Un appello alla comunità internazionale affinché protegga i cristiani in Iraq “a rischio estinzione”. A lanciarlo questa mattina da Bruxelles è stato mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk, in Iraq. Intervenendo alla conferenza “Persecuzione contro i cristiani”, promossa dalla Comece (Commissione episcopati Unione europea), e dai Gruppi dei conservatori e riformisti europei e del partito popolare europeo (Epp) all’Europarlamento, in collaborazione con Kirche in Not e Open Doors International presso la sede del Parlamento europeo, mons. Sako ha affermato: “In Iraq il numero dei cristiani continua a diminuire. Forse essi scompariranno a causa delle continue persecuzioni, minacce e violenze”. “Dall’invasione Usa del 2003” ad oggi, ha reso noto, “sono state assalite 51 chiese; rapiti e uccisi un vescovo e tre preti; circa 900 cristiani innocenti uccisi e centinaia di migliaia obbligati a lasciare le proprie case in cerca di un luogo sicuro”. “Da 6 mesi, inoltre, i politici iracheni non riescono a formare un governo. In Iraq, ed anche in altri Paesi, c’è il rischio che la comunità cristiana si estingua”. La guerra, prosegue l’arcivescovo di Kirkuk, “per questa famiglie è stata un disastro”, e gli americani, “responsabili di quella tragedia, sono responsabili anche di un futuro stabile e pacifico”. Gli americani, prosegue mons. Sako, “non dovrebbero ritirarsi dall’Iraq senza tenere conto” di questo, ma anche “l’assemblea internazionale è responsabile di mantenere le minoranze religiose ed etniche nel proprio Paese”. A preoccupare il presule è soprattutto “la mancanza di un piano” mentre sono due le prospettive per i cristiani in Iraq e nel Medio Oriente: “emigrare o accettare di vivere come cittadini di seconda classe tra mille difficoltà e paure”. Di qui l’appello: “Abbiamo bisogno di un sostegno più forte da parte di tutti, con una chiara visione ‘politica’ e piani precisi non solo per proteggere e incoraggiare i cristiani a rimanere in patria, ma anche per promuovere la riconciliazione tra gli iracheni, i diritti umani”, e per “far sì che i governi rispettino le regole”. Per mons. Sako “la comunità internazionale si deve assumere le proprie responsabilità” e arrivare “ad un accordo comune con le autorità locali” per garantire pari protezione e uguaglianza a tutti i cittadini. Essa dovrebbe inoltre “aiutare gli emigrati a ritornare” o, dove ciò non sia possibile, sostenere il loro attuale insediamento altrove. Dall’arcivescovo l’auspicio che il Sinodo delle Chiese del Medio oriente, che si terrà a Roma dal 10 al 24 ottobre, “susciti attenzione ai nostri problemi”. Esso “può essere un’opportunità per rivedere tutta la situazione dei cristiani in Medio oriente”. Speriamo, conclude “che sia altamente produttivo”.