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7 settembre 2010

Bruciare il Corano. Mons. Warduni (Baghdad): "Un'iniziativa da condannare"

By Baghdadhope*

In attesa delle commemorazioni per il nono anniversario degli eventi dell'11 settembre 2001 si preparano acque agitate nei rapporti tra Islam ed il resto del mondo.
Alle crescenti opposizioni in America contro la costruzione di un centro islamico con annessa moschea nei pressi di Ground Zero si aggiunge, tra le altre, l'iniziativa di Terry Jones, un pastore di una chiesa indipendente a Gainesville, in Florida, che ha indetto proprio per quel giorno la "Giornata Internazionale del Rogo del Corano" invitando i fedeli a bruciare copie del libro sacro dei musulmani nella sua chiesa perchè, come ha spiegato lo stesso Jones alla CNN: "crediamo che l'Islam appartenga al diavolo, che stia conducendo miliardi di persone all'inferno, che sia una religione ingannevole, una religione violenta e che ciò sia stato provato molte, molte, volte."
Per diffondere l'iniziativa i membri della chiesa seguaci di Terry Jones hanno addirittura creato un apposito canale su Youtube che è stato però tempestivamente identificato dalla community come "potenzialmente offensivo ed inappropriato" ed una pagina su
Facebook che al 6 settembre "piaceva" a 7910 persone contro le 8764 cui invece "piaceva" la pagina più frequentata del social network tra quelle contrarie all'iniziativa.
L'opposizione al progetto promosso da Terry Jones da parte islamica è stata ovviamente immediata e prevedibile. A tutti i livelli. Da quelli, moderati, che si appellano alla "intoccabilità" dei testi sacri di qualunque religione, a quelli più estremisti che non permetterebbero mai a nessun "infedele" neanche di toccare una copia del Sacro Corano, figuriamoci bruciarlo.
Tra le due posizioni c'è un abisso. Un mare di contrasti e comportamenti diversi che al di là della buona volontà e delle belle parole di molti appaiono sempre più difficile da conciliare. E questo nonostante le prime reazioni contrarie del mondo cristiano.
Come quella della NAE, la National Association of Evangelicals il cui presidente, Leith Anderson, ha giustificato la richiesta di cancellazione dell'iniziativa con il passo della Bibbia (1 Tessalonicesi 5:15) "Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti" sottolineando la possibilità che essa possa provocare tensioni tra le due religioni, "negli Stati Uniti e nel mondo".
O come quella di Mons. Oswald Gracias, Arcivescovo di Mumbai, che in quanto presidente della conferenza dei vescovi cattolici indiani ha condannato l'atto previsto come "totalmente insensibile ed irrispettoso nei confronti del Corano" facendo appello agli insegnamenti di Cristo per: "il rispetto per tutte le religioni e per tutti gli uomini e le donne che cercano Dio ed il Suo volere nella vita".
Questa iniziativa, dovesse davvero essere messa in pratica, potrebbe però avere delle conseguenze imprevedibili. Come già accadde ai tempi delle vignette satiriche su Maometto potrebbe scatenare proteste di piazza, già viste a Jakarta ed a Kabul, roghi di bandiere, assedi di ambasciate.
E' anche probabile però che tali proteste nel mondo occidentale, oggi come allora, si esauriranno spontaneamente.
Ma cosa potrebbe succedere in quelle parti del mondo dove i cristiani sono in minoranza e dove sono da anni oggetto di violenze da parte di fedeli di altre religioni, che siano musulmani o indù?
Cosa potrebbe succedere, ad esempio, in Iraq, dove le gerarchie ecclesiastiche sono
quasi sempre riuscite ad evitare di parlare di "persecuzioni" dirette verso la propria comunità nel timore di attirare su di essa maggiori violenze?

A commentare l'iniziativa da Baghdad è Mons. Shleimun Warduni che a Baghdadhope l'ha descritta come "molto negativa perchè in grado di suscitare reazioni negative nei confronti dei cristiani in varie parti del mondo. Un'iniziativa che condanno fermamente. Noi cristiani crediamo in un mondo di amore perchè Dio è amore e quindi mi auguro che la condanna per tale iniziativa sia unanime. "
"Bruciare il Santo Corano può solo portare ad incomprensioni e divisioni tra le religioni ed i popoli" continua il vescovo, "mentre invece compito dell'Uomo è unire e non separare, avvicinare e non allontanare. Noi non ci stancheremo mai di predicare la pace e l'amore per Dio e tra tutti gli uomini."
Monsignore, il Consiglio dei Capi delle Chiese Cristiane in Iraq farà una dichiarazione ufficiale a proposito?
"Il Segretario Generale del Consiglio, Mons. Avak Asadorian, non è attualmente in Iraq ma la sua intenzione a proposito è chiara, e domani stesso parleremo con il Patriarca Mar Delly per provare a stilare un documento. Bisogna fermare questa iniziativa perchè non aiuta il dialogo interreligioso ed umanitario per cui tanto ci stiamo adoperando."
Monsignore, qual'è la situazione a Baghdad? Si parla di questa iniziativa?
"Si. Ne hanno parlato anche le TV ma la situazione è tranquilla e non si prevedono per ora potenziamenti delle misure di sicurezza l'11 settembre."
Lei ha avuto occasione di parlarne con qualcuno dei capi musulmani che di solito incontra?
"Ieri sera con Abdullah Alnaufali, (capo dell’ufficio governativo per i non musulmani) ho incontrato per l'Iftar (la cena che rompe il digiuno durante il mese di Ramadan) alcuni leaders sunniti e sciiti. L'incontro è stato fraterno e gioioso ma a dir la verità l'argomento non è stato toccato. Ciò che temiamo è che l'iniziativa possa essere vista negativamente dai fanatici e che i cristiani ne possano pagare le conseguenze."