe, gli omicidi, i rapimenti colpiscono ancora tutto il popolo.
Popolo che reagisce quando può fuggendo e la piaga dell'emigrazione è ciò che affligge la piccola comunità cristiana che ha già visto migliaia dei suoi figli svanire. La gente ha paura ed il governo che dovrebbe garantire la sicurezza dei suoi cittadini ancora non c'è.
C'è poi il problema delle sette cristiane straniere che, anche se in misura minore di qualche anno fa, hanno ancora il potere di attirare i nostri giovani che a volte anche solo per curiosità frequentano i loro luoghi di culto. A ciò si aggiunge il fenomeno che vede i fedeli di alcune chiese frequentare i riti di altre chiese. La cosa in sè non rappresenta un problema finchè si tratta dei riti ma lo diventa quando i nostri giovani si sposano o fanno battezzare i proopri figli in chiese diverse da quella di origine. Ripeto, l'unità è fondamentale per noi ma sempre nel rispetto delle proprie radici.
Tra emigrazione, timore di violenze, sette straniere e cambi di chiesa ci sono chiese a Baghdad che ormai hanno un terzo dei fedeli rispetto al passato. Nella mia stessa parrocchia di Palestine Street quest'anno è stata impartita la prima comunione a 13 bambini rispetto ai 50/60 del passato."

Monsignore quindi ciò che serve è: sicurezza, unità e... ?
"Direi lavoro per i giovani che devono trovare i propri spazi per rimanere nei propri paesi"

Il Sinodo può risolvere questi problemi?
"Direttamente non direi. Se un fedele viene a chiedermi cosa può fare la Chiesa per lui cosa possiamo rispondere? Possiamo dargli la sicurezza di non morire in un attentato? Possiamo trovargli un lavoro che gli permetta di mantenere la sua famiglia e sperare quindi che i suoi figli possano vivergli vicino? No. Indirettamente però questo sinodo può avere un'enorme importanza. Se le chiese del Medio Oriente ne usciranno unite saranno più forti ed in quanto tali potranno far sentire meglio la voce della intera comunità cristiana che di quei paesi è originaria e che in quei paesi sta lottando per sopravvivere."