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16 ottobre 2010

L'arcivescovo latino di Baghdad: la comunione tra i cattolici del Medio Oriente, sfida del Sinodo


L’Europa è debitrice del Medio Oriente: da lì infatti è arrivata la luce di Cristo oltre duemila anni fa. Ne hanno parlato in questi giorni i Padri sinodali denunciando nel contempo come molti cristiani oggi stiano abbandonando la Terra di Gesù e dei primi discepoli. Al fine di incoraggiare la presenza cristiana, è stato indicato come prioritario il rafforzamento della comunione ecclesiale tra le Chiese orientali cattoliche.
Su questi temi si sofferma al microfono di Paolo Ondarza, mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad dei Latini:
R. – La comunione è un problema difficile, perché in Medio Oriente le società, i gruppi hanno una mentalità molto lontana. La nostra vita è piena di cose che vanno nel senso contrario della comunione. Questo non vuol dire che non si possa essere amici: ci si incontra; ma quando si arriva alle cose essenziali c’è una specie di autodifesa. Quindi proporre oggi il problema della comunione, è profetico.
D. – Ritiene che questo Sinodo stia dando risposte all’esigenza di una comunione tra i cattolici in Medio Oriente?
R. – Certamente darà le risposte. Bisogna sperare che queste risposte vengano prese sul serio. Siamo tutti ridotti nel numero, siamo tutti esausti dai problemi; l’unità non risolverà tutti i nostri problemi con gli altri, ma almeno risolverà i problemi tra di noi.
D. – Si potrebbe iniziare – è stato suggerito – dall’unificare le feste cristiane, in particolare il Natale e la Pasqua. Lei crede che questo potrebbe essere un primo passo raggiungibile?
R. – Se veramente c’è armonia tra fede e ragione, è sicuramente raggiungibile. Perché alla fine, è un problema scientifico: misurare il tempo. Chi vuole il Calendario giuliano, chi vuole l’altro … Oggi magari possiamo fare un altro Calendario: sarà un segno importante, ma non risolverà tutto il resto!
D. – I cristiani stanno abbandonando la Terra di Gesù, la Terra da cui è partito il Vangelo ed è arrivato fino all’Europa, fino al mondo occidentale. Ecco, oggi l’Europa che cosa può fare? Si è detto che ha un debito nei confronti del Medio Oriente…
R. – L’Europa ha ereditato il cristianesimo, ma lo ha restituito. Spero che non lo perda, perché le radici cristiane dell’Europa sono talmente profonde, talmente presenti ovunque che solo i ciechi possono non volerle vedere. Comunque, l’Europa ha preso ma ha anche restituito. I grandi Santi del mondo … San Francesco d’Assisi, dove se ne può trovare uno simile? San Domenico, Santa Teresa di Gesù … Forse oggi bisogna incoraggiare i cristiani a rimanere. Incoraggiare vuol dire anche aiutare, ma forse anche condividere, andare a vivere sul posto.
D. – Quindi lei crede che invece un’immigrazione europea in Medio Oriente potrebbe portare nuova freschezza…
R. - Sì, sì, ma anche all’Europa. Vedo che alcuni europei, quando vengono in Medio Oriente, amano molto i Paesi. Per esempio, in Iraq, alcuni francesi ed anche alcuni italiani mi dicono questo Paese, più di quanto possa amarlo io.