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17 ottobre 2010

Intervento di S. B. Mar Gewargis Sliwa, Metropolita di Baghdad e Iraq

By Radiovaticana

Sono lieto di portarvi i saluti e le preghiere del nostro Patriarca Sua Santità Mar Dinkha IV.

Tutti i cristiani del Medio Oriente e soprattutto i cittadini cristiani dell’Iraq sono al corrente di questi incontri. Tutti loro la considerano un’assemblea spirituale e santa e ritengono che qualsiasi cosa - e in qualunque momento - noi chiediamo a Dio per la loro salvezza e felicità, Lui la concederà. Per questo motivo ritengo che questa assise rappresenti per noi una grande responsabilità se non si otterrà ciò che essi si aspettano; dobbiamo essere consapevoli che la loro fede e la loro appartenenza alla Chiesa ne verranno influenzate.Continuiamo, tutti noi, con i nostri diversi giardini, belli e santi, a operare insieme in amicizia, fratellanza e spiritualità, a innaffiare le radici del cristianesimo in questo nostro paese, a salvare il nostro mondo da molti temibili disastri, a vivere con rispetto e amicizia insieme ad altri credenti nel nostro onnipotente Dio ovunque noi siamo, a essere cittadini buoni e rispettati nel paese e a essere buoni vicini di quanti vivono nel bisogno.Tutti i popoli del mondo, tutti i governi, tutte le Chiese e tutte le organizzazioni umanitarie, ovunque nel mondo, sanno ciò che sta avvenendo in Iraq e comprendono chiaramente le circostanze inattese e le orribili situazioni che affliggono il popolo iracheno in generale, e soprattutto i cristiani iracheni dall’invasione del 2003.I problemi e le sofferenze dei cristiani in Iraq sono diversi da quelli di altri cristiani nei paesi del Medio Oriente.Dobbiamo impegnarci a individuare e studiare per comprendere le ragioni che hanno causato circostanze tanto inattese e orribili e riconoscere cosa ci sia dietro a tutto questo affinché questa assemblea possa trovare la soluzione che metta fine a ciò che sta accadendo nel nostro paese e che impedisca ai cristiani iracheni di pensare di abbandonare la regione.La situazione esige misure e azioni rapide, sagge e urgenti. Altrimenti i cristiani iracheni, stanchi e sofferenti, non si ispireranno e non riporranno più speranza in queste assemblee e diranno: “Fino a quando dovremo aspettare?” e quindi si prepareranno ad abbandonare questa culla della civiltà e del cristianesimo.Per me questo importante incontro rappresenta un’opportunità per chiedere a voi, cari sorelle e fratelli, a seconda delle vostre posizioni e responsabilità, di fare pressioni sulle organizzazioni internazionali umanitarie e politiche, affinché salvino il popolo iracheno in generale da questa distruzione e creino circostanze pacifiche che tutelino l’esistenza dei cristiani nel paese. Ciò contribuirà ad arginare la migrazione dei cristiani e non darà più preoccupazioni a quei governi occidentali che si chiedono se accoglierli o meno.Auguro a questa felice assemblea un esito pieno di successo e di frutti, affinché rafforzi la fede e la speranza dei nostri credenti della santa Chiesa.