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17 ottobre 2010

Intervento di Mons. Athanase Matti Shaba Matoka, Arcivescovo di Babilonia dei Siri (Iraq)

By Radiovaticana

L’Iraq, paese della Mesopotamia, paese delle civiltà, dove è nato Abramo, dove si trovano Ur, Babele e Ninive, paese delle sacre scritture, paese di fede e di martiri... Dopo che nei secoli il cristianesimo vi si è diffuso malgrado la persecuzione persiana, il sangue dei martiri vi si è riversato ed è stato coperto dal flusso islamico.Oggi, dalla rivoluzione di Abd el Karim Kassem l’Iraq non cessa di vivere una situazione d’instabilità, di prove e di guerre, l’ultima delle quali è l’occupazione americana. I cristiani hanno sempre avuto la loro parte nei sacrifici e nelle prove con i martiri nelle guerre e in ogni sorta di prova.Dal 2003 i cristiani sono vittima di una situazione cruenta che ha provocato una grande emigrazione fuori dall’Iraq. Non vi sono statistiche certe, ma gli indicatori evidenziano che la metà dei cristiani ha abbandonato l’Iraq e che senza alcun dubbio rimangono solo circa 400.000 cristiani degli 800.000 che vi vivevano. L’invasione dell’Iraq da parte dell’America e dei suoi alleati ha portato sull’Iraq in generale e sui cristiani in particolare distruzione e rovina a tutti i livelli. Sono state fatte saltare chiese; vescovi, sacerdoti e laici sono stati massacrati, molti sono stati aggrediti. Medici e uomini d’affari sono stati rapiti, altri sono stati minacciati, negozi e case sono stati saccheggiati...Forse la forza con la quale il cristianesimo è stato preso di mira si è un po’ attenuata nel corso degli ultimi due anni, ma restano ancora la paura dell’ignoto, l’insicurezza e l’instabilità e prosegue l’emigrazione, che suscita sempre questa domanda: qual è il futuro dell’esistenza cristiana in questo paese se perdura questa situazione, tanto più che l’autorità civile è debole? Le lacerazioni sono continue tra le diverse componenti religiose e politiche, e ad esse si aggiungono le influenze esterne da parte delle potenze esterne e soprattutto dei paesi vicini.Sono passati sette anni in Iraq è il cristianesimo vive un’emorragia continua. Dov’è la coscienza mondiale? Tutti rimangono a fare da spettatori dinnanzi a ciò che accade in Iraq, soprattutto nei confronti dei cristiani.Vogliamo suonare un campanello d’allarme. Poniamo la domanda alla grandi potenze: che cosa c’è di vero in ciò che si dice riguardo ad un piano per svuotare il Medio Oriente dai Cristiani e del fatto che l’Iraq ne sarebbe una vittima?Ritengo che il sinodo debba studiare con attenzione questo argomento e debba valutare ciò che può essere deciso per iscritto al fine di porre rimedio alla situazione che regna in Medio Oriente.