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18 marzo 2010

Ninive chiede un’inchiesta internazionale sugli attacchi contro cristiani e minoranze a Mosul


Il governatore di Ninive, nord Iraq, ha chiesto alle Nazioni Unite e all'Unione Europea di aprire un'inchiesta internazionale sugli attacchi contro le minoranze nella sua provincia. Atheel al-Nujaifi denuncia un'escalation delle violenze soprattutto a Mosul, capitale della provincia, ai danni dei cristiani costretti alla fuga o più semplicemente uccisi.
Anche altre minorane, come gli shebek e gli yazidi, subiscono costanti minacce e aggressioni.
Con una lettera, indirizzata al premier Nuri al-Maliki e al comandante delle forze Usa in Iraq, Nujaifi vuole puntare i riflettori della politica sulle “sofferenze della mia gente a Ninive e in particolare delle minoranze irachene, cominciate pochi anni fa”, dopo la caduta di Saddam nel 2003.
Il governatore punta il dito contro le milizie curde e le fazioni politiche a cui appartengono. Sostiene che i peshmerga controllino gran parte del suo territorio, compresa la zona sinistra di Mosul. Secondo il politico, le intimidazioni contro cristiani e yazidi fanno parte di un piano per costringerli a scappare e annettere territorio alla regione semi-autonoma del Kurdistan con cui la provincia di Ninive confina. “Chi è contrario all'agenda curda, viene perseguitato, arrestato e fatto sparire”, continua Nujaifi.
Nessuno dei leader curdi ha commentato le accuse. L'anno scorso un rapporto di Human Rights Watch denunciava che cristiani, yazidi, shabaki e turcomanni “sono presi come bersaglio nel conflitto fra arabi e curdi per il controllo del territorio e delle risorse della provincia di Ninive”.
Ma alcune personalità curde hanno fatto notare ad AsiaNews che l’insicurezza della regione di Mosul è causata soprattutto dalla forte presenza di miliziani di al Qaeda, responsabili delle uccisioni mirate ai cristiani, e dalla mancanza di impegno e di efficacia delle forze dell’ordine.
Intanto prosegue il conteggio delle schede delle presidenziali. La notizia delle ultime ore è che la coalizione di al Maliki è di nuovo in vantaggio sull’alleanza nazionalista guidata dall’ex premier Iyad Allawi, che ieri l’aveva sorpassata a livello nazionale. Con l’83% dei voti conteggiati, l’Alleanza per lo Stato di diritto è in testa, con 40mila voti in più di Iraqiya, la formazione di Allawi. Terza continua è l’Iraqi National Alliance, l’alleanza che raggruppa la maggior parte delle forze sciite, tra cui i sadristi.