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7 maggio 2010

Universitari cristiani chiedono giustizia e sicurezza ai leader religiosi irakeni


Una inchiesta sulla strage del 2 maggio scorso e la possibilità di svolgere gli esami di fine anno accademico in un luogo sicuro. Sono le richieste avanzate dagli studenti cristiani della zona di Mosul, durante l’incontro di ieri a Karakosh del Consiglio dei capi religiosi irakeni. Intanto hanno raggiunto tre diversi ospedali di Ankara, in Turchia, un gruppo di 24 universitari
vittime il 2 maggio scorso di un doppio attentato vicino a Mosul. Si è trattato di un attacco mirato contro due autobus che trasportavano studenti della città di Hamdaniya, 40 km a est della capitale della provincia di Ninive, nel nord dell’Iraq. Il bilancio è di due morti e 188 feriti, una parte dei quali si trova ora in Turchia.
Mons. Avvak Assadorian, segretario generale del Consiglio dei capi religiosi e arcivescovo degli armeni ortodossi, ha riunito ieri a Karakosh tutti i vescovi e i leader cristiani in Iraq come “segno di solidarietà” alla popolazione dopo gli attacchi del 2 maggio scorso. All’incontro hanno partecipato mons. Jorjis Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mosul, mons. Gregorio Saliba, dei siro-ortodossi, mons. Gorguis Toma, degli assiri di Mosul, mons. Isaac Khamis, degli assiri di Dohok, mons. Msatti Mattoka, dei siro-cattolici di Baghdad, mons. Louis Sako, arcivescovo caldeo di Kirkuk e p. Najib Moussa, in rappresentanza dei vescovi di rito latino.
Nel giardino antistante l’edificio che ha ospitato il Consiglio dei capi religiosi erano radunati centinaia di studenti. Fra questi, anche un piccolo gruppo di universitari feriti nell’attentato del 2 maggio. Essi hanno presentato alcune richieste ai leader cristiani, sottolineando che “è compito dei vescovi difendere i fedeli” e lavorare per “assicurare il loro avvenire”. In particolare, gli studenti cristiani domandano al governo di “svolgere in un ambiente sicuro gli esami accademici di fine anno” e la creazione di “una commissione di inchiesta” che indaghi su autori e mandanti dell’attacco agli autobus. Oltre a cure mediche per i feriti, gli studenti auspicano anche l’apertura di una università a Karakosh, dove vivono 1300 universitari, e negoziare col governo del Kurdistan “l’accoglienza degli studenti per un periodo di uno o due anni”, in attesa che venga costruita la nuova struttura.
I vescovi irakeni hanno promesso di sostenere le richieste degli universitari davanti al governo. Al termine dell’incontro, i prelati hanno rilasciato una dichiarazione comune in cui esprimono “profondo dolore per la strage di domenica, che ha causato due morti e 188 feriti”. “L’attacco a studenti cristiani innocenti – proseguono i vescovi – che nulla hanno a che vedere con la politica è un atto abominevole”. I leader cristiani si appellano al governo perché “prenda sul serio” questi attacchi e metta in campo misure “atte a proteggerli”. Essi auspicano al tempo stesso la formazione “il più presto possibile” del nuovo governo, che sia di “unità nazionale capace di lavorare per la pace e la riconciliazione”, perché ogni ulteriore ritardo avrà conseguenze sulla vita civile dell’Iraq. L’appello al dialogo vale anche per “i responsabili di Ninive e Mosul, specialmente gli arabi e i curdi” che devono lavorare insieme “per il bene della provincia e dei suoi abitanti”.
Infine i prelati esprimono il loro ringraziamento a quanti “hanno mostrato la loro solidarietà e hanno aiutato i feriti, i donatori di sangue o chi ha contribuito al loro trasferimento negli ospedali”, con una menzione “speciale” per “l’aereo messo a disposizione per il trasporto da Mosul ad Ankara di un gruppo di 24 studenti” ricoverati ora in tre ospedali turchi.